Scatta l’allarme diossina in Italia: come se non bastassero la Terra dei Fuochi, i veleni nell’acqua e i disastri ambientali sparsi nella Penisola, ecco che per migliaia di allevamenti di bestiame situati in 12 Regioni sono scattati i necessari controlli a causa di un carico di 26mila tonnellate di mais contaminato proveniente da una nave ucraina, buona parte del quale purtroppo è già stato distribuito, mentre le restanti 5mila tonnellate sono state immediatamente sequestrate. Scattano le analisi per la parte rimanente, già commercializzata come farina e in parte miscelata in misura variabile con altri ingredienti per diventare mangime completo, e ciò comporterà blocchi di latte, uova e carne in molti degli allevamenti interessati, e parliamo di migliaia di capi di bestiame.
Per dare un’idea della vastità del fenomeno, l’area interessata riguarda 12 Regioni, e precisamente Piemonte, Lombardia, Trentino, Friuli Venezia Giulia, Veneto, Emilia Romagna, Marche, Toscana, Lazio, Umbria, Calabria e Sicilia. Le analisi condotte dall’Istituto zooprofilattico di Bologna assegnano una presenza di 2,92-3,19 pgWHO TEQ/g di diossine e PCB DL al carico: considerando che il limite consentito è di 0,75-1,50 pgWHO TEQ/g, si capisce la gravità della situazione al di là dei tecnicismi. Il lotto di mais contaminato è sbarcato in aprile dalla nave, sfuggendo ai primi controlli, tanto che solo poche settimane fa si è compresa la gravità della situazione, quando ormai buona parte del carico è stato utilizzato per trasformarsi in cibo per bovini, polli, maiali, e in alcuni casi anche in prodotti alimentari per animali domestici, quelli che normalmente troviamo negli scaffali dei supermercati. Senza voler eccedere in allarmismo, appare comunque evidente che una parte di questo mais contaminato sia già stato venduto e consumato.
Le modalità con cui gli allevatori possono aver utilizzato questo mais alla diossina sono molteplici: c’è chi lo ha somministrato ogni giorno agli animali, chi lo ha mescolato con altri ingredienti e chi ha utilizzato solo la farina, e le conseguenze cambiano a loro volta. In ogni caso la quesitone è che la diossina è una sostanza cancerogena iposolubile, che va accumulandosi nel grasso degli animali. Ora è importante capire in quale quantità può essere finita nel cibo che consumiamo tutti i giorni: la carne è meno a rischio, mentre l’allerta è massima per uova e latticini: il Ministero ha messo in campo un complesso sistema di analisi in più fasi e a più livelli, i cui risultati saranno resi noti solo nei prossimi mesi, vista la quantità di allevamenti coinvolti. Nei casi considerati maggiormente a rischio, il Ministero ha deciso di intervenire d’urgenza bloccando sia la distribuzione del latte e delle uova, sia quello della carne.
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