[didascalia fornitore=”ansa”]L’ingresso della sezione femminile del carcere di Rebibbia, a Roma[/didascalia]
Una bimba neonata è morta martedì 18 settembre, uccisa dalla madre, Alice Sebesta, detenuta nel carcere di Rebibbia a Roma mentre per un altro figlio della donna, di due anni, è in corso la procedura di accertamento della morte cerebrale. Il piccolo di due anni, in gravissime condizioni, era stato trasportato all’ospedale Bambin Gesù in codice rosso subito dopo il tentativo da parte della madre di uccidere i suoi figli. Purtroppo le ferite e i danni alla testa erano troppo gravi e nemmeno il bambino ce l’ha fatta.
”Le condizioni del bimbo sono purtroppo gravissime. Le ultime indagini necessarie per la valutazione del quadro clinico hanno confermato la condizione di coma areflessico con elettroencefalogramma isoelettrico. Prosegue supporto rianimatorio avanzato. È in programma l’avvio della procedura di accertamento di morte cerebrale”, si legge nella nota diffusa dall’ospedale Bambin Gesù.
Il gesto estremo è avvenuto nella sezione nido che ospita mamme detenute con bimbi sotto i tre anni. La neonata di quattro mesi era nata all’interno della struttura.
I piccoli sono stati gettati con violenza dalla rampa di scale mentre la donna rientrava dal giardino del nido dell’istituto penitenziario per andare a pranzo. Per la bimba non c’è stato nulla da fare da subito: inutile si è rivelato l’intervento degli operatori e il tentativo di rianimarla. L’altro bimbo, di due anni, è stato ricoverato all’ospedale Bambino Gesù e sottoposto a un delicatissimo intervento chirurgico alla testa, con il quale i medici hanno tentato di salvargli la vita. Ma purtroppo dopo circa un giorno è stata dichiarata la morte cerebrale.
Non è ancora chiaro cosa abbia spinto la 33enne Alice Sebesta a tentare il duplice omicidio dei suoi due figli piccoli, quello che si sa è che la donna è di nazionalità tedesca ma di origini georgiane e, secondo quanto riportato da fonti del dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, nel corso della mattinata si sarebbe dovuta presentare a un colloquio con i parenti.
”I miei piccoli sono volati in cielo” sono state le parole che ha detto ieri la donna in lacrime agli inquirenti che l’hanno sentita subito dopo il raptus.
La ragazza era detenuta in custodia cautelare da meno di un mese, con l’accusa di spaccio di droga. Accuse sempre respinte, infatti si dichiarava innocente.
Prima del raptus omicida che ha portato alla morte dei suoi due figli non aveva dato segni di squilibrio. La sua scheda non riportava particolari problemi psicologici, né episodi di aggressività o autolesionismo.
Al momento risulta aperta una indagine per omicidio e tentato omicidio. Gli investigatori hanno ascoltato già oggi alcune testimonianze degli operatori e delle altre detenute.
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