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Arrivano le motivazioni della sentenza che ha portato alla condanna di Alberto Stasi per l’assassinio di Chiara Poggi. Il 12 dicembre dello scorso anno, la Cassazione ha respinto il ricorso di Stasi e confermato la condanna emessa in appello bis per l’omicidio di Garlasco. “Ciascun indizio risulta integrarsi perfettamente con gli altri come tessere di un mosaico che hanno contribuito a creare un quadro d’insieme convergente verso la colpevolezza di Alberto Stasi oltre ogni ragionevole dubbio” scrive la Cassazione.
Secondo la Corte, Alberto Stasi agì con “dolo d’impeto” e “senza alcuna programmazione preventiva” nell’uccidere la fidanzata quel 13 agosto del 2007. La Cassazione ritiene che a spingere Stasi a compiere l’atroce gesto sia stato “uno stimolo esterno”. La Cassazione conferma quanto già sostenuto in appello bis e spiega che Stati ha ucciso Chiara Poggi con “un rapido susseguirsi di colpi di martello al capo della vittima, sferrati all’ingresso dell’abitazione, con rabbia ed emotività”.
La Cassazione conclude: “Chiara Poggi è stata uccisa da una persona conosciuta, arrivata da sola in bicicletta, che ella stessa ha fatto entrare in casa. Chi ha fatto ingresso nell’abitazione la conosceva bene come desumibile anche dal percorso effettuato all’interno delle stanze al piano terra” e quanto all’alibi di Alberto Stasi, la Corte sottolinea che quello fornito “non lo elimina dalla scena del crimine nella ‘finestra temporale’ compatibile con la commissione dell’omicidio”. I giudici spiegano che “la ricostruzione che intende attribuire l’omicidio di Chiara Poggi ad un ignoto ladro si presenta appunto distante dal senso comune delle cose”.
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