Il governatore della Campania Vincenzo De Luca si prende anche la Sanità, grazie a un emendamento del governo che ha riacceso lo scontro politico e a quella che è stata definita una “sponsorizzazione” da parte del senatore Vincenzo D’Anna, considerato verdiniano e cosentiniano. Sul piatto 30 milioni che il governo avrebbe pronti per la Campania e che andrebbero a finire anche nelle casse dei laboratori di analisi di proprietà dello stesso D’Anna. Ed è il putiferio: le opposizioni gridano al voto di scambio con Renzi, attaccando una norma giudicata pro-De Luca e che consente al controllato di essere anche il controllore. Tutto chiaro? Proviamo a fare un po’ di chiarezza.
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Protagonista della storia è Vincenzo De Luca, controverso presidente della Regione Campania, ex sindaco sceriffo di Salerno nelle file del Pd. Un politico che ama uscire fuori dalle righe e che recentemente, riferendosi a Rosy Bindi, ha detto che sarebbe stata “da uccidere” perché non si era fatta i fatti suoi quando era a capo della commissione Antimafia. Lo stesso De Luca che, sempre qualche giorno fa, in una riunione con 300 sindaci campani, non sapendo di essere ripreso dai giornalisti, li ha esortati a votare Sì al referendum costituzionale in un vero e proprio inno al clientelismo: “Fate clientela bene, come Cristo comanda”. Succo del comizio: se votate Sì e passa la riforma, non c’è alcun rischio che Renzi cada; ha già stanziato un sacco di milioni per la Campania, ne stanzierà altri che faranno tanto comodo alla Sanità, pubblica ma soprattutto privata.
Che c’entra il senatore D’Anna?
Vincenzo D’Anna è un senatore di Ala, il gruppo filogovernativo capeggiato da Denis Verdini (coinvolto in diverse inchieste giudiziarie). D’Anna è inoltre considerato da sempre un cosentiniano, ovvero vicino a Nicola Cosentino (a novembre condannato a nove anni per concorso esterno in associazione camorristica). D’Anna è entrato nella storia dopo che nella trasmissione di Rai2 “Nemo” di giovedì 17 novembre, pensando di essere inascoltato, parlando al telefono ha detto di aver saputo dal sottosegretario Luca Lotti (fedelissimo del premier) che De Luca aveva intenzione di stanziare 30 milioni alla Sanità campana, in particolare alle strutture private accreditate con il servizio sanitario nazionale che avevano raggiunto in anticipo il tetto di spesa massimo. D’Anna possiede due laboratori di analisi (gestiti dalla famiglia), ed è presidente di FederLab, l’associazione dei laboratori privati accreditati con il sistema sanitario nazionale. Insomma, avrebbe interesse affinché i soldi vengano elargiti. Ha quindi aggiunto: “La conferenza Stato-regioni darà oggi parere favorevole alla fine del commissariamento. Nel senso che il presidente della giunta regionale sarà il commissario del governo”. Ed è quello che è successo, scatenando la rabbia in primis dei 5 Stelle.
Cosa prevede la “norma De Luca”
Il 23 novembre è stato approvato un emendamento alla manovra presentato in commissione Bilancio alla Camera, dapprima accantonato in seguito alle critiche ricevute. L’emendamento (che non piace nemmeno al ministro della Salute Beatrice Lorenzin), approvato con 18 voti favorevoli e 12 contrari (assente Forza Italia) stabilisce che i presidenti di Regione potranno di nuovo ricoprire il ruolo di commissario straordinario alla Sanità, a patto che il loro operato sia verificato ogni sei mesi. Tale norma cancella quella precedente che, introdotta dalla legge di Stabilità 2015, sanciva l’incompatibilità tra i due ruoli. Il presidente di Regione non poteva quindi ricoprire il ruolo del commissario straordinario, chiamato a risanare i conti nelle regioni con la Sanità in rosso. L’emendamento contenuto nella “norma De Luca” consente invece al controllore e al controllato di essere la stessa persona. Il rischio di conflitto di interesse è palese.
Le opposizioni gridano al voto di scambio con Renzi
Le opposizioni (5 Stelle e Lega Nord le più agguerrite) sono passate all’attacco contro una norma che puzza di voto di scambio. “Voi state dicendo che se De Luca fa una cosa che non si deve fare, voi gli date i mezzi per farlo. Questo è un sostegno all’illegalità, lo legittimate”, arringa il deputato leghista Guido Guidesi. “Diteci voi cosa serve per farvi ritirare questo emendamento. Una frittura? Uno yacht? Ditecelo voi, provvediamo”, ironizza Giulio Marcon (Si). “Questa è una marchetta bella e buona perché i voti di De Luca vi fanno di un comodo impressionante, abbiate l’onestà di ammettere che volete solo i suoi voti”, accusa Silvia Giordano, del M5S, che aveva annunciato un esposto contro il governatore per “voto di scambio politico mafioso” alla Procura di Napoli. “In questo Paese uno può studiare vent’anni ma alla fine quello che conta è la clientela e la conoscenza. Se questa è l’Italia che volete portare avanti, proseguite”, dice Gianfranco Giovanni Chiarelli, di Conservatori e riformisti”. “È errato parlare di emendamento ‘ad personam’ perché riguarda tutte le Regioni in Italia sottoposte a procedure di commissariamento per il rientro dal deficit accumulato in materia sanitaria”, si difende Assunta Tartaglione del Pd, prima firmataria dell’emendamento. Ma la polemica ormai è rovente e chissà che non si ritorca contro lo stesso Renzi il 4 dicembre.
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