Domani, Giorgia Meloni, la presidentessa del Consiglio, incontrerà a Roma, a Palazzo Chigi, la presidentessa della Commissione europea, Ursula von der Leyen, che sarà nella Capitale per il lancio del libro sui discorsi dell’ex presidente del Parlamento europeo scomparso lo scorso anno, David Sassoli. Sul tavolo, inevitabilmente, ci sarà il tema dei migranti, specie dopo le decisioni che il governo di centrodestra ha preso nel merito.
Dopo, però, la vittoria dell’Italia nel Consiglio europeo di inizio dicembre sull’introduzione, a livello comunitario, di un tetto al prezzo del gas, le due presidentesse avranno modo di parlare (probabilmente) anche della crisi energetica, oltre che del Piano nazionale di ripresa e resilienza che, più volte, Meloni ha detto di voler riconcordare con i vertici europei.
Per la prima visita ufficiale in veste di presidente del Consiglio, la prima donna della storia della Repubblica italiana, Giorgia Meloni aveva deciso di andare a Bruxelles per incontrare i vertici dell’Unione europea, tra cui, ovviamente, anche la presidentessa della Commissione europea, Ursula von der Leyen.
Da quel meeting di fine ottobre – in cui le due numero uno dei rispettivi organi esecutivi italiano ed europeo avevano parlato di tanti argomenti compresa la crisi energetica -, ne sono arrivati tanti altri, com’era normale che fosse. E domani, lunedì 9 gennaio, ce ne sarà un altro in cui a fare gli onori di casa sarà la leader di Fratelli d’Italia.
A Palazzo Chigi, intorno all’ora di pranzo, e dopo che von der Leyen avrà assistito al lancio del libro “La saggezza e l’audacia“, una raccolta di discorsi tenuti al Parlamento europeo dall’ex presidente David Sassoli, scomparso lo scorso anno, Meloni avrà modo di parlare con la sua omologa soprattutto della questione dei migranti, in particolare del decreto legge approvato che mette una stretta alle navi delle Ong.
Sul tema, infatti, a novembre si è consumato uno scontro non da poco con la Francia, che ha quasi portato a una crisi diplomatica con il Paese di Emmanuel Macron, ma ha anche permesso all’Italia di inserire l’argomento immigrazione tra quelli di cui si discuterà nel Consiglio Ue straordinario del 9 e 10 febbraio, che da allora sarà presieduto dalla Svezia.
Qualche giorno fa, un rappresentante permanente dello Stato scandinavo a Bruxelles aveva messo le mani avanti annunciando che, fino a quando sarà il loro turno per la presidenza del canonico semestre, non si cambieranno le regole per una migliore e maggiore condivisione della gestione dei flussi, come invece si auspicherebbero dal governo italiano.
Due giorni fa, comunque, c’era stata una piccola retromarcia da parte degli svedesi – che politicamente (ora) sono molto più vicini a Meloni rispetto a soli tre mesi fa – i quali hanno chiarito che quelle parole erano state fraintese.
È qui che entra in ballo von der Leyen che giovedì, invece, a Kiruna incontrerà l’esecutivo svedese per comprendere le priorità che vorranno mettere in campo dalla Svezia. In pratica, quindi, la premier giocherà d’anticipo, cercando di spiegare, in primis, qual è la ratio della norma approvata dal Consiglio dei ministri, ma anche qual è il progetto che si intende sottoporre all’Europa, e dunque la difesa dei confini esterni all’Ue e lo stop agli sbarchi. Secondo Raffaele Fitto, ministro per gli Affari europei, le Politiche di coesione e il Pnrr, che anche nel Parlamento di Strasburgo ha lavorato per un nuovo accreditamento di Meloni, si deve “progredire sui negoziati” e ben venga la “determinazione della Svezia“.
Dal canto loro, dall’Unione europea sono convinti che non spetti loro analizzare il contenuto del decreto ma, ha sottolineato Anitta Hipper, la portavoce della Commissione Ue, “indipendentemente da cosa l’Italia stia facendo, i Paesi membri devono rispettare la legge internazionale e la legge del mare: salvare vite è un obbligo morale e legale“.
Sul tavolo dell’incontro tra Meloni e von der Leyen, con molta probabilità, ci saranno anche i rincari dell’energia e il Pnrr. Sul secondo tema, la leader di Fratelli d’Italia, già in campagna elettorale, non ha mai fatto mistero di voler concordare di nuovo il patto sul Piano soprattutto perché i prezzi, anche quelli dei materiali, sono aumentati notevolmente rispetto a quando si è sottoscritto.
Sul Pnrr, hanno assicurato dall’esecutivo all’Ansa, il dialogo con la Commissione è già ben avviato, ma ci sarebbe da discutere, forse, di un diverso utilizzo dei fondi di coesione europei e anche su un possibile dirottamento di almeno una quota di quelli che non sono stati spesi o comunque non sono stati impegnati dall’Italia del vecchio bilancio comunitario che potrebbero finire tra gli obiettivi del Piano nazionale di ripresa e resilienza, anche in questo caso alla luce dell’aumento dell’inflazione. Nello specifico, si tratterebbe di circa 10 miliardi in più.
Pochi problemi, invece, ci saranno sulla questione legata al conflitto tra Russia e Ucraina. Sia il nostro Paese, sia la Commissione europea, infatti, viaggiano sulla stessa lunghezza d’onda per quanto riguarda il sostegno a Kiev, con l’Italia che continuerà ad aiutare lo Stato di Volodymyr Zelensky sia in termini economici, sia in termini militari, in piena sintonia con il Patto atlantico.
Nel merito, in un’intervista al Corriere della Sera, il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha chiarito che non ci sono state richieste da parte degli Stati Uniti per l’invio di nuove armi italiane all’Ucraina e ha specificato come “il sesto pacchetto di difesa è ancora da perfezionare, e come previsto non ci sarà alcun invio prima di un’informazione al Parlamento“. Tema che, in passato, è stato motivo di scontro con le opposizioni, specialmente con il MoVimento 5 stelle di Giuseppe Conte.
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