E’ allarme diossina nelle uova. Il caso, ancora una volta, coinvolge Terni. A denunciare la vicenda sono stati il WWF e il Comitato No Inceneritori. Già qualche mese fa si aveva avuto notizia di questo fatto. Tuttavia le autorità avevano cercato di minimizzare e i cittadini erano stati informati che soltanto 4 campioni erano risultati contaminati. Adesso le associazioni ambientaliste puntano il dito contro l’Asl 2, che, a loro avviso, non avrebbe informato a sufficienza i consumatori.
Rifacendosi a dei campioni, la cui analisi è avvenuta nel 2013, è stato notato che la contaminazione non riguardava soltanto 4 campioni, ma 10. Ci sarebbe stato il 50% delle uova contaminato. In particolare i 10 campioni andavano oltre la soglia di sicurezza stabilita dall’Unione Europea. Sarebbe stato superato il livello compreso tra 0,2 e 0,4 pg/gr.
Le associazioni ambientaliste sono sul piede di guerra, perché ritengono che ci si è trovati di fronte ad una situazione molto ampia, che avrebbe previsto anche l’intervento più massiccio da parte della Regione Umbria. Quando è scoppiato il caso delle uova alla diossina, le istituzioni si sarebbero limitate soltanto ad accertare delle responsabilità anche a carico degli allevatori e si era semplicemente raccomandato di non bruciare plastiche accanto agli allevamenti.
Si fanno strada, quindi, le polemiche, soprattutto sulla mancanza di informazione e sul fatto che non si siano adottate strategie efficaci, per fronteggiare quella che allora (lo si scopre adesso) sarebbe stata una vera e propria emergenza per la sicurezza alimentare. Ci si chiede come mai l’Asl abbia nascosto la verità.