[didascalia fornitore=”ansa”]Il ministro del Lavoro, dello Sviluppo economico e vicepremier Luigi Di Maio in aula alla Camera durante la votazione degli emendamenti del Decreto dignità[/didascalia]
Il decreto Dignità fatica a vedere la luce, le operazioni riguardanti il provvedimento procedono lentamente in aula alla Camera anche se c’è un dato che va sottolineato, ossia anche il M5S ha bocciato la reintroduzione dell’articolo 18, nonostante fosse un tema usato come cavallo di battaglia nella campagna elettorale delle passate elezioni. La bocciatura dell’emendamento che chiede il ripristino dell’articolo 18 ha sorpreso certamente l’elettorato grillino, ma non è l’unica bocciatura di cui dobbiamo tenere conto, dato che persino il tanto citato reddito di cittadinanza ha subito uno stop da parte degli stessi pentastellati.
La norma di modifica dell’articolo 18 ha ricevuto solo il voto favorevole di LeU (13) mentre i contrari sono stato 317 e 191 gli astenuti. L’esito del voto è stato proprio per questo accolto da un applauso ironico di tutti gli esponenti dell’opposizione di sinistra presenti in aula, che hanno ricordato al Movimento 5 Stelle che l’articolo 18 era uno dei punti principali nel programma elettorale, tema ripresentato fino allo sfinimento durante la campagna elettorale.
Prima che i deputati esprimessero il proprio voto Roberto Speranza aveva invitato i cinque stelle a votare in maniera favorevole per il ripristino dell’articolo 18, ma vista l’esita della votazione ha postato un messaggio su Twitter con tanto di video ripreso in Aula: “Da Waterloo del Jobs Act a Waterloo dei 5 Stelle che si rimangiano la promessa di ripristinare l’articolo 18”.
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Poi anche il segretario nazionale di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni, di Liberi e Uguali, ha commentato su Facebook: “La disoccupazione è in aumento. I consumi interni non si muovono. La precarietà continua a macinare record storici grazie al Jobs Act e alle riforme folli di Renzi, Poletti e del loro governo. M5S e Lega ora hanno bocciato il nostro emendamento per la reintroduzione dell’art.18 che avrebbe messo in sicurezza dai licenziamenti ingiusti i lavoratori; e rimettono pure i voucher”.
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Mentre subito dopo l’esito della votazione ha scritto un altro messaggio: ”E così hanno fatto l’ennesimo voltafaccia a tradimento. Noi proponiamo la reintroduzione dell’art18 e il M5S vota contro, insieme a Lega, con l’astensione pelosa e complice di FI e PD. “Prima gli italiani!” Sì, quelli con i soldi e senza problemi di licenziamenti ingiusti. Bravi gli ipocriti”.
Nino Germanà e Stefania Prestigiacomo, deputati di Forza Italia, denunciano poi ”il grande bluff” del Movimento Cinque Stelle alla prova in Parlamento e a proposito del tanto sbandierato reddito di cittadinanza, scrivono una nota congiunta in cui parlano di comiche finali.
”La maggioranza e il Governo hanno bocciato il nostro emendamento che provocatoriamente introduceva il reddito di cittadinanza, ovvero lo storico cavallo di battaglia del M5S. Con non poco imbarazzo del Governo e della maggioranza, hanno implicitamente ammesso che il loro reddito di cittadinanza appartiene al libro dei sogni”.
E quindi la nota prosegue: ”Il Presidente Fico prima ha sostenuto l’inammissibilità perché l’emendamento non è stato presentato in Commissione, regola che vale solo per i provvedimenti collegati alla manovra di bilancio; poi ha aggiunto che l’incompatibilità deriva dall’estraneità di materia, dimenticando che sono soprattutto le politiche attive del lavoro quelle che garantiscono la dignità dei lavoratori; infine, si è accennata a una presunta mancanza di copertura, che non è necessaria per i provvedimenti non collegati alla legge di Bilancio. Il fatto grave è che la copertura, comunque presentata, è identica a quella indicata da M5S. Se dicono ciò ammettono che il provvedimento è irrealizzabile. Infine si è parlato di assenza di relazione tecnica, indicata come causa di inammissibilità, come se fosse un disegno di legge e non un emendamento”, sottolineano.
“Insomma, pur di non doversi confrontare con la Lega al momento del voto il Movimento degli onesti ha chiesto al presidente Fico di tutelare il suo partito coprendo le frottole raccontate agli elettori in campagna elettorale. Per riuscirci non ha garantito imparzialità di giudizio. C’era da aspettarselo, per il M5S la campagna elettorale è finita. Come disse Giolitti “Il miglior sedativo per le smanie rivoluzionarie consiste in una poltrona ministeriale, che trasforma un insorto in un burocrate”, si legge a conclusione della nota.
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