[didascalia fornitore=”ansa”]Il ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico Luigi Di Maio[/didascalia]
Ancora polemiche crescono intorno al Decreto dignità, che prevede aumenti contributivi per i rinnovi dei contratti a tempo determinato. Contratti in cui rientrano anche le prestazioni erogate da badanti, baby sitter e colf. Il rischio aumento per le famiglie italiane che si avvalgono dell’aiuto di collaboratori domestici è concreto, tanto che, da calcoli effettuati da associazioni di categoria, potrebbe arrivare fino a 160 euro in più all’anno.
Il modo per evitare la stangata c’è, è quello di escludere il settore domestico dagli aumenti dello 0,5% previsti per ciascun rinnovo del contratto a tempo determinato, anche in somministrazione.
Esclusione che viene avanzata come proposta da Assindatcolf (l’Associazione nazionale dei datori di lavoro domestico, aderente Confedilizia e firmataria del contratto collettivo che regola il settore) nella memoria depositata presso le commissioni Finanze e Lavoro che stanno esaminando il decreto.
[npleggi id=”https://www.nanopress.it/politica/2018/07/03/decreto-dignita/216546/” testo=”Decreto dignità approvato: come cambia il lavoro”]
“Il comma 2, art. 3 del citato decreto prevede infatti – spiega Assindatcolf – un aumento dello 0,5% ‘in occasione di ciascun rinnovo del contratto a tempo determinato, anche in somministrazione’. Non avendo previsto l’esclusione del settore domestico, come normalmente avviene per i provvedimenti che introducono incentivi o agevolazioni fiscali, abbiamo chiesto che la disposizione si applichi solo a chi fruisce anche di agevolazioni e non a chi assume personale domestico”, viene precisato nella nota.
“Parliamo – sostiene ancora l’Associazione – di famiglie non di imprese, in particolare di donne, che a fronte di un welfare che taglia i servizi, per conciliare tempi di vita e di lavoro sono costrette a rinunciare alla carriera o a farsi carico di costi molto elevati: 16mila euro è quanto spende in un anno una famiglia per assumere una badante a tempo pieno”.
Insomma c’è ancora molto da limare nei contenuti del decreto dignità presentato dal governo Conte a traino Lega-M5S, che solo in teoria sembra destinato a combattere la precarietà. Così come è impostato adesso, gli oneri fiscali ricadono sulle famiglie, oltre che sulle imprese, e questo perché non è stata prevista la deducibilità ai fini fiscali non solo dei contributi ma anche degli stipendi versati.
[npleggi id=”https://www.nanopress.it/politica/2018/07/17/negozi-chiusi-domenica-e-per-le-feste-la-proposta-di-legge-del-movimento-5-stelle/218104/” testo=”Negozi chiusi domenica e per le feste: la proposta di legge del Movimento 5 Stelle”]
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