Un murales realizzato in onore di Patrick Zaki è stato subito deturpato e qualcuno ha cancellato la testa dell’immagine realizzata da Laika.
La street artist aveva realizzato l’attivista egiziano la cui vicenda ha tenuto banco per tanto tempo sulle prime pagine di cronaca, raffigurandolo con la sciarpa del Bologna e con in mano secchio e pennello per scrivere “Back in town”. Il gesto è avvenuto a sole 24 ore dopo il disegno e sulla vicenda è intervenuto Riccardo Noury di Amnesty International Italia, condannando chi ha cancellato la faccia di Zaki ma anche il riferimento alla città italiana che più lo rappresenta, eliminando la sciarpa del Bologna.
La street artist Laika voleva fare un gesto affettuoso nei confronti di Patrick Zaki, attivista rientrato da poco a Bologna dopo mesi in cui non poteva espatriare dal suo Paese natale, l’Egitto, perché pesanti accuse mosse dal regime in merito ad alcuni vecchi articoli in cui il ragazzo lo criticava duramente.
Dopo una battaglia legale molto lunga Zaki è riuscito a finire il percorso di studi all’Università di Bologna, dove era iscritto, fino a laurearsi in videocollegamento. Poi è arrivata la sentenza di arresto e poi ancora un nuovo colo di scena, i giudici hanno ribaltato il verdetto ed è stato libero di tornare in Italia.
Prossimo appuntamento, il suo matrimonio previsto per settembre con la compagna di una vita. Tutta la vicenda è stata seguita con apprensione da chi non riteneva giusto l’accanimento verso il giovane, colpevole solo di parlare apertamente di diritti umani e del riconoscimento di tutte le persone come uguali, indipendentemente dalla razza e dall’orientamento sessuale. Da qui la condanna aperta al regime del suo Paese, dove si era recato proprio per delle ricerche nell’ambito della tesi di laurea.
Persone come la ragazza che si fa chiamare Laika, vogliono solo manifestargli affetto e per questo ha pensato di realizzare il murales, forma espressiva che predilige, per celebrare il ritorno di Zaki ma anche il riconoscimento della sua battaglia per i diritti umani. Qualcuno ha però pensato di deturparlo dopo nemmeno un giorno.
Nell’immagine in bianco e nero possiamo vedere il ragazzo con la sciarpa del Bologna e con in mano un secchio di vernice e un pennello con cui scrive “Back in town”. I vandali hanno cancellato la testa e la sciarpa con il riferimento alla città italiana, quella forse che Zaki sente più sua perché da anni studia nell’Università locale.
Sull’imbrattamento ha preso una chiara posizione Riccardo Noury, membro di Amnesty International che come tante associazioni umanitarie ha preso molto a cuore la vicenda di Zaki. “Il murales era un gesto di affetto verso un difensore dei diritti come Patrick. Concludeva un abbraccio iniziato con il primo realizzato dall’artista tre anni fa a Roma. Averlo rovinato è stato un atto incivile non solo contro l’arte ma anche contro i diritti”.
Laika si era già espressa artisticamente sul caso dell’attivista, infatti quando di recente è stata data la condanna al carcere, lo ha raffigurato mentre, sempre armato di secchio e pennello, scriveva “Basta” in riferimento alle ingiustizie subite nel corso degli anni.
Patrick in questa immagine indossa la divisa carceraria e la stessa ragazza che l’ha firmata ha rilasciato alcune parole di denuncia verso un sistema che si è accanito verso di lui in maniera spropositata. “Sappiamo quali sono le condizioni delle carceri in Egitto e soprattutto quanto i diritti umani vengano calpestati in questo Paese. È la settima volta che ritraggo Patrick, speravo di non doverlo più fare. Voglio pensare che questa volta andrà tutto bene” queste le parole per spiegare quel murales realizzato pochi giorni fa.
“Continuiamo a fare affari con l’Egitto dimenticandoci di quali gravi crimini si è macchiato, l’omicidio di Giulio Regeni, tanto per ricordare”. E con queste parole di denuncia vogliamo ricordare una delle più belle opere della street artist che si mostra ogni volta con maschera bianca e capelli rossi tagliati a caschetto.
Era il mese di ottobre del 2020 quando Laika realizzò quello che è conosciuto come “L’Abbraccio”, ovvero la raffigurazione di Giulio Regeni che abbraccia Patrick Zaki e davanti a loro campeggia la parola “Libertà” scritta in arabo. Due versioni dello stesso murales vennero raffigurate a Bologna, vicino al Rettorato dell’Università e nei pressi dell’Ambasciata egiziana a Roma.
Anche in questo caso però l’opera, quella di Roma, venne deturpata e Laika pensò bene di intervenire una seconda volta e modificarla, raffigurando il momento esatto in cui qualcuno, rappresentato come una figura completamente in ombra, ha deciso di rovinare la sua opera. Sul muro che circonda Villa Ada si vede appunto un’ombra intenta a strappare il poster ma in quel preciso punto non c’è un vuoto, ma una folla di persone che fa sentire la propria voce con striscioni in sostegno dell’attivista e a capo della marea di gente c’è rappresentata proprio lei.
“ho voluto far capire che nessuno può farci stare zitti, che si può strappare un disegno ma dietro a esso ci sono persone concrete pronte a gridare a gran voce. Tutto sommato l’anonimo che ha rimosso il poster mi ha spinto a modificare la mia opera, migliorandola”.
Lei, conosciuta anche per altri murales, ad esempio quello dedicato al Coronavirus, in cui le persone venivano accusate di ignoranza, si è sempre battuta per sostenere Patrick con la sua arte e chissà che non voglia rinnovare anche questo murales che oggi è stato deturpato se vogliamo in maniera molto più grave. Infatti gli anonimi questa volta hanno infierito sul volto di Patrick, eliminando l’identità della persone raffigurata ma in qualche modo anche esprimendo rabbia per l’associazione con la città di Bologna. Come fosse una vergogna.
E il fatto che sia successo a poche ore da quando è stato completato, fa pensare quasi a un accanimento verso l’artista e a una forma di discriminazione verso un ragazzo che ha avuto soltanto la colpa di voler dire la sua, libertà di espressione che il duro regime egiziano non tollera. Nonostante tutto, Patrick finalmente è a casa e come detto dalla giovane mascherata, non è importante ciò che rappresenta un disegno, dietro ci sono fatti reali e persone vere che sono vicine a lui.
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