La depressione avrà presto una nuova cura? Uno studio condotto da un italiano, Maurizio Fava, ha evidenziato la possibile efficacia di un farmaco, ancora in fase di sperimentazione. Si tratta della molecola denominata “NSI-189“, che, secondo gli studiosi che si sono occupati della ricerca, avrebbe un risultato rapido e duraturo, con pochi effetti collaterali. Lo studio, condotto presso il Massachusetts General Hospital, è stato pubblicato sulla rivista Molecular Psychiatry e promette una vera e propria rivoluzione per chi soffre di questo disturbo.
Il meccanismo di azione del farmaco
Il meccanismo che regola il funzionamento di questo farmaco è totalmente differente rispetto a quello dei medicinali attualmente utilizzati per combattere la depressione. Gli antidepressivi comunemente diffusi al momento hanno l’effetto di aumentare nell’organismo la serotonina, il neurotrasmettitore del buon umore.
Il nuovo studio tiene in considerazione, invece, il processo di “neurogenesi“, la creazione di nuovi neuroni nella zona del cervello chiamata “giro dentato”. E’ stato visto che dietro la depressione potrebbe nascondersi proprio una diminuzione di questo processo fisiologico.
I primi test
Il nuovo farmaco si assume per via orale e avrebbe un effetto rapido, con un’efficacia che dura nel tempo e con pochi effetti collaterali. I primi test medici sono già stati effettuati su alcuni pazienti ed è stato visto che gli effetti antidepressivi durano anche per più di 8 settimane dopo la fine della somministrazione del medicinale.
Le fasi sperimentali
Maurizio Fava ha spiegato che i risultati della ricerca arriveranno durante i prossimi 2 anni. Il medico ha descritto la seconda fase sperimentale, che avrà lo scopo di verificare “in via definitiva l’efficacia del farmaco“. La ricerca è al momento entrata in questa fase, nella quale saranno coinvolti 220 pazienti e che potrà dare dei risultati nei primi mesi del 2017. Dopo la seconda fase, se i dati ottenuti saranno positivi, verrà effettuata una nuova operazione sperimentale, un’ultima fase che terminerà nel 2018.
Fava sostiene che, nonostante al momento il meccanismo di azione sia in fase di studio, il medicinale è riuscito a mostrare la capacità di aumentare le connessioni tra i neuroni e il volume dell’ippocampo. L’idea è che il farmaco possa agire anche a livello del dna, un’ipotesi che viene confermata dal fatto che l’azione antidepressiva ha una durata prolungata nel tempo, anche più di 8 settimane, in seguito alla sospensione della terapia.