Dell’Utri rifiuta cibo e terapie dopo il no alla scarcerazione

Dell'Utri da carcere Rebibbia, io prigioniero politico

Ricorderete che l’ex senatore Marcello Dell’Utri si trova in carcere per una condanna a 7 anni con l’accusa di concorso in associazione mafiosa. Dopo che il Tribunale di sorveglianza di Roma ha respinto la richiesta di sospensione della sua pena, Dell’Utri ha iniziato “lo sciopero della terapia e del vitto” e ha intenzione di non smettere fino a lasciarsi morire.

“Preso atto della decisione del Tribunale di sorveglianza, decido di lasciarmi morire in carcere, ho deciso di farlo di mia volontà adottando da oggi lo sciopero della terapia e del vitto” sono le parole che Dell’Utri ha consegnato ai suoi difensori, gli avvocati Alessandro De Federicis e Simona Filippi, che si sono visti respingere la richiesta di sospensione della pena sulla base delle condizioni di salute dell’ex senatore, affetto da patologie cardiologiche e da un tumore.

A commentare il fatto, anche Fabrizio Cicchitto (Alternativa Popolare): “E’ evidente che tutto quello che sta avvenendo e il deliberato del Tribunale di Sorveglianza ha una unica conseguenza, e cioè che Dell’Utri deve morire in carcere. E’ una cosa assolutamente rivoltante che va al di là di ogni divisione politica perché il garantismo se è autentico vale a 360 gradi”.

Amedeo Laboccetta, deputato di Forza Italia che ha incontrato Dell’Utri, ha raccontato: “È un uomo provato. Deluso. Amareggiato. Stanco. Malato. Mi ha detto: ‘Non chiedo pietà ma giustizia. La decisione del Tribunale di sorveglianza di Roma di respingere l’istanza di sospensione della pena è vergognosa. Marcello paga lo scotto di chiamarsi Dell’Utri, se si fosse chiamato Gennaro Esposito oggi con molta probabilità sarebbe in libertà e in una struttura medica ad hoc per la cura del cancro”.

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