[didascalia fornitore=”ansa”]Ylenia, a dx, e l’ex fidanzato ripreso dalle telecamere mentre acquista della benzina[/didascalia]
Dodici anni di carcere per aver tentato di bruciare viva l’ex fidanzata e con delle motivazioni chiare, a fronte di dichiarazioni della stessa vittima che difese l’aguzzino. Il giudice Salvatore Mastroeni ha messo per iscritto i motivi che l’hanno spinto a condannare Alessio Mantineo, 24 anni ed ex fidanzato di Ylenia Bonavera, 22 anni da Messina, dopo aver tentato di ucciderla dandole fuoco. La vicenda fece scalpore soprattutto perché la giovane prese le sue difese e disse che l’aveva fatto perché l’amava e che lei non l’avrebbe mai denunciato perché non era una “sbirra”, sperando di poter tornare a vivere con lui. Nelle motivazioni, il giudice ha spiegato soprattutto alla giovane perché è giusto che chi ha tentato di darle fuoco vada in carcere e non solo per lei, ma per tutte le donne “uccise come in una carneficina o che lottano per una reale emancipazione”.
Testi a cura di Beatrice Elerdini e Lorena Cacace
Le motivazioni della sentenza partono dalle stesse parole di Ylenia e dalla sua esposizione mediatica. Mentre era ancora con le fasciature alle mani, la 21enne fu ospitata da Barbara D’Urso nei salotti tv di Pomeriggio 5. Qui non solo difese l’ex e insultò la madre che cercava di spiegarle quanto tutto fosse sbagliato, ma trovò anche la giustificazione della conduttrice. “Lo ha fatto per troppo amore”, disse D’Urso.
Oggi, con una condanna a 12 anni, è lo Stato a parlare tramite il giudice Mastroeni. “La Bonavera difende l’ex non perché è una sbirra ma perché essere bruciati evidentemente in qualche assurdo caso ‘innamora’. Diventa di nuovo l’amore della sua vita. La sua ricostruzione è tra il surreale e l’incredibile in un soggetto fragile che avrebbe bisogno di un recupero, non di perdersi di fronte al luccichio delle telecamere”, scrive il togato.
“Ylenia, nella sua posizione anacronistica e quasi da eroina dell’amore, ha pure coraggio poichè perde la solidarietà che le sarebbe spettata. A fronte di donne uccise come in una carneficina e di donne che lottano per una reale emancipazione, si trovano casi in cui violenza e sadismo vengono apprezzati, per cui essere data a fuoco può essere una prova d’amore moderna”.
La ricostruzione della vicenda
Il 10 gennaio 2017 compare la notizia dell’ennesima violenza contro le donne: un giovane, dinanzi al rifiuto della sua fidanzata che ha scelto di lasciarlo, perde letteralmente la ragione e le dà fuoco.
A finire in ospedale con ustioni sul 13% del corpo è Ylenia Bonavera, 22enne di Messina. L’ex fidanzato Alessio Mantineo , 24 anni, accusato di tentato omicidio premeditato aggravato dalla crudeltà, si presenta in Questura con il suo avvocato per costituirsi, senza rispondere alle domande degli inquirenti.
Nel frattempo, dall’ospedale la vittima, che prima l’aveva identificato come il suo aggressore, sceglie di difenderlo: ‘Non è stato lui, hanno arrestato un innocente’.
Secondo quanto ricostruito dalla Polizia e dalla Procura di Messina, all’alba di domenica, il giovane si era presentato sotto casa della ragazza, che lo aveva lasciato da un paio di mesi: quando lei ha aperto la porta, l’ha buttata a terra e l’ha cosparsa di benzina, per poi darle fuoco con un accendino.
“I vicini di casa cui la ragazza aveva chiesto aiuto, compresa la gravità dei fatti, richiedevano l’intervento del 118: la vittima, pur gravemente ustionata, sarebbe riuscita a scampare alla morte liberandosi dei vestiti in fiamme e chiedendo soccorso. In seguito, è stata trasferita nell’ospedale universitario Policlinico di Messina a bordo di ambulanza”, si legge nelle carte dei Pm.
La 22enne, ricoverata d’urgenza in ospedale, ha riportato gravi ustioni sui glutei e sulle cosce.
Per la Procura di Messina l’accusa di tentato omicidio premeditato aggravato dalla crudeltà a carico del 24enne non è mai cambiata, neppure dopo la difesa dello stesso, da parte della vittima, dal suo letto d’ospedale.