Il nuovo decreto lavoro che sta studiano il governo mira a rimettere in discussione il decreto dignità di Di Maio del 2018.
Quest’ultimo modificava il Jobs Act introducendo nuove regole per i contratti a tempo determinato, che venivano accorciati a 24 mesi con riduzione delle proroghe da 5 a 4. Permetteva poi il rinnovo dei contratti dopo il primo anno e per un massimo di altri 12 mesi solo in presenza di specifiche causali senza le quali il rapporto lavorativo si sarebbe trasformato in definitivo. Questa norma è stata tanto voluta quanto criticata perché rischiava di scoraggiare le aziende a fare assunzioni indeterminate perché avrebbero preferito dopo la scadenza, rivolgersi a nuova manodopera con un contratto determinato, e così via. Ora però il governo cambia di nuovo questo scenario fortemente voluto dall’allora ministro del Lavoro, Luigi Di Maio. Il nuovo decreto lavoro arriverà in Consiglio dei Ministri proprio nella Festa dei lavoratori.
Il nuovo decreto Lavoro
Il governo Meloni sta studiando un decreto Lavoro per mettere mani al suo predecessore, ovvero quello descritto pocanzi, considerato un po’ scomodo. Se ne è discusso molto in questi giorni per capire cosa contiene e ora finalmente l’attesa è finita perché questo arriverà in Consiglio dei Ministri domani, proprio il primo maggio, nella Festa dei lavoratori.
Quale migliore data per discutere dei contratti di assunzione a termine? Si tratta di un argomento abbastanza ostico e su cui le aziende pongono particolare attenzione per tutelare i propri interessi ma lo stesso fa chi cerca lavoro e si trova alla prese con questa modalità, perché chiaramente l’obiettivo è quello di difendere i propri diritti e non solo svolgere i propri doveri.
Le causali da 12 e 24 mesi che facevano parte del precedente decreto diventeranno più soft e saranno legate a contratti collettivi o aziendali, oppure demandate a patti fra il datore e il dipendente.
Non sono mancate critiche dall’opposizione, che ha definito questa mossa come una cosa che va a favore della precarietà e non qualcosa che veramente vuole cambiare il lavoro in Italia. Per Alessandra Todde del Movimento 5 Stelle, quello a cui sta lavorando il governo è un “decreto precariato” che liberalizza i contratti a termine e i voucher, mentre il Pd lo ha definito un provvedimento vergognoso che taglia le risorse per i poveri. Anche i sindacati attaccano il governo per non essere stati consultati.
Ma secondo la ministra del Lavoro Marina Calderone, l’obiettivo non è di certo quello di indebolire il lavoro in Italia, ma rendere più fluido e giusto l’adempimento e la gestione dei contratti.
Le misure
Nella bozza del nuovo decreto ci sono diverse misure che interesseranno il mondo del lavoro ma è stata anche presa una decisione per quanto riguarda il reddito di cittadinanza, forse l’argomento più discusso negli ultimi tempi anche perché giravano voci dell’eliminazione del sussidio, invece per ora verrà regolarizzato e si chiamerà assegno di inclusione. Non sarà molto diverso sebbene il reddito di cittadinanza scomparirà definitivamente dal primo gennaio del 2024. Questo rispecchia la volontà da sempre espressa con trasparenza di Giorgia Meloni, di colpire chi approfitta di questi soldi quando invece è idoneo a lavorare, diversa storia per chi ha a carico, disabili, minori o anziani.
Per gli occupabili la bozza del decreto prevede una prestazione denominata strumento di attivazione, che consiste in un sostegno di 350 euro che coprirà i corsi di formazione eventuali che l’individuo dovrà seguire, il servizio civile e i lavori socialmente utili. Questo mini assegno non potrà essere percepito per più di 12 mesi e potrà essere richiesto da settembre.
I corsi da seguire e le altre attività verranno proposti sulla piattaforma telematica che verrà istituita presso il ministero del Lavoro, però il governo ha precisato che il candidato può individuare anche in autonomia i progetti di formazione e quindi richiedere l’indennità per parteciparvi. Il decreto ha messo mano anche alla legge di Bilancio, per mantenere il rdc fino a fine anno per gli occupabili che sono stati già presi in carico dai servizi sociali.
Dalla data del primo gennaio del 2024 scatterà l’assegno di inclusione e riguarderà chi davvero ne ha diritto. Corrisposta per 18 mesi con possibile proroga di altri 12, questa indennità consentirà più facilmente di trovare lavoro perché le aziende che assumeranno i beneficiari avranno uno sgravio di tasse di circa 8.000 euro all’anno, la metà se il contratto è a termine.
Per evitare situazioni analoghe a quelle di questi anni, dove le autorità hanno scoperto beneficiari non idonei al reddito di cittadinanza ma che comunque erano riusciti ad ottenerlo, ci saranno rigidi controlli. Per richiedere il sussidio il requisito fondamentale è la residenza in Italia da 5 anni e l’importo varia in base a diversi fattori, ad esempio se la famiglia vive in affitto verranno aggiunti 280 euro in più ai 500 mensili previsti.
L’assegno di inclusione verrà revocato in caso di rifiuto anche solo di un’offerta lavorativa idonea, ovvero della durata superiore a un mese e con una retribuzione che rispetti minimi contrattuali. Piccola nota: i lavori con contratto a termine inferiore ai 12 mesi deve trovarsi a non più di 80 chilometri dal domicilio del beneficiario, mentre i posti a contratto indeterminato potranno arrivare da tutta Italia.
I contratti a termine vengono liberati nel nuovo decreto da molti vincoli, infatti possono essere prolungati come abbiamo visto fino a 12 o 24 mesi e arriva anche un incentivo per le aziende pari al 60% della retribuzione sulle assunzioni dal primo giugno in poi, che riguardano gli under 30 che non studiano e non lavorano.
L’articolo 30 aumenta poi fino a 15mila euro annui la possibilità di ricorrere ai voucher per pagare il lavoro in congressi, eventi e fiere.
Il piatto forte della bozza era considerato il taglio al cuneo fiscale ma non c’è perché è ancora in fase di scrittura. Il taglio sulle retribuzioni fino a 35mila euro lordi potrebbe salire a quattro punti rispetto ai tre tagliati finora per le retribuzioni che vanno fino a 25mila euro e ai due tagliati per quelle fino a 35mila euro. A salire sarà anche la quota di fringe benefit per i premi aziendali ai lavoratori, specialmente quelli che hanno figli.
In sostanza, le aziende sono incentivate ad assumere e possono beneficiare di importanti agevolazioni se lo fanno con i giovani della categoria “neet”. L’incentivo viene estero anche per i contratti di apprendistato e somministrazione.
È stato confermato l’esonero contributivo per l’assunzione nelle regioni del Mezzogiorno e nelle Isole di giovani fino a 35 anni e disoccupati. Il decreto prevede anche lo stanziamento di 10 milioni di euro per le famiglia di studenti di scuole e università deceduti mentre stavano facendo attività di formazione, come l’alternanza scuola-lavoro.
Più flessibilità anche per i contratti di espansione: viene prorogato lo scivolo della pensione con l’anticipo di cinque anni per le aziende che hanno più di 1.000 dipendenti. La possibilità è stata pensata per le aziende nell’ambito dei processi di reindustrializzazione e riorganizzazione della propria attività.
Queste le premesse, c’è tanta carne sul fuoco e sicuramente una serie di cambiamenti che arriveranno ai piani alti in una giornata importante per il tema lavoro. Fra dissenso delle opposizioni e critiche da parte di principali sindacati come Cgil, Cisl e Uil, il decreto Lavoro è pronto, ora si attende lo ste successivo e le prossime decisioni sul taglio del cuneo fiscale. Ad ogni modo, l’obiettivo è salvare la situazione lavorativa italiana ed eliminare i furbetti del reddito di cittadinanza.