È polemica intorno al carcere delle Vallette di Torino, dove due donne sono morte. Oggi il ministro Carlo Nordio è in visita nella struttura.
Nel giro di 24 ore l’istituto penitenziario è finito nelle pagine di cronaca per due fatti davvero molto gravi, infatti una detenuta si è lasciata morire di fame, un’altra poche ore dopo si è impiccata e il personale l’ha trovata morta nella sua cella.
Ieri è successo un fatto gravissimo al carcere delle Vallette di Torino, anzi due episodi che hanno acceso una polemica intorno alla gestione e al controllo della struttura, ma anche alle condizioni detentive degli ospiti.
Due detenute sono morte, la prima si è lasciata morire di fame e poche ore dopo, un’altra è stata trovata impiccata nella sua cella. È successo ieri e oggi il ministro della Giustizia Carlo Nordio si recherà in visita nella struttura torinese.
Tante le sollecitazioni lanciate da politica e sindacati al ministro, in particolare il Sappe, quello che rappresenta la polizia penitenziaria che in prima linea cerca di controllare al meglio la situazione nelle carceri italiane nonostante l’organico sia inferiore al necessario.
Alla garante dei diritti dei detenuti a Torino, Monica Chiara Gallo, il caso della donna che rifiutava il cibo non è mai stato segnalato, altrimenti sarebbero state messe in atto procedure per risolvere il problema che evidentemente, alla luce di quanto è successo, è stato sottovalutato.
I Radicali parlano di sistema putrefatto, una vicenda allucinante che tutte le forze politiche hanno commentato con sdegno, tanto che Riccardo Magi di Più Europa ha parlato di interrogazione proprio al ministro Nordio. Critiche anche dalla senatrice Ilaria Cucchi: “Questa tragedia non può essere tollerata in un Paese che si professa democratico e civile”.
Tutte queste polemiche fanno da sfondo a un doppio terribile evento: nel primo caso abbiamo un prolungato rifiuto del cibo che non è stato preso sul serio, dall’altro una donna che è riuscita a togliersi la vita senza che nessuno se ne accorgesse in tempo. Vediamo cosa è successo.
La prima delle due donne morte si chiamava Susan John ed era una nigeriana di 43 anni, alle Vallette dal 21 luglio dopo un lungo periodo di arresti domiciliari. La donna doveva scontare una condanna inflitta dal Tribunale di Catania con termine previsto nel 2030, per reati di immigrazione clandestina.
Per 18 giorni ha rifiutato il cibo ma anche l’acqua e le medicine. Si è letteralmente lasciata morire, ma non per uno sciopero della fame, forse solo per disperazione. Da quanto sappiamo, continuava solo a ripetere che voleva vedere suo figlio di 4 anni, affidato al padre.
Susan era in una sezione carceraria riservata alle detenute con problemi di natura psichica e comportamentali. La situazione era molto grave e di certo qualcuno ha lavorato con negligenza, tanto che verso le 3 della notte fra giovedì e venerdì, Susan è morta e ora si attende l’autopsia prevista per lunedì, per stabilire la causa esatta.
L’avvocato della donna è furioso e perplesso: “La prima impressione è che il problema sia stato sottovalutato. Non capisco come sia potuta succedere una cosa simile al giorno d’oggi”.
Poi, un’altra donna si è tolta la vita poche ore dopo ed è stata trovata impiccata all’interno della sua cella. Italiana di 28 anni, si trovava alle Vallette dopo essere stata trasferita dal carcere Pontedecimo di Genova. Con il suo, la struttura torinese conta il 43esimo suicidio dell’anno e il 16esimo solo fra giugno e agosto.
In questo quadro allarmante, sono preoccupati i sindacati, in particolare il Sappe che ha chiesto a gran voce l’intervento di Nordio, con un cambio di passo sulle politiche penitenziare in Italia. Il segretario Donato Capece ha affermato che c’è bisogno di un nuovo modello custodiale perché da mesi le carceri funzionano male.
Anche Leo Beneduci dell’Osapp ha commentato la tragedia: “A fronte di un’emergenza insanabile non possiamo che ribadire l’urgenza di provvedere a un commissariamento del sistema penitenziario del nostro Paese”.
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