La presidentessa del Consiglio, Giorgia Meloni, oggi è intervenuta nella Conferenza delle Ambasciatrici e degli Ambasciatori che si è tenuta alla Farnesina. Tanti gli argomenti di cui ha parlato, iniziando soprattutto dal lavoro che quotidianamente sono chiamati a fare i diplomatici, continuando con il ruolo che ha e continuerà ad avere l’Italia nel mondo.
Meloni si è soffermata a parlare della vittoria che il nostro Paese ha ottenuto in Unione europea con l’approvazione di un tetto al prezzo del gas, della guerra tra l’Ucraina e la Russia, sottolineando ancora la vicinanza al presidente Volodymyr Zelensky. La premier, poi, è stata intervistata anche a Porta a porta, da Bruno Vespa, e ha parlato del reddito di cittadinanza, del Mes, ma anche del rapporto con la Francia dopo il caso diplomatico sulla gestione dei migranti.
Sono giorni intensi per Giorgia Meloni, così come lo sono da quando è diventata la prima presidente del Consiglio donna della storia della Repubblica italiana. Con la legge di bilancio che attende di essere approvata dalla Camera, e che poi passerà al Senato, la premier ha anche degli impegni istituzionali a cui non può derogare.
La conferenza delle ambasciatrici e degli ambasciatori alla Farnesina è stata l’occasione per la leader di Fratelli d’Italia per parlare di tanti argomenti, per primo quello di ringraziare i diplomatici “per il lavoro silenzioso, fondamentale, strategico” che portano avanti ogni giorno nell’interesse dell’Italia: “Voi siete bandiere dell’Italia – ha continuato -, bandiere nel senso di essere portatori di un’identità che è sempre la base per qualsiasi possibile dialogo, voi siete ponti per poter dare le opportunità alla nostra nazione“. Per Meloni, infatti, “non si può parlare con gli altri se non si è consapevoli di ciò di cui si è portatori, questo chi svolge il compito che svolgono gli ambasciatori lo capisce molto bene“.
Meloni ha voluto ricordare anche l’ambasciatore Luca Attanasi, morto nel 2021 in un agguato in Congo, e anche l’ambasciatrice in Grecia Susanna Schlein, a cui ha mandato un abbraccio, che invece è stata vittima di un attentato di matrice anarchica. Questi casi, ha detto rivolta agli ambasciatori, “sono la dimostrazione che i rischi che si corrono sono tangibili e insieme a tutta la diplomazia non dobbiamo dimenticare gli uomini e le donne in divisa che ci accompagnano sia a livello diplomatico sia in tanti terreni difficili in giro per il mondo“.
La premier, come già fatto in altre circostanze, ha ricordato della voglia che sia del nostro Paese nel mondo, concetto che in mattinata aveva espresso anche il ministro degli Affari esteri, Antonio Tajani. Questa richiesta, per lei, è frutto, in buona parte, “del nostro portato, un prodotto della nostra cultura, la cui influenza è sempre stata globale per la sua grandezza, per la sua unicità, per i tanti ambiti nei quali la nostra cultura riesce a districarsi, mostrarsi, svilupparsi, arte, cultura, lavoro eccellenza, sapere“.
Una cultura, ancora, che passa anche dalla nostra lingua, che “è uno straordinario diplomatico” e che troppo spesso, ha spiegato, “noi tutti, a partire da chi ha incarichi di responsabilità, a partire dalla sottoscritta, che si considera una grande patriota, alla fine veniamo travolti dall’uso di queste parole straniere, i francesismi, gli inglesismi, quando se ci pensate per ciascuna di questa parole che noi utilizziamo, riprendendole da una lingua straniera, nel corrispettivo italiano esisterebbero probabilmente almeno quattro o cinque parole diverse, perché la nostra è una lingua molto più complessa e una lingua molto più carica di sfumature“. Un monito, quindi, pure a sé stessa, a utilizzare “il più possibile l’italiano“.
La presidentessa del Consiglio ha parlato della velocità con cui stanno cambiando le cose, per cui ci dobbiamo tenere pronti, anche per quanto riguarda l’innovazione tecnologica. “Io e tutto il governo – ha spiegato – in questa prima fase ci siamo spesi da questo punto di vista, io credo che, in solo due mesi che siamo al governo, di avere incontrato o comunque avuto contatti con almeno 40 tra capi di stato o di governo“.
Quindi un pensiero alla globalizzazione, al libero commercio globale con cui forse non si è arrivati all’obiettivo della “migliore distribuzione della ricchezza e che sistemi meno democratici del nostro piano piano ci sarebbero avvicinati di più ai nostri, si sarebbero democratizzati, invece è accaduto l’esatto contrario, la ricchezza si è concentrata verso l’alto, regimi o sistemi autocratici si sono rafforzati, si sono involuti rafforzandosi, mentre chi si è indebolito siamo stati noi“. Questo, però, ha precisato ancora Meloni, non significa che non si intenda “giocare un ruolo da protagonisti“, anzi: “Occorre che l’Italia sia consapevole del ruolo strategico che può svolgere in questa fase, ovviamente d’accordo con i suoi partner“.
“Dobbiamo difendere il mondo libero, ed è una missione perché non c’è crescita, non c’è sviluppo dove non ci sono sicurezza e libertà e questo noi lo sappiamo molto bene“, ha chiarito ancora prima di spiegare quali sono le sfide enormi per cui si devono utilizzare “al meglio tutte le nostre risorse, anche superando se vogliamo gli steccati, i vari strumenti della nostra politica estera, la diplomazia da una parte, la difesa della sicurezza dall’altra, bisogna rendere totale e migliore questa sinergia, perché noi siamo di fronte a una missione che è quella di difendere il sistema che abbiamo creato sulle macerie dei conflitti della seconda Guerra mondiale“.
Per Meloni, “senza l’identità diciamo classica, giudaico-cristiana l’occidente non sarebbe quello che è, perché l’occidente è una appartenenza non è una semplice organizzazione, è una appartenenza, è un sistema di valori del quale noi facciamo parte e faremo sempre parte per destino non per banale scelta politica“.
La premier ha parlato anche dell’Europa, che deve diventare “sempre di più un attore globale, consapevole di qualcosa di cui non sempre è stata consapevole, e cioè che quando tu lasci vuoto uno spazio, qualcun altro occuperà quello spazio“. Secondo Meloni, infatti, quando dall’Europa si è deciso di indietreggiare, anche l’Italia lo ha fatto, e “qualcun altro è avanzato e siamo noi a pagare le conseguenze di quelle scelte“.
La leader di Fratelli d’Italia ha quindi ricordato la vittoria dell’Italia sul tetto al prezzo del gas, che “è un risultato fondamentale per mettere a freno la speculazione” e che “molti – ha detto – davano per difficile da ottenere, ci abbiamo creduto, questa battaglia è stata iniziato dal governo precedentemente che ha fatto un ottimo lavoro, dal presidente Draghi, dal ministro Cingolani, l’abbiamo portata avanti noi“.
Sostituire la dipendenza dalla Russia, di cui ha parlato anche nel merito della guerra con l’Ucraina, con una “maggiore dipendenza economica per esempio dalla Cina” rischia di essere un altro errore, pure perché, sul tema dell’energia, anche “il ruolo della diplomazia è un ruolo che diventa centrale, anche perché voi sapete che noi abbiamo un po’ un pallino: che nella tragedia di questa situazione energetica si apre per l’Italia una grandissima occasione, perché potremo divenire, essere lo snodo energetico di tutta l’Europa“.
Nel merito, poi, del conflitto, la presidentessa del Consiglio ha spiegato come “oggi la pace in Europa non è più scontata, la nostra libertà non è più scontata, basta arrivare poco lontano da qui per vederlo“. Chi conosce la geopolitica, ha detto, sa che la guerra ha dimensioni molto più ampie rispetto a quelle che riguardano il Paese di Volodymyr Zelensky e Vladimir Putin, ma “se anche coinvolgesse solamente l’Ucraina mi vedrà in ogni caso dell’idea che l’Italia ha fatto quello che doveva fare e continuerà a fare quello che deve fare“.
Meloni ha ribadito l’importanza della fermezza del nostro Paese nel conflitto fin dall’inizio, spiegando come “la stella polare del nostro impegno rimane la ricerca del dialogo la cessazione delle ostilità“. Certo, arrivare alla pace, che è un tema complesso, non è semplice, anche perché “non sono mai stata convinta che fosse sufficiente dichiarare la pace per ottenerla“. Piuttosto, “penso che se vuoi costringere due attori in campo a sedersi a un tavolo delle trattative, la prima regola deve essere che ci sia equilibrio tra le forze in campo altrimenti non avrai pace, avrai un’invasione e un’invasione non è mai pace“.
Nel suo lungo discorso, la prima capa del governo donna della storia italiana ha fatto un cenno anche al tema della sicurezza e della difesa, spiegando come “la necessità di rafforzare l’Europa nella sua autonomia strategica, per questo occorre anche consapevolezza dell’ordine di grandezza degli investimenti necessari“, dando importanza alla “spesa militare è una spesa necessaria per difendere i propri interessi nazionali“.
Mentre sui migranti e sui flussi verso l’Europa dall’Italia, per cui “serve un approccio costruttivo ma serio“, si è intascata un’altra vittoria nell’Unione europea, perché la Commissione “ha dichiarato la rotta del Mediterraneo centrale una priorità“. Meloni ha poi concluso parlando dell’Iran e dimostrando vicinanza e solidarietà per le donne perché lei considera la violenza verso di loro e sui manifestanti pacifici “qualcosa di inaccettabile“.
Ma Meloni oggi era attesa anche dalla prima intervista televisiva nelle vesti di presidentessa del Consiglio. Nella puntata di Porta a porta, il programma di Bruno Vespa su Rai Uno, registrata oggi e che andrà in stasera, la capa del governo ha affrontato altri temi, tutti molto importanti.
Il primo argomento su cui ha voluto porre l’accento è che “l’Italia non è l’eterna Cenerentola se non per percezione sua, di sé stessa“. “Io sono una patriota e non avevo idea di quanta voglia di Italia ci sia nel mondo. Come sempre, chi sta fuori dai confini nazionali ha una concezione migliore di quella che abbiamo noi in patria“, ha ribadito.
Quanto a ciò che si aspetta alla fine dei cinque anni passati al governo, ha spiegato che vuole un Paese ottimista, “che si fidi delle sue istituzioni. Penso che abbiamo mille problemi, poi guardi i dati dell’economia e ti accorgi che nell’ultimo trimestre siamo cresciuti di più di tedeschi, francesi, spagnoli“.
Nel corso del tempo, infatti, per la leader di Fratelli d’Italia “è mancato l’ottimismo, un po’ di sano orgoglio“. D’altronde, ha spiegato ancora, “gli italiani non si aspettano che tu faccia dei miracoli, sanno che la situazione è difficile e che non può cambiare tutto da un giorno all’altro, si aspettano di vedere che quello che fai non lo fai perché devi qualcosa a qualcuno ma lo fai perché è giusto“.
Quanto al fatto che il governo da lei presieduto sia in grado di cambiare l’Italia, “ce lo dirà la storia, il tempo – ha ammesso -. Non ho paura di farlo. So a cosa vado incontro, so quali sono i poteri con i quali hai a che fare, le incrostazioni. So che è un lavoro difficilissimo, incontreremo molte trappole in questo percorso. Ma so anche che è alla portata“.
Nel merito della manovra finanziaria e delle proteste da parte dei sindacati che l’hanno accompagnata in quest’ultimo mese, Meloni ha detto di provare rispetto per tutti, ma anche chiarito che lei non si spaventa per le manifestazioni. “Non sono una persona che si spaventa, l’unica cosa che mi spaventa è deludere“, ha detto al giornalista.
Sul reddito di cittadinanza, secondo la premier Meloni “sono state dette molte bugie: lasciamo la massima tutela a tutti coloro che non possono lavorare, agli over 60 e a chi è senza reddito e ha minori a carico“. Secondo lei, infatti, “uno Stato giusto non mette sullo stesso piano dell’assistenzialismo chi può lavorare e chi non può“, ha aggiunto. Certo, questo non significa, ha chiarito la premier, che non verrà riformato, anzi: “Vi pare normale che non ci sia il vincolo, per i percettori, di risiedere sul territorio nazionale?“, ha chiesto.
Invece, sul Pos e sull’obbligo di utilizzo solo sopra ai 60 euro, che pure è stato levato dalle norme che verranno approvate, ha chiarito di essere “certa del fatto che non sia giusto imporre agli esercenti di accettare pagamenti per importi molto, molto bassi“. Ma ha anche spiegato che hanno “fatto un emendamento perché ci sia una moral suasion sugli attori di questa vicenda, affinché si mettano d’accordo per azzerare le commissioni al di sotto di determinati importi. Se questo non accadrà, posso considerare quelle commissioni un extra-gettito e utilizzarle per aiutare gli esercenti“.
Anche il Mes, il meccanismo europeo di stabilità che solo il nostro Paese, in Unione Europea, non ha ancora ratificato, Meloni ha detto che noi, finché ci sarà lei come presidentessa del Consiglio, l’Italia non accederà al conto e che può firmare con il sangue. Nel merito, poi, della ratifica ha detto che “non è un grande tema, ne discuterà il Parlamento. Se siamo gli unici che non approvano la riforma blocchiamo gli altri“.
Sempre in ambito europeo, la numero uno del primo partito alle elezioni del 25 settembre (e non solo) ha spiegato nuovamente della vittoria ottenuta con l’approvazione del price cap, che rimane “una assicurazione che abbiamo contro le impennate della speculazione. Il tetto a 180 è un tetto alto. La proposta della Commissione Ue all’inizio di questo dibattito era a 275, siamo arrivati a 180, la proposta italiana era a 160“. Anche da Vespa, ha sottolineato quanto potrà essere fondamentale il ruolo del nostro Paese, che “può diventare lo snodo dell’approvvigionamento energetico per l’intera Europa, grazie alla nostra posizione nel Mediterraneo“.
Meloni ha anche parlato della questione dei migranti, spiegando come “in questi anni abbiamo confuso due materie che non c’entravano nulla l’una con l’altra, il tema dei profughi e quello dell’immigrazione“. Secondo la premier, si sono penalizzati quelli che volevano rispettare le regole e volevano venire a lavorare da noi, mentre “quelli che accogliamo noi sono, molto più banalmente, quelli che hanno i soldi da dare agli scafisti. Non credo che questo sia un modo intelligente di gestire il tema dei profughi e dell’immigrazione“. “Le partenze vanno fermate – ha detto -, bisogna difendere i confini esterni della Ue. Dobbiamo europeizzare quello che ha fatto la Spagna, che ha aperto i Consolati in Africa” per vagliare le richieste d’asilo.
Sul tema dei migranti, poi, ha ammesso che ci sono state delle frizioni con la Francia di Emmanuel Macron, che ha anche rivendicato: “Tutti quanti si sono resi conto che la reazione risentita dei francesi di fronte alla prima nave di una Ong mai sbarcata in Francia, con a bordo 230 persone, quando in Italia ne sono sbarcate 94mila da inizio anno, è in realtà la spia di un problema che io temevo e che ha avuto conferma“, ha detto ancora.
Pronta a partire alla volta dell’Iraq, il conduttore di Rai Uno le ha domandato per quando è in programma un viaggio a Kiev, e ha detto che sarà “nei primi mesi del prossimo anno“. Per questo, però, la leader di FdI dovrà sentire Zelensky: “I nostri uffici diplomatici sono in contatto per sentirci prima di Natale“. E quindi “gli auguri al popolo ucraino, particolarmente in questo momento: questo è il periodo in cui tutte le culture del mondo celebrano la luce, e loro vivono al buio“, ha aggiunto.
In conclusione, Meloni ha parlato anche del format social che ha sperimentato con ‘Gli appunti di Giorgia‘ in cui mostra la sua agenda, che porta sempre con sé, perché “è la mia coperta di Linus“, ha scherzato.
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