Di Maio ha lasciato ufficialmente la segreteria di Impegno Civico

L’Impegno Civico di Luigi Di Maio è finito. L’ex capo politico del MoVimento 5 stelle, poi passato a fare da solo, ha lasciato la segreteria della sua creatura dopo il passaggio di consegne con Antonio Tajani, che ha preso il suo posto al ministero degli Affari esteri.

Di Maio
Luigi Di Maio – Nanopress.it

La notizia era stata anticipata ieri dall’AdnKronos, e oggi l’ex titolare della Farnesina ha comunicato e ufficializzato il suo addio alla segreteria. Tanti i messaggi dei suoi sui social, specialmente quello di Sergio Battelli, ex deputato M55 passato, anche lui, con Di Maio con la scissione di giugno.

Luigi Di Maio ha lasciato la segreteria di Impegno Civico

L’avventura politica dell’ex enfant prodige (della politica) Luigi Di Maio si stoppa per un po’, quantomeno per ora. L’ex ministro degli Esteri dei governi Conte II e Draghi, dopo aver scambiato il testimone con Antonio Tajani, alla Farnesina, ha deciso di lasciare anche il posto di segretario del suo Impegno Civico, partito creato a cavallo tra luglio e agosto assieme a Bruno Tabacci.

La storia politica del ministro degli Esteri uscente subisce, dunque, un’importante battuta d’arresto. O meglio, l’ha subita dopo l’esito delle elezioni del 25 settembre. La sua escalation con il MoVimento 5 stelle, infatti, era stata lenta e inesorabile, permettendogli di diventare il vicepresidente della Camera e vicepresidente del Consiglio dei ministri. Poi anche l’avventura come ministro degli Esteri, per ben due volte, che gli ha dato ulteriore risalto internazionale. Specialmente se si considera il momento storico che stiamo vivendo e l’impegno che ha dovuto assumere nei confronti della Nato e per la posizione dell’Italia nella guerra tra Russia e Ucraina e tutto ciò che ne è conseguito.

Tajani Di Maio
Il passaggio di consegne tra Di Maio e Tajani – Nanopress.it

L’addio al MoVimento Di Maio l’aveva siglato il 21 giugno 2022, una svolta chiara per l’ex enfant prodige campano che ha deciso di staccarsi dalla guida di Giuseppe Conte e non si rivedeva più nelle decisioni assunte dal gruppo con cui aveva vissuto il suo intero impegno politico. Una decisione che magari, a posteriori, avrebbe rivisto. O magari no, che non si decide soltanto in base agli esiti elettorali, e la spaccatura rispetto ai pentastellati era ormai evidente per il ministro degli Esteri, che si ritrovava molto di più nelle scelte che man mano il governo Draghi stava portando avanti.

Il fallimento politico, le dimissioni dalla segreteria di Impegno Civico e le reazioni

Di Maio era diventato una personalità autonoma anche dalle vicende del MoVimento stesso, la cui salita nelle grandi sali della politica internazionale sembrava inarrestabile. Il crollo dell’esecutivo presieduto dall’ex presidente della banca d’Italia, ma lo scriviamo a posteriori, è stato fatale per l’opera politica del campano.

Impegno Civico è nato con degli intenti ben precisi e delle motivazioni scandite a chiare lettere, inserendosi in un panorama internazionale pieno di ostacoli e interruzioni e che ha come risposta necessaria l’assenza di ambiguità. Di Maio non ne ha avute nei principali punti della sua nuova creatura, o almeno questo era nei suoi piani: la coalizione a cui aderire era quella di centro-sinistra, con una posizione sicuramente moderata, atlantista ed europeista, che era figlia anche degli anni di carica agli Esteri.

Alle elezioni del 25 settembre, si è candidato ai colleghi uninominali e plurinominali con il simbolo del Pd, per questioni di coalizione e legge elettorale. La scelta è parsa a molti contraddittoria rispetto agli inizi e probabilmente al centro della vita politica di Di Maio, che più volte aveva scagliato forti critiche verso i democratici quand’era a capo dei pentastellati.

Le urne sono state inflessibili con Di Maio. L’ormai ex leader di Impegno Civico si era ricandidato alla Camera nel collegio uninominale Campania 1, Napoli – quartiere Fuorigrotta, ovviamente con la coalizione di centrosinistra a cui aveva aderito. Il 24,41% dei voti non è bastato per valere una vittoria che sarebbe stata determinante per il centro-sinistra e soprattutto per lo stesso Di Maio.

Infatti, a prevalere è stato l’ex ministro dell’Ambiente Sergio Costa, candidato del Movimento 5 Stelle che, invece, ha totalizzato il 39,72% dei voti. La sconfitta è stata cocente all’uninominale per il politico campano e poi è piovuto sul bagnato. La lista di Impegno Civico si è fermata solo allo 0,6%, al di sotto della soglia di sbarramento del 3%, il minimo indispensabile per eleggere rappresentanti, ma anche quella dell’1%, senza cui non è possibile sommare i voti ottenuti a quelli della coalizione. Insomma, una sconfitta totale e senza attenuanti che non gli ha permesso di entrare in Parlamento.

E ora? Beh, il disgregamento di Impegno Civico è chiaro ormai da giorni. Tabacci aveva mollato il 7 ottobre, oggi tocca a Di Maio, poche ore dopo la scadenza del mandato come ministro degli Esteri e il passaggio di consegne con Tajani. Lui era stato chiaro, subito dopo la sconfitta del 25 settembre: “Non ci sono se, ma o scuse da accampare. Abbiamo perso. Gli Italiani non hanno considerato abbastanza maturo e valido il nostro progetto politico. E su questo la nostra comunità dovrà aprire una riflessione. Riflessione che sicuramente c’è stata e ci sarà nel prossimo futuro, ma difficilmente Di Maio riuscirà a rimettersi in evidenza nei prossimi passi della politica italiana.

Comunque, la notizia delle sue dimissioni non ha lasciato indifferenti diversi dei suoi che si sono fatti sentire attraverso i social network. Battelli, ex presidente della Commissione per le Politiche Ue della Camera dei Deputati, gli ha dedicato un post su Instagram allegando una foto che li ritrae insieme nelle aule di Montecitorio: “È stato un onore amico mio. L’amicizia e i rapporti umani non cambieranno mai come non cambierà mai la cattiveria e l’invidia. Ad maiora semper”. La frecciata è chiara, ma anche la solidarietà di un collega che ha accompagnato per lunghi tratti Di Maio nel suo impegno politico. Su Twitter, invece, a dire il vero, molti utenti non hanno perso l’occasione per muovergli altre critiche e trattando la notizia con una buona dose di ironia.

Se il presente per l’ex ministro degli Esteri non sta regalando grandi gioie, il futuro è tutto da scrivere e potrebbe riservargli ancora grandi soddisfazioni. Perché la giovane età non serve solo ad annoverare record e non deve essere solo sinonimo di talento e potenzialità, ma lascia anche gli spazi per cadere e rinascere. Nelle aule governative come nei consensi e nelle urne elettorali, senza alcuna ambiguità.

 

 

 

 

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