La classifica annuale stilata da Surfshark, società per la protezione dati sul web, indica la situazione delle nazioni del globo riguardo qualità di internet e benessere digitale attingendo per elaborare il report sulle informazioni open-source dei principali organi internazionali del campo in esame.
La classifica esprime cinque indicatori fondamentali da cui si ottiene poi la graduatoria del benessere digitale di uno stato: qualità di internet, accessibilità alla rete, infrastrutture digitali, sicurezza web e governance.
Complessivamente, sui 117 Paesi osservati (92% della popolazione mondiale), l’Italia sale di 8 posizioni dall’ultima rilevazione è conquista il 19° posto per benessere digitale dei suoi cittadini.
Prendendo i punteggi sezionati nei cinque indicatori la cui media compone poi la classifica generale finale, il peggior valore italiano è espresso dalla qualità di internet (42esimo posto) controbilanciato dall’accessibilità alla rete, migliore tra i dati del Bel Paese e che pone la Penisola al 12esimo posto mondiale in questo ambito.
17esimo gradino per ciò che concerne la sicurezza della navigazione online, 23esimo per la qualità delle infrastrutture e infine 26esima posizione nella governance digitale.
Altro aspetto fondamentale quando si parla di internet è la velocità di navigazione. In questo caso l’Italia migliora del 18.4% sulla rete mobile (8.7 Mbps) e del 19.3% sulla rete fissa a banda larga (17.6 Mbps) in confronto allo scorso anno ed ottiene il 39° posto per la velocità della rete internet.
Vero punto di forza del web italiano è l’accessibilità ai servizi online (12esima posizione). Un occupato italiano in media deve svolgere 20 secondi di lavoro per potersi permettere 1GB di internet su rete mobile. Israele, che guida questa specifica classifica, garantisce un gigabyte con appena 5 secondi di lavoro.
Per avere a disposizione 1GB per la banda larga fissa è necessario rimboccarsi un po’ di più le maniche: servono 2 ore e 29 minuti di lavoro (per Israele invece 19 minuti).
Accessibilità che a livello globale segna una importante frenata, in primo luogo a causa dell’inflazione generata dalla guerra russo-ucraina e dal rallentamento del commercio mondiale.
In generale, secondo il Digital Quality of Life di Surfshark, ciascun individuo deve lavorare 6 minuti in più per ottenere l’accesso ai servizi web, con punte in Uganda e Costa d’Avorio di ben 2 settimane di lavoro per 1GB di internet.
Non sorprende dunque che in cima alla graduatoria complessiva dominino le nazioni europee, le più fornite in capitali da investire, in infrastrutture di trasmissione del servizio internet e in capacità di spesa per cittadino. Sette dei primi dieci stati sono nazioni europee: se all’apice del podio vi è l’asiatica Israele, a seguire si hanno Danimarca, Germania, Francia e Svezia.
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