Stop al carcere per i bambini fino a 6 anni reclusi insieme alle madri detenute. La proposta di legge approvata dalla Camera.
Niente più carcere per i bambini al di sotto dei sei anni che vivono, insieme alle madre, la detenzione. Con 241 voti a favore, 7 contrari e 2 astenuti, la Camera dice di sì alla proposta di legge che ha come obiettivo quello di tutelare i minori e il rapporto con le rispettive genitrici.
Montecitorio fa passare la proposta di legge che punta a tutelare il rapporto tra minori e le loro madri detenute in carcere. I bambini, dunque, fino ai sei anni potranno trascorrere il tempo con le loro madri detenute non in carcere, come finora è stato fatto, bensì in case famiglia, dove possono vivere un’esistenza – quanto più possibile – normale, senza subire i traumi derivati dalla detenzione delle loro genitrici.
In totale, sono stati 241 i voti a favore della proposta di legge, con 2 astenuti e 7 contrari. un’altra novità, inoltre, riguarda l’esclusione della custodia cautelare in prigione della detenuta incinta o di madri con figli di età inferiore ai sei anni, che vivono con lei o con il padre, nel momento in cui la genitrice è impossibilitata ad occuparsi dei propri figli o deceduta.
In questo modo si evita, ai più piccoli, di vivere i propri giorni in un istituto detentivo. Sono previste, però, delle eccezioni, per quel che concerne le misure cautelari, per le quali il giudice può decidere di sottoporre a misura cautelare la reclusa in istituti a custodia attenuata.
Anche al padre di un bambino che ha un’età inferiore a un anno – la cui madre è deceduta o impossibilitata a prendersi cura di lui – viene esteso l’istituto del rinvio dell’esecuzione della pena. Lo stesso vale anche per le madri che hanno un figlio con disabilità grave al di sotto dei tre anni di età.
Modifiche sono previste anche per l’ordinamento penitenziario, in merito alla detenzione domiciliare e alla detenzione domiciliare speciale, quando c’è il pericolo che il detenuto possa commettere ulteriori crimini.
Pertanto, si pone l’accento sull’importanza che possono assumere la case famiglia protette, che dovranno rappresentare strutture idonee: i comuni dovranno utilizzare immobili di loro proprietà e attuare dei percorsi di reinserimento sociale delle recluse che hanno espiato la pena a loro affibbiata.
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