[didascalia fornitore=”ansa”]Entrata dell’ospedale Fatebenefratelli di Milano[/didascalia]
Si chiama Ben Mohamed Ayari Borhane, 43 anni, il detenuto tunisino del carcere di Opera che è scappato dall’ospedale Fatebenefratelli di Milano durante un ricovero. Un’evasione-beffa alle tre del mattino di venerdì 18 maggio. Ha finto il suicidio ingoiando una lametta da barba e quando si è trovato nelle condizioni di scappare dalla stanza della clinica milanese, con la scusa di dover andare in bagno, è fuggito dalla finestra del pronto soccorso.
Il tunisino, sposato con un’italiana e papà di una bimba, si era autoproclamato imam ed era impegnato a raccogliere materiale propagandistico pro-jihad e ad arruolare compagni di prigione. L’uomo era detenuto al carcere milanese di Opera, ma la sua radicalizzazione all’Islam è avvenuta nel penitenziario di Ferrara dove per un periodo ha condiviso la galera con “Igor il russo”.
Il tunisino, già protagonista di aggressioni contro gli agenti carcerari, doveva essere sorvegliato con la massima attenzione. Pochi giorni prima il ricovero al Fatebenefratelli aveva tentato la stessa recita della lametta ma i medici l’avevano smascherato. Chiaro che il tunisino progettava la fuga. Gli agenti della polizia Penitenziaria che stanno portando avanti le indagini descrivono il 43enne come un uomo pericoloso probabilmente diretto all’estero, capace di pianificare l’evasione con meticolosità e realizzarla con freddezza. Non è escluso ci siano stati famigliari che l’abbiano aiutato e lo stiano aiutando nella sua fuga. Mentre la moglie, che gli aveva impedito di vedere la figlia durante la detenzione è considerata in pericolo ed è stato chiesto lo stato di messa in sicurezza della donna.
Borhane era detenuto nel carcere di Opera per una condanna di associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga con fine della pena fissata oltre il 2030.
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