È notizia delle ultime ore come Denisa, giovane di etnia rom rintracciata nella periferia nord est della capitale, sia stata sottoposta al test del Dna. Il campione salivare da analizzare le è stato prelevato martedì della scorsa settimana.
Il motivo? L’incredibile somiglianza con Denise Pipitone, la bambina di quattro anni scomparsa da Marzara del Vallo ben diciannove anni fa. Era il 1° settembre 2004. A dare la notizia in anteprima è stata la trasmissione Quarto Grado, che è riuscita anche ad intervistare la ragazza. La ventenne bosniaca, con occhi e capelli scuri ma di carnagione chiara, ha riferito che la polizia le ha chiesto di rimanere a Roma fino all’esito del test genetico.
Ancora una volta, dunque, torna ad essere battuta la pista nomade. Una pista privilegiata sin dalle primissime ore dalla scomparsa di Denise. Forse, davvero la più verosimile e la più razionalmente percorribile. Come sostenuto anche dal Procuratore Capo Alberto di Pisa che recentemente, poco prima di morire, è tornato a ribadire la fondatezza di questa tesi investigativa. Del resto, all’avviso di chi scrive, il sequestro della bambina è maturato e si è ramificato nel contesto famigliare. Trovando verosimilmente fondamento nel rancore nutrito da Jessica Pulizzi, sorellastra di Denise, e sua madre Anna Corona, nei confronti sia della piccola Pipitone che di sua madre Piera Maggio. Ritenute la causa del disfacimento della loro famiglia. Seguendo questo ragionamento, è quindi plausibile che Denise sia stata sequestrata da qualcuno e consegnata a qualche gruppo nomade. Per dovere di cronaca, però, è imprescindibile ribadire come anche il recente troncone di inchiesta nei confronti di Anna Corona si sia chiuso con l’archiviazione.
La pista rom è certamente quella più accreditata in riferimento alla scomparsa di Denise Pipitone. Fin dall’inizio, infatti, ci sono stati elementi capaci di ricondurre la vicenda alla comunità nomade.
La prima persona a fare menzione di questa ipotesi investigativa era stata una vicina di casa di Denise, Rosanna. La donna dopo aver appreso la notizia della scomparsa della piccola, ricordatasi di aver avvistato alcuni nomadi al mercato, si era recata a cercarli nel loro insediamento sul lungomare San Vito, situato ad un km e mezzo dal centro della città. Scoprendo, così, che se ne erano andati. Ne farà menzione ai carabinieri solamente tre giorni dopo. In verità, non è la sola a pensare ai rom.
Difatti Piero Pulizzi, il padre biologico della bambina, si recò di tutta fretta, e a poche ora dai fatti, da un amico membro della comunità Albert, insediata da anni a Marzara Del Vallo. L’uomo, originario del Kosovo, gli disse di non sapere assolutamente dove potesse trovarsi la bambina.
Il giorno successivo, era il 2 settembre 2004, lo stesso venne convocato in commissariato per fornire delucidazioni in ordine al coinvolgimento nelle ricerche da parte dell’amico Piero Pulizzi. Da quel momento in poi i rapporti tra i due amici si interromperanno definitivamente. Il telefono dell’uomo venne messo sotto intercettazione dal 3 al 17 settembre 2004. Senza alcuno sviluppo utile alle indagini.
Nella scomparsa di Denise Pipitone quella di Felice Grieco resta dopo diciannove anni la segnalazione più attendibile. Era il 18 ottobre 2004, circa un mese e mezzo dopo la scomparsa, quando Felice, in servizio come guardia giurata, veniva invitato dal suo datore di lavoro ad allontanare una persona. In quel contesto, si rese conto che vi era una bambina di nome Danàs, particolarmente somigliante a Denise e che si trovava in compagnia di una nomade. Dopo aver chiamato la polizia, cercò di trattenerla nei limiti delle sue facoltà ed iniziò a girare il video che la ritraeva. Quello stesso video che sarebbe poi diventato virale. Grieco, cercando di temporeggiare, le chiese che cosa volesse mangiare. E lei, in italiano, rispose “pizza”. La polizia, a causa di un omicidio verificatosi all’ospedale Niguarda, arrivò troppo tardi. Quando ormai la piccola Danàs si era allontanata insieme alla donna che era con lei. Purtroppo, le ricerche svolte a tappeto nei giorni successivi in tutti i campi rom di Milano non diedero l’esito sperato.
Piera Maggio ha sempre sostenuto che quella bambina fosse fortemente somigliante a Denise. E lo stesso reparto di investigazioni scientifiche, i Ris, ha recentemente rintracciato attraverso quel video almeno sette tratti somatici sovrapponibili a quelli della bambina scomparsa da Marzara del Vallo. Definiti, nel dettaglio, come tratti ad “elevata compatibilità morfoscopica”.
Negli anni plurime sono state le segnalazioni nei campi nomadi non solo italiani, ma anche stranieri. Nessuna di queste, però, è stata in grado di portare alla verità.
La ragazza bosniaca intercettata a Roma è Denise Pipitone? Soltanto il test del Dna potrà dirlo. Difatti, solo la prova genetica potrà in maniera inconfutabile stabilire se tra la giovane bosniaca e i genitori di Denise, Piero Pulizzi e Piera Maggio, esiste rapporto di filiazione.
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