Dopo più di un anno dal delitto che provocò la morte dell’ambasciatore italiano in Congo Luca Attanasio, i colpevoli arrestati confessano che il loro obiettivo era solo quello di ottenere soldi.
Il 22 febbraio 2021 l’ambasciatore italiano in Congo Luca Attanasio, insieme al carabiniere Vittorio Iacovacci e all’autista Mustafa Milambo, viene ucciso da un gruppo di banditi, ora interrogati dalla Procura di Roma.
I colpevoli, arrestati poco dopo la tragedia, confessano che il loro intento non era uccidere i tre sequestrati, ma solo ottenere denaro. Ecco i dettagli dell’ultimo interrogatorio condotto nelle ultime ore.
Morte di Luca Attanasio in Congo, i banditi confessano la loro versione
Una notizia che lo scorso febbraio sconvolse tutta Italia: l’ambasciatore in Congo Luca Attanasio, la sua guardia del corpo Vittorio Iacovacci e il loro autista Mustafa Milambo sono stati uccisi durante un rapimento fallito.
Questo è accaduto su una strada nell’est del Congo, mentre si stavano dirigendo verso un progetto umanitario delle Nazioni Unite in una scuola.
Attanasio è diventato un eroe nazionale in Italia, lasciando la moglie, Zakia Seddiki, e tre bambine. Ora, la Procura di Roma ha interrogato i cinque banditi arrestati, che hanno esposto la loro versione dei fatti.
Ritenuti colpevoli dalla Procura militare di Kinsasha, i cinque detenuti hanno rivelato che il loro doveva essere solo un sequestro, per ottenere più soldi possibili, non avevano calcolato di uccidere i tre malcapitati.
I cinque banditi sarebbero, a quanto pare, parte di un commando di sette persone, guidato da Amos Mutaka Kiduhaye, chiamato anche “Aspirant”, che ad oggi è latitante. Sarebbe stato lui a progettare l’agguato, avendo come obiettivo un riscatto da un milione di dollari.
Al momento, il procuratore aggiunto Sergio Colaiocco non sa ancora se inserire i loro nomi sul registro degli indagati, perché le deposizioni raccolte dagli inquirenti italiani risultano molto più fumose rispetto a quelle elaborate in Congo.
Sono arrivati in Italia, inoltre, il cellulare di Iacovacci e anche uno dei telefoni degli indagati, che potrebbero dare qualche indizio in più, utile alle indagini che sono ancora in corso.
La moglie di Attanasio parla con Papa Francesco: “Stavamo insieme senza giudicarci”
La vedova musulmana dell’ambasciatore italiano Luca Attanasio mercoledì è stata in udienza da Papa Francesco, scoppiando in lacrime al ricordo del marito, soprattutto mentre raccontava dell’impegno di Attanasio nell’ aiutare i bambini africani.
Seddiki, originaria di Casablanca, ha raccontato al Papa di come suo marito amasse i bambini e del suo sostegno a una ONG che aveva fondato per aiutare le donne senzatetto e i bambini che vivevano in strada in Africa.
Inoltre, in ricordo del marito, la donna si è commossa raccontando a sua Santità che la loro differenza religiosa non era affatto un ostacolo, anzi:
“Abbiamo imparato, passo dopo passo, a vivere insieme senza giudicarci, perché abbiamo sempre creduto nello stesso Dio che ci chiede, in due diversi libri sacri, la Bibbia e il Corano, di amare il prossimo, di fare del bene e mai male, per rispettare gli altri”.