Sono passati esattamente 22 anni da quando Erika De Nardo e l’allora fidanzato Mauro Favaro, detto “Omar”, uccisero a coltellate la madre e il fratellino di lei.
La sera del 21 febbraio 2001, in una villetta di Novi Ligure, Alessandria, madre e figlio – Susy Cassini e Gianluca De Nardo – vengono uccisi con 97 coltellate. A scampare al massacro Erika De Nardo e il papà, fuori casa al momento della tragedia.
Era il 22 febbraio del 2001 quando nel quartiere Lodolino di Novi Ligure – nell’Alessandrino – andò in scena un massacro che sarebbe stato ricordato come una delle pagine più nere della cronaca italiana. Quella sera, poco dopo le 22, Erika De Nardo – 16 anni – scampò a una strage familiare, che vide morire la madre e il fratellino di 11 anni. La ragazza riferì di una banda di ladri che si erano introdotti nell’appartamento e avevano massacrato la madre, Susy Cassini, e il fratellino, Gianluca. A salvarsi soltanto lei e il padre, Francesco De Nardo, che in quel momento era fuori casa. Erika era sicura di aver visto gli assassini di sua madre e del piccolo e li descrisse minuziosamente agli inquirenti. La ricostruzione di quei drammatici istanti sembrava essere chiara e lucida, ma un dubbio balenava nella testa di chi indagava: perché tanto accanimento sulle due vittime, in particolare sul piccolo Gianluca, colpito con 57 coltellate e trovato riverso in una pozza di sangue nella vasca da bagno?
Non solo, a non essere chiara era anche la modalità con cui era stata messa in atto la rapina, in un orario particolarmente strano, visto che – a quell’ora di sera – chiunque si fosse introdotto in un appartamento del quartiere Lodolino sapeva che la gran parte delle famiglie erano riunite in casa per la cena. Sulla porta di casa dei De Nardo non c’erano segni di effrazione. Troppi dubbi balenavano nella mente di chi indagava, così il procuratore Carlese riportò Erika sulla scena del crimine e con lei anche il fidanzato, Mauro Favaro detto Omar, 18 anni. Poi li lasciò per 5 ore da soli in una stanza della Procura, videosorvegliata.
In quelle ore i due fidanzati più volte sussurrarono e mimarono parole legate al massacro. Erika cercò di confortare Omar, rassicurandolo che non sarebbe andato in prigione, perché lei era l’unica testimone del massacro.
Omar la chiamò “assassina“, lei replicò: “No, assassino sei tu“. È a quel punto che il procuratore aveva le prove di quanto aveva da sempre intuito, e cioè che non esisteva nessuna banda di malviventi, ma ma gli unici colpevoli erano i due insospettabili fidanzati, figli della piccola borghesia di Novi.
Due giorni dopo la strage Erika e Omar vennero arrestati. A quel punto, insieme al castello di bugie costruito insieme, crolla anche l’amore tra i due, che iniziano a incolparsi vicendevolmente.
Nel 2001 arrivano le condanne definitive per i due ex fidanzati: Erika De Nardo viene condannata a 20 di reclusione, Omar a 16. A nessuno dei due viene riconosciuta la seminfermità mentale. Oggi – dopo aver scontato entrambi la loro pena – sono fuori dal carcere. Erika si è sposata. Omar si è trasferito in Toscana con i genitori e si è rifatto una vita con una nuova donna.
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