Il presidente del consiglio Mario Draghi è al lavoro per stilare il “Decreto Luglio” col quale l’esecutivo intende favorire i redditi medio-bassi e ammortare i costi dell’inflazione sulle spese quotidiane.
Benzina, bollette e redditi sono gli ambiti su cui Palazzo Chigi vuole intervenire per risollevare l’economia e favorire i consumi all’interno della Penisola, tuttavia la strada appare accidentata.
Stando a quanto emerge dai rapporti ed interlocuzioni governative, il prossimo decreto del governo Draghi si focalizzerà innanzitutto sulla perdita di potere d’acquisto delle famiglie italiane, dovuto alla perdurante tensione internazionale ed insicurezza dei mercati (inflazione, rincari materie prime, protezionismo commerciale, scarsa fiducia degli investitori internazionali).
L’apporto dell’esecutivo sarebbe innanzitutto legato al problema costo dei carburanti: si vorrebbe prolungare l’attuale taglio di 30 cent./litro fino a fine anno.
Stesso discorso per le bollette energetiche dove si vorrebbero continuare a estromettere gli oneri di sistema dal computo da pagare da parte del consumatore finale, proseguendo anche con lo sconto del 5% sull’IVA.
Infine, per andare incontro alle asperità quotidiane dei lavoratori con reddito basso (in attesa di una più strutturata discussione intorno al salario minimo, come decretato dall’UE), il Consiglio dei Ministri vorrebbe intervenire sul cuneo fiscale per coloro che percepiscono meno di 35 mila euro all’anno. Questi ultimi sono già favoriti da un taglio dello 0,8%, ora l’idea è di raddoppiare la cifra a 1.6% fino a fine anno. Si parla in tal senso di un aumento in busta paga di circa 80€ al mese per impiegato.
Se la meta è stabilita, il percorso non è ancora stato tracciato con sicurezza. Mancherebbero di fatto le coperture per approvare e soprattutto rendere funzionante il decreto.
Stando alle stime, il perdurare del taglio di alcune accise richiederebbe un miliardo al mese: 6 miliardi fino a fine anno (si riflette per questo sul concentrare la misura nell’ultimo trimestre). Per quel che concerne le bollette servirebbero 6.5 miliardi; mentre il taglio del cuneo fiscale richiederebbe 2.5 miliardi di euro allo Stato.
Anche diminuendo i sussidi e gli sconti, in ogni caso si prevedono come necessari almeno 10 miliardi di euro.
Per ora si è attinto dagli extra profitti delle aziende energetiche (le cui casse sono state impolpate alacremente dall’inflazione) e così si vorrebbe continuare: ulteriori imposte per un terzo dei guadagni dovrebbero essere messe in campo.
Eppure non ci si attende più di un paio di miliardi, bastevoli al massimo a coprire la riduzione del cuneo per i meno abbienti.
In conclusione, per l’ex banchiere della BCE, si prospetta un’altra dura battaglia con un’economia che va a rotoli.
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