“Nevicava senza sosta da due giorni, e quella mattina era come se tutto stesse in ovattato stupore al cospetto di quella vastità di bianco ininterrotto che si estendeva ovunque. La gente diceva che non si era mai visto un tempo del genere, che non aveva precedenti, che era il peggior inverno di cui si avesse memoria. Ma lo dicevano tutti gli anni quando nevicava e anche negli anni in cui non nevicava”.
Siamo nell’inverno del 1957 nella contea di Wexford, Irlanda, e nella biblioteca di Ballyglass House, elegante e al contempo fatiscente residenza della famiglia Osborne, viene trovato un cadavere orribilmente mutilato.
Classica situazione da noir della migliore tradizione letteraria, ma la vicenda si complica fin dalle prime pagine, perché ad essere stato ucciso è un prete cattolico e gli Osborne sono una delle famiglie protestanti più in vista della contea.
Da Dublino arriva l’ispettore Strafford, anch’egli protestante, che si trova immediatamente immerso in un clima di reticenze e ostilità più o meno velate: tutti sembrano nascondere qualcosa, attori bravissimi di un dramma che l’ispettore non riesce a leggere. O almeno non subito, perché lo stesso Strafford ammette di non essere bravo a risolvere i rompicapi, la sua mente non funziona così.
I preti irlandesi non muoiono di morte violenta, cadono accidentalmente dalle scale, questo sì, ma nessuno viene assassinato. È questo che gli ricorda l’arcivescovo McQuaid, che mira solo a insabbiare il caso. E mentre la neve continua a cadere su Ballyglass House (quella neve che è il titolo originale del romanzo, Snow), l’ispettore Strafford si trova a svelare, uno dopo l’altro, i segreti che tutti cercano di nascondere, per prima proprio la vittima, padre Thomas Lawless.
Delitto d’inverno, l’ultimo romanzo di John Banville è davvero un giallo di classe, raffinato e suggestivo, in cui l’autore non si limita a far muovere i personaggi alla ricerca della soluzione ma ne indaga le sottili pieghe dell’animo, lasciando emergere quasi con ferocia la nudità della loro essenza.
Non è solo il protagonista ad essere una figura complessa, lo sono tutti gli individui che si muovono in questo noir magistrale, e l’Irlanda stessa è un personaggio complesso: terra martoriata e lacerata che porta ancora visibili le ferite di un passato tragico; nella bellezza della sua terra l’autore lascia intravedere quasi una cicatrice che la attraversa in maniera dolorosa. Banville non lascia da parte nulla: gli scandali del dopoguerra, la corruzione della Chiesa, la condizione delle donne, l’ostilità tra cattolici e protestanti.
Delitto d’inverno è un noir perfetto, a partire dalla scelta del protagonista, che si sente un estraneo ovunque vada (e che ancora non riesce a trovare la risposta alla domanda che gli viene costantemente posta (perché è entrato in polizia?) fino alle descrizioni dei paesaggi e delle tradizioni della campagna irlandese. Una prosa che sa essere delicata e al contempo fredda, quasi feroce e sarcastica nel descrivere l’animo degli uomini e far emergere i loro segreti e le loro debolezze.
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