[didascalia fornitore=”ansa”]Denis Verdini[/didascalia]
I giudici della Corte d’appello di Firenze hanno emesso la sentenza per il crac del Credito cooperativo fiorentino, di cui l’ex senatore di Ala Denis Verdini – presidente dell’Istituto per vent’anni – era imputato per bancarotta. Anche nel secondo grado di giudizio Denis Verdini è stato condannato, ma con una riduzione della pena rispetto al primo grado.
L’ex senatore di Ala è stato condannato a sei anni e dieci mesi per il crac del Credito cooperativo fiorentino, la banca di cui era presidente.
L’accusa, nelle udienze precedenti, aveva chiesto una condanna a otto anni di reclusione per Denis Verdini contestandogli anche il reato di associazione a delinquere, per il quale era stato assolto in primo grado.
La corte ha ridotto la pena inflitta in primo grado a Verdini, l’uomo che Matteo Renzi voleva come Padre Costituente, che era stata di nove anni. Riduzioni anche per gli imprenditori Riccardo Fusi e Roberto Bartolomei, condannati oggi a 5 anni e 10 mesi ciascuno.
La procura generale aveva poi contestato il reato di associazione a delinquere anche a Riccardo Fusi e Roberto Bartolomei della Btp, per i quali aveva chiesto condanne rispettivamente 6 anni e 6 anni e 3 mesi di reclusione, a fronte di una condanna a 5 anni e sei mesi in primo grado.
I giudici hanno anche accolto patteggiamenti per l’ex dg Pietro Italo Biagini a 3 anni e 10 mesi (in primo grado aveva avuto 6 anni per bancarotta fraudolenta) e per numerosi membri del cda e del collegio dei revisori dei conti a 1 anno e 8 mesi.
Verdini non era presente in aula alla lettura della sentenza. Ma prima della fine del processo, non appena i suoi legali difensori avevano concluso l’arringa, Verdini aveva parlato in aula scoppiando a piangere e dicendo in lacrime: “Non è vero che volevo far fallire la banca. Io ho dato tutto per quella banca. Ho preso le ceneri di una piccola banca e l’ho fatta sviluppare, trasformandola in una comunità. Persone con cui sono nato e cresciuto, e che sono morte prematuramente, in questo processo sono state sbatacchiate dagli eventi”.
Complessivamente la pena è risultata inferiore a quella di nove anni inflittagli in primo grado poiché è stata riconosciuta una continuazione tra il reato di bancarotta per l’ex Credito cooperativo e la parte del processo riguardante l’editoria.
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