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Nell’aprile del 2010 si verifica un incidente a bordo della Deepwater Horizon, una piattaforma petrolifera che opera nel golfo del Messico. A bordo scoppia un incendio incontrollabile, mentre in mare si riversano tonnellate di petrolio e di sostanze inquinanti.
Quello della Deepwater Horizon è il più grave disastro ambientale nella storia degli Stati Uniti, ma il film di Peter Berg si concentra piuttosto su quello che accade a bordo dell’impianto, dove un centinaio di tecnici lottano per sopravvivere al devastante incendio, mentre la piattaforma rischia di esplodere e affondare da un momento all’altro.
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Il film riesce a essere molto spettacolare, ma anche estremamente realistico. Gli eccessi hollywoodiani sono pochi e si fanno perdonare da una messa in scena molto essenziale e molto elegante, che riduce al minimo l’uso di fastidiosi ed evidenti effetti digitali.
Il film è lineare ma non banale, racconta i fatti così come sono accaduti senza perdersi troppo in divagazioni critiche o in spiegazioni didascaliche. La trama segue le vicende di Mike Williams e di alcuni dipendenti della piattaforma, che cercano di salvarsi la pelle l’uno con l’altro mentre abbandonano la Deepwater in fiamme.
Il cast è all’altezza della situazione. Mark Wahlberg è perfetto nella parte dell’eroe improvvisato e del buon padre di famiglia. Kate Hudson e John Malkovich sono sempre bravissimi, ma non quanto il caro vecchio Kurt Russell, che qui domina la scena con un personaggio intenso e inossidabile almeno quanto lui.
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In definitiva Deepwater non tradisce le aspettative, rivelandosi uno dei migliori film catastrofici degli ultimi anni. Un film da vedere, anche se non amate il genere.