Lite in tv tra Luigi Di Maio, vicepremier e ministro del Lavoro, e Mario Calabresi, direttore di Repubblica. I due erano ospiti a Di Martedì, il programma di La7 condotto da Giovanni Floris, e stavano discutendo sulla libertà di stampa, tema molto delicato e caro al MoVimento che ha sempre additato Repubblica tra i suo “nemici” mediatici. Alla fine del dibattito, l’affondo del direttore a proposito di una delle diverse querele ricevute che sarebbe arrivata a nome di Luigi Calabresi, commissario di polizia e padre del giornalista, ucciso dai terroristi rossi nel 1972. “Lei ha citato una delle querele che mi ha fatto, mi pare che ne abbiamo un paio in corso, tre ne ho con Casaleggio”, ricorda Calabresi. “Quella di Marra gliela do, così me la rimanda corretta. Il problema è che avete fatto causa a un signore che si chiama Luigi Calabresi, mio padre, che non c’è più da quaranta e rotti anni”.
Lo scambio con Di Maio si infiamma, il vice premier parla di “errore formale” e sottolinea che la causa è andata avanti, ma per il giornalista l’episodio è rivelatore perché “dà l’idea dell’approssimazione con cui fate le cose”.
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