Dopo il naufragio avvenuto in provincia di Crotone, il Governo fa il punto della situazione per quel che riguarda la regolarizzazione dei flussi verso il nostro Paese. L’omonimo decreto stabilisce delle regole ben precise in questa materia.
Un numero massimo di cittadini stranieri, provenienti da Paesi extra Unione Europea, che possono fare ingresso in Italia dall’estero per lavorare, è ben preciso. Vediamo di cosa si tratta.
Il Governo a guida Giorgia Meloni ha fissato un tetto massimo, con un decreto apposito, di cittadini che provengono da paesi extra UE, che possono arrivare nel nostro Paese per lavorare regolarmente o come stagionali: 82.705 unità. Una necessità di regolamentare il flusso di ingresso in Italia dopo che il picco più alto si è registrato nel 2006 con più di 250mila persone arrivate.
Una misura resa necessaria anche alla luce del naufragio avvenuto, qualche giorno fa, a largo di Crotone, che ha spezzato tantissime vite umane, prima che potessero toccare terra. Per questo, si è nuovamente tornati a parlare delle modalità di ingresso in Italia per le persone di nazionalità straniera.
In una intervista al quotidiano “Il Corriere della Sera”, il ministro dell’Interno, Piantedosi, ha spiegato che proprio per evitare, per quanto possibile, che avvengano ancora naufragi come quello di Crotone, il Governo si è mosso, sin dall’inizio, ad intensificare i corridoi umanitari e, in soli 2 mesi, “abbiamo approvato il decreto flussi che consentirà l’ingresso regolare di 83.000 persone” – ha specificato.
Si tratta di un provvedimento che specifica e stabilisce, ogni anno, quanti debbano essere i cittadini provenienti da Paesi extra Unione Europea che possono entrare in Italia per poter svolgere regolare lavoro o stagionale. L’ultimo “decreto flussi” ha stabilito che, in Italia, entrino 82.705 lavoratori, stagionali e non.
Fra questi, circa 30.100 ingressi sono riservati a coloro che andranno verso un lavoro subordinato non stagionale in specifici settori, quali quello dell’autotrasporto, della meccanica, delle telecomunicazioni, dei cantieri navali, dell’edilizia, nel settore turistico-alberghiero, dell’alimentare e, anche, per tutti i cittadini di Paesi che hanno sottoscritto accordi di cooperazione in materia migranti.
Ma ci sono anche alcune novità introdotte dall’ultimo decreto flussi. Saranno aperte le porte a tutti i cittadini stranieri che hanno intenzione di costituire imprese start-up, a liberi professionisti e imprenditori che vogliono investire nel nostro Paese, con un impiego di risorse però non inferiore a 500mila euro.
Una volontà, questo nuovo decreto, atta soprattutto a regolamentare gli ingressi irregolari in Italia. Non è da escludersi, infatti, che il numero di cittadini che possano entrare nel nostro territorio possa aumentare e non limitarsi ai soli 80mila circa espresso, ora, nel decreto.
Questo decreto è stato apprezzato anche da molte aziende italiane che, con questo, hanno potuto programmare cicli produttivi complessi e, anche, avviare a pieno, dei percorsi di formazione professionale specifici per coloro che si apprestano a lavorare al loro interno.
È da specificare, però, che sono fuori da questo numero stabilito di cittadini che possono entrare nel nostro Paese, chi arriva come addetto regolarizzato per altre ragioni, come ad esempio per motivi umanitari o per ricongiungimenti familiari.
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