La terra è franata, otto persone sono morte, si continua a scavare nel fango per cercare gli altri quattro dispersi, eppure le polemiche, il chiacchiericcio del mondo della politica non si fermano, se è possibile aumentano. Perché solo quando succedono i disastri, naturali sì ma aiutati dall’uomo che se ne frega della natura, ci si rende conto che si sono fatti dagli errori. A Ischia, a Casamicciola il teatro (di nuovo) della tragedia, più che altrove.
E mentre il MoVimento 5 stelle, in una nota ufficiale, ha affermato che loro non hanno fatto nessun condono per l’isola della provincia di Napoli, Gregorio De Falco, un ex senatore dei pentastellati, ha raccontato una storia diversa, che parte proprio dal presupposto contrario. Lui è stato espulso dal partito di Giuseppe Conte, che allora era guidato da Luigi Di Maio, proprio perché si era messo di traverso a quell’articolo 25 del decreto sul ponte Morandi, a Genova. Come lui, anche Paola Nugnes ed Elena Fattori, entrambe fuoriuscite dal movimento e che hanno raccontato la stessa versione dei fatti. All’Adnkronos ha parlato anche Urania Papatheu, ex senatrice di Forza Italia, che aveva proposto lo stesso emendamento che aveva in mente De Falco.
Quando per la terza volta in 15 anni – in mezzo anche un terremoto – il terreno argilloso di Casamicciola e dell’isola di Ischia è franato è difficile credere che si tratti di una fatalità. Perché sì, si poteva evitare, si potevano evitare queste altre otto vittime, tra cui ora c’è anche un neonato di appena 22 giorni che, per forza di cose, non c’entra nulla.
E quindi il dito, seppur sporco di fango, di quel fango che si cerca di spalare per trovare i corpi degli altri quattro dispersi, viene puntato su chi ha permesso che questo disastro accadesse. E gli ultimi, in ordine di tempo, ad aver permesso un condono edilizio sono il MoVimento 5 stelle e la Lega. Era il 2018, tre anni dopo il terremoto, e il primo governo di Giuseppe Conte nel licenziare il decreto per il ponte Morandi, a Genova, aveva inserito anche un articolo sulla “definizione delle procedure di condono” per Ischia. L’articolo 25 per la precisione, lo stesso che è finito sotto accusa del terzo polo e di Matteo Renzi soprattutto, ma anche di qualche esponente del Partito democratico come Carlo Cottarelli.
I pentastellati, in una nota, hanno detto che non era così, che non si trattata di quello, ricalcando, tra l’altro, le parole dell’ex premier intervenuto ieri da Lucia Annunziata. Chi, nel 2018, era ancora dentro il movimento di Beppe Grillo, però, non la pensa allo stesso modo. Sentito dall’Adnkronos, Gregorio De Falco, ex senatore a cinque stelle e molto famoso anche per le intercettazioni nel disastro della nave Concordia, ha spiegato come il suo no al condono gli costò l’espulsione dal partito.
“Conte sa benissimo che è un vero e proprio condono ex novo che richiama il condono del 1985. In diritto esiste un principio, ‘tempus regit actum’, il professor Conte non può non saperlo. Il condono del 2018 doveva essere disciplinato dalle norme del 2018. Se fosse vero quello che dice Conte, sarebbe bastato un atto amministrativo e un modellino unificato“, ha detto. Il suo, però, rimane un commento a titolare personale, e lo ha precisato.
Già in odore di espulsione per la sua contrarietà ai decreti sicurezza di Matteo Salvini, De Falco ha raccontato che “la goccia che fece traboccare il vaso a metà novembre” di quell’anno fu proprio il decreto Genova: “Contestai i dodici articoli che riguardavano il condono a Ischia. Mi fu risposto che non si potevano presentare emendamenti e che il condono si sarebbe fatto. Il senatore Santangelo, allora sottosegretario ai Rapporti con il Parlamento, disse che era stato deciso così“.
Il suo lavoro in Commissione continuò comunque, ma l’emendamento che aveva predisposto per tagliare le ultime parole dell’articolo 25 “laddove si faceva riferimento alla legge 47 del 1985, il cosiddetto condono Craxi” non lo presentò nemmeno perché ce n’era uno identico, presentato dalla senatrice di Forza Italia Urania Papatheu. “Il governo – ha spiegato ancora all’agenzia – fu battuto e quell’emendamento passò. Immediatamente si autosospesero quattro senatori campani di Forza Italia, tra cui De Siano e Cesaro. Il giorno seguente in Aula i forzisti, dopo un travaglio interno, tornarono a ‘militare’ a favore dei condoni e quindi votarono contro il ‘proprio’ emendamento a firma Papatheu. Insieme a Forza Italia votarono la Lega e MoVimento 5 Stelle“.
Perché tutti all’interno del movimento all’epoca guidato da Luigi Di Maio avevano difeso la norma, “eccetto me e le senatrici Paola Nugnes ed Elena Fattori” (entrambe espulse, ndr), ha detto ancora. La creatura del comico genovese “si muoveva come una testuggine”, un’espressione evocato dall’ex ministro degli Esteri. Che il voto su Ischia abbia determinato la sua cacciata dai Cinque stelle, comunque, non sono accuse a posteriori ma, ha precisato l’ex senatore, “a certificarlo fu il Movimento stesso nelle motivazioni che accompagnarono il mio provvedimento disciplinare“.
Su quel condono “Conte all’epoca nulla ebbe da eccepire, così come Salvini. Oggi entrambi balbettano. Adesso il leader M5S sconta la sua eccessiva attitudine al cambiamento“, ed è per questo che ora De Falco li ha ritenuti corresponsabili. “Le case abusive non hanno generato la frana ma le case costruite laddove non devono stare hanno certamente incrementato la tragedia e probabilmente concorso a rendere ancor più fragile quel territorio“, ha concluso.
Sempre all’Adnkronos, poi, hanno parlato anche Nugnes, Fattori e Papatheu. L’ex senatrice del MoVimento 5 stelle ha spiegato che “nel 2018 subii pressioni per il mio no al condono a Ischia“. “In Commissione fui circondata dai miei ex colleghi – ha raccontato -. Avevo presentato un emendamento soppressivo, volevano indurmi a votare contro. Nessuno volle ascoltare le mie spiegazioni tecniche sulla gravità dell’articolo 25“.
Anche lei ha parlato dell’emendamento presentato da Forza Italia, ma è su un altro punto che si concentra, ovvero chi è stato tra i più strenui difensori del condono, e quindi l’allora capo politico e vicepremier, con cui però non ebbe contatti: “Parlai con Vito Crimi, quale emissario di Luigi, e con tutti gli altri vicini allora a Di Maio“, ha concluso Nugnes.
Fattori, invece, ha iniziato dicendo che “Conte dimostrerebbe maggiore dignità se ammettesse che in quel periodo non aveva tanta agibilità politica ed era succube dei due vicepremier“. Anche lei, infatti, ha raccontato che era l’allora ministro del Lavoro ad aver voluto il condono per Ischia, mentre il Carroccio voleva “i fanghi in agricoltura e il decreto sicurezza“. “Il gruppo parlamentare era irretito, inesperto e spaventato dalle modalità dei capigruppo che non tolleravano discussioni o posizioni giustamente critiche rispetto a quelle che erano schifezze senza se e senza ma“, ha detto ancora.
Lei, ha concluso, non ha ricevuto le stesse pressioni dei suoi colleghi perché non era in Commissione, non per questo, però, non ha mandato un messaggio all’attuale presidente pentastellato: “Conte ammetta di aver sbagliato e prometta un percorso virtuoso ora che politicamente è maturato, altrimenti perde credibilità“.
L’ex senatrice Papatheu, invece, ha detto che lei nel suo emendamento aveva “proposto una norma più restrittiva, che sicuramente avrebbe posto rimedio. Ma poi me la fecero ritirare…“. Eh sì, perché avrebbe potuto spaccare il suo stesso partito. “Al Senato, in Commissione, i colleghi di Fi votarono il mio emendamento. Alla Camera invece alcuni colleghi campani decisero di auto-sospendersi per protesta. Il governo Conte fu battuto sul mio emendamento, poi Forza Italia mi chiese di ritirarlo“.
A convincerla a cambiare idea fu Anna Maria Bernini, attuale ministra del governo di Giorgia Meloni. “Da parte dei colleghi campani c’erano state forti lamentele, la loro autosospensione fu un atto abbastanza manifesto. Io ero all’inizio della mia carriera e ho ritenuto opportuno ritirare l’emendamento per evitare ulteriori tensioni“, ha detto ancora l’ex forzista che poi ha ammesso le colpe della politica.
Per Papatheu, si deve “smettere di inseguire il consenso. Il condono va represso, ci sono posti dove è vietato costruire per ragioni di sicurezza. Io sono siciliana: dalle mie parti, sull’Etna, ci sono aree dove l’abusivismo va combattuto senza se e senza ma. Le case abusive andrebbero distrutte, ma i sindaci non danno seguito alla legge“, ha concluso prima di lanciare un appello anche alla Lega, che con i 5 stelle aveva deciso di inserire quell’articolo nel decreto.
Ma uno dei politici con il dente più avvelenato è sicuramente Renzi, l’ex segretario del Pd che, all’epoca, ricopriva proprio quel ruolo, ha ribadito nella sua enews come “Giuseppe Conte è un uomo senza vergogna“. Un concetto già espresso ieri, è vero, ma su cui è voluto tornare perché si è sentito in dovere di rispondere alla “consueta ipocrisia” nel “difendere le scelte del suo governo” dell’Avvocato del popolo.
“I fatti sono chiari e rimangono scolpiti nella roccia della Gazzetta Ufficiale: nessuna campagna social fatta di fake news può negarli“. Il presidente del MoVimento 5 stelle “ha firmato il condono, ha abolito l’unità di missione ‘Italia Sicura’ e non ha mandato avanti il progetto ‘Casa Italia’ lanciato con Renzo Piano. Nessun artificio retorico può negare questa drammatica realtà“, ha detto ancora il leader di Italia Viva.
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