Il prezzo di benzina e diesel è momentaneamente abbastanza basso, tuttavia la salita è già ricominciata e non passerà troppo tempo prima che l’Opec decida prima o poi di tagliare la produzione. Se a questo aggiungiamo le imposte micidiali che noi italiani siamo costretti a subire (e che potrebbero benissimo aumentare), la realtà pratica è quella di prezzi al consumo sempre alti. L’alimentazione parziale a gas, Gpl o metano, è da anni una valida alternativa per risparmiare, resa sempre migliore grazie alla gestione elettronica. In più in tempi recenti si registra anche l’ingresso delle auto ibride, cioè dotate di un motore termico ed uno elettrico. Ma conviene a tutti? Proviamo quindi a fare un confronto attuale.
L’ORIGINE DEI COSTI
Innanzitutto dobbiamo prendere in considerazione tutti gli elementi che incidono sul nostro portafoglio. Quindi prezzo del carburante, resa energetica, prezzo di acquisto del veicolo o dell’impianto di trasformazione, costi di manutenzione specifici per la forma di alimentazione, trattamento fiscale, esistenza di eventuali incentivi. E’ immediato concludere che siamo di fronte ad una valutazione molto complessa.
PREZZI DEL CARBURANTE: BENZINA SEMPRE AL TOP
Cominciamo dalla base, cioè il prezzo dei carburanti. L’ultima rilevazione ministeriale, aggiornata al 6 giugno 2016, elenca un prezzo medio nazionale di 1,484 euro al litro per la benzina, 1,321 per il diesel, 0,557 euro per il Gpl. Il metano per autotrazione, rilevato a maggio, ha un prezzo medio di 0,980 euro al Kg. Per quanto riguarda le auto ibride, la parte di energia elettrica è difficilmente calcolabile, poiché essa è prodotta non solo dall’azione del motore a benzina ma anche dalla rigenerazione attraverso l’energia cinetica delle decelerazioni, oltre che dalla ricarica in una plug-in. Il costo medio dell’energia elettrica domestica è di circa 25 centesimi al kilowattora. Inoltre il Gpl, essendo un derivato del petrolio, segue le stesse variazioni di quest’ultimo, a differenza del metano, che ha altre dinamiche di prezzo.
RESA ENERGETICA: IL METANO VA PIU’ LONTANO
Ogni fonte energetica è misurata diversamente. Per fare un confronto omogeneo, si possono usare le tonnellate equivalenti di petrolio (Tep). Indicano quante tonnellate di petrolio sono contenute nell’equivalente di una tonnellata di combustibile. Abbiamo quindi una tonnellata di benzina uguale ad 1,20 Tep; il gasolio per autotrazione equivale ad 1,08 Tep; il Gpl a 1,10; il metano (detto anche gas naturale) è uguale a 0,82 Tep. Infine, per il raffronto con l’elettricità, una Tep permetterebbe di generare 11.628 kilowattora. Quindi emerge che il combustibile fossile dalla maggior resa energetica è il metano, seguito da diesel, Gpl e benzina. In parole povere, il metano consente di percorrere più chilometri, a parità di altre condizioni.
L’AUTO COSTA CARA
Ci sarebbe da chiedersi perché esistono ancora le auto a benzina, allora. Perché il mondo è un gioco di equilibri; ad un vantaggio corrisponde sempre uno svantaggio. Tralasciando per il momento le differenze di prestazioni, un motore diesel è più costoso da produrre di uno a benzina, quindi anche l’auto avrà un prezzo più alto; anche l’aggiunta dell’alimentazione a gas si riflette sul prezzo della vettura, sia proveniente dalla casa che installata successivamente. Esistono in listino anche auto alimentate esclusivamente a gas, o meglio auto in cui il serbatoio della benzina è inferiore ai 15 litri e serve solo per uso secondario.
Un discorso a parte è quello delle ibride. In un uso prevalentemente urbano, dove il motore elettrico viene usato per la maggior parte del tempo, i risparmi sui consumi sono elevatissimi. Se invece si percorrono soprattutto autostrade e statali, dove invece è sempre il motore a combustione a funzionare, allora il vantaggio si riduce notevolmente fino ad annullarsi.
Inoltre i pochi modelli disponibili sul mercato italiano, 43, sono quasi tutti premium. L’unica scelta a prezzo di larga diffusione viene da Toyota; tuttavia le differenze sono ancora alte: la Yaris ibrida, a parità di potenza e allestimento, ha ancora circa 4.000 euro in più rispetto alla corrispondente a benzina.
Quindi, mediamente, l’ordine crescente dei prezzi di un’auto nuova è il seguente: benzina, Gpl, diesel, metano, ibrida. Questo escludendo eventuali incentivi all’acquisto governativi o delle case, che non ci sono sempre.
I COSTI DEGLI IMPIANTI A GAS: NEMMENO QUELLI SI REGALANO
Da tanti anni si può trasformare un’auto a benzina in una a doppia alimentazione. I costi sono abbastanza elevati. La trasformazione a metano è più costosa di quella a Gpl perché le bombole richiedono specifiche di sicurezza molto più severe, quindi costose. Infatti il metano va stoccato ad una pressione di 200 bar, mentre per il Gpl (che è immagazzinato nella bombola in forma liquida) bastano 15 bar.
La trasformazione a Gpl per la stragrande maggioranza delle auto in circolazione, ad iniezione elettronica con catalizzatore, costa da 930 a 1.330 euro per le vetture meno sofisticate, e da 1.530 a 1.930 euro per i modelli con iniezione multipoint. Le variazioni dipendono dalla dimensione e dal tipo del serbatoio del gas; quello toroidale (ruota) costa di più di quello a ciambella (la bombola classica).
L’impianto a metano per un’auto ad iniezione single point va da 1.380 a 1.780 euro, mentre se l’iniezione è multipoint si va da 2.030 a 2.430 euro.
Per cui è molto importante riflettere bene sul valore commerciale dell’auto e per quanti chilometri si prevede di usarla ancora, considerando un’auto di una certa età può essere più soggetta a guasti di una seminuova e, soprattutto, che la spesa per l’impianto si ammortizza solo dopo un numero molto elevato di chilometri.
I VANTAGGI FISCALI: NON PER TUTTI
Attualmente le auto a gas e le ibride godono di alcune facilitazioni sul bollo auto. Però variano tra le diverse regioni. Per quanto riguarda la doppia alimentazione benzina/gas l’esenzione è di 3 anni in Veneto e nella Provincia autonoma di Bolzano; di 5 anni in Basilicata, Liguria, Puglia, Piemonte e Toscana (qui solo sotto i 100 Kw) per le auto uscite direttamente dalla casa con doppia alimentazione, in Toscana anche quelle trasformate successivamente, se immatricolate prima del 2008; in Piemonte dopo il periodo di esenzione la tassa è ridotta del 75%.
Le auto alimentate esclusivamente a gas hanno un’esenzione totale in Piemonte e Lombardia; di 5 anni nella Provincia di Trento, poi c’è la riduzione del 75%. Infine c’è una riduzione del 75% in Basilicata, Liguria, Puglia, Toscana, Abruzzo, Calabria, Campania, Emilia Romagna, Lazio, Umbria e Valle d’Aosta.
Infine le ibride. L’esenzione è permanente in Abruzzo e Piemonte solo sui Kw del motore elettrico; di 3 anni in Umbria, Bolzano, Veneto e Lazio (qui solo per le ibride benzina/elettrico); di 5 anni in Basilicata, Puglia ed Emilia Romagna.
LA MANUTENZIONE: POTREBBERO ARRIVARE SORPRESE
Per quanto riguarda le auto ibride, l’unica differenza è data dalla batteria. Generalmente la durata prevista è di 100.000 Km. Qui si deve valutare l’offerta delle singole case sull’eventuale ritiro e sulla politica della garanzia.
Sul gas il discorso è più complesso. Negli ultimi anni i miglioramenti sono stati notevoli, soprattutto per quanto riguarda i modelli prodotti a doppia alimentazione direttamente dalla casa. Tuttavia esiste sempre il potenziale problema dell’usura delle sedi valvole. Le case prevedono un tagliando addizionale obbligatorio proprio per questi componenti; inoltre, la trasformazione post vendita farebbe certamente decadere la garanzia della casa. Infine, dopo 4 anni è obbligatoria la revisione della bombola e dopo 10 la legge impone di sostituirla. Si possono sborsare anche 500 euro.
A CHI VIAGGIA POCO CONVIENE ANCORA LA BENZINA
Possiamo concludere che l’auto ibrida ha il potenziale per risultare la soluzione migliore non appena i prezzi caleranno in modo sensibile e l’offerta non si limiterà più solo alle costose auto premium (Toyota a parte). Per il momento, da un punto strettamente economico per un utente privato non ricco, è un po’ presto.
Gpl e metano hanno dalla loro i grandi risparmi sul prezzo del carburante; tuttavia se si considerano i costi di manutenzione potenziali, il ritorno economico si ha solo con percorrenze annue elevatissime, pari se non superiori a quelle del diesel. A meno che non si decida in partenza di acquistare l’auto nuova già a gas e rivenderla dopo tre o quattro anni; allora, con un po’ di fortuna, si avrebbero tutti i vantaggi e nessuno degli svantaggi. Però si deve considerare poi l’acquisto di una nuova auto. Il cliente ideale è il professionista che usa l’auto per lavoro, percorre tantissimi chilometri, la prende in leasing per tre anni ma non ha un giro d’affari da premium.
Il diesel comporta il maggiore prezzo d’acquisto, la manutenzione più costosa e nessuna facilitazione fiscale. Quindi sotto i 20-25.000 Km all’anno non appare conveniente uscire dalla tradizionale benzina. Parliamo ovviamente sempre di acquisto di un’auto nuova. Un’auto usata a gas potrebbe rivelarsi un ottimo affare anche per chi non viaggia tanto, ammesso che il veicolo non abbia problemi, cosa sempre difficile da accertare.
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