Il direttore di un ufficio di Poste Italiane di Taranto è stato messo agli arresti domiciliari con l’accusa di aver filmato a loro insaputa le colleghe in bagno. Il dirigente avrebbe posizionato la microcamera, ottenendo immagini delle donne. La polizia, che stava indagando dall’anno scorso, nel corso di una perquisizione nella sua abitazione ha trovato ben 120.000 immagini e decine di video, sebbene l’uomo avesse cercato di disfarsene. A scoprire quanto stava accadendo, una collega, che entrata nella toilette delle donne riservata ai dipendenti, si è accorta di un apparecchio che sbucava da un cestino.
È finito agli arresti domiciliari, il direttore di un ufficio postale di Taranto, reo, secondo le accuse, di aver filmato le sue colleghe di lavoro, a loro insaputa, mentre si trovavano nella toilette delle donne riservata ai dipendenti. Ad accorgersi che qualcosa non andava una di esse, che nel marzo dell’anno scorso per prima aveva notato la microcamera in un contenitore. Dopo averla presa, ne aveva estratto la card di memoria, trovando tra le foto registrate quella del suo diretto superiore. L’uomo è ora ai domiciliari, dopo esser stato arrestato dalla Guardia di Finanza, che ha anche ritrovato decine di filmati e ben 120.000 immagini, nonostante il tentativo goffo dell’uomo di disfarsene.
Il gip Francesco Maccagnano ha firmato il provvedimento di custodia cautelare richiesto dal pm Mariano Buccolero per un direttore di un ufficio postale di Taranto che a insaputa delle colleghe le ha filmate mentre si trovavano nella toilette delle donne. La perquisizione a casa sua, nonostante i tentativi dell’uomo di cancellare le prove, hanno portato alla scoperta di 120.000 immagini e decine di video.
Il dirigente delle Poste Italiane aveva inoltre trasferito alcune immagini sul cloud, ovvero lo spazio per conservare virtualmente i file. Ora per lui si prospetta l’interrogatorio di garanzia, assistito dall’avvocato Luigi Semeraro.
il comportamento del direttore è saltato fuori nel marzo dell’anno scorso, quando una dipendente, nel recarsi al bagno, si è resa conto di uno strano oggetto che spuntava da un contenitore. Osservandolo più da vicino, ha capito che si trattava di una microcamera.
A questo punto non ci ha pensato due volte, e dopo averla presa, con un’altra collega ha tolto la scheda di memoria e, guardando il filmato girato, ha notato con stupore che in una delle inquadrature compariva proprio il suo direttore, intento a sistemare l’oggetto.
Le due si sono rivolte quindi all’uomo chiedendo spiegazioni, e il dirigente ha inventato di averla trovata a sua volta e di averla sistemata per poter filmare chi in realtà l’utilizzasse. Le due donne non hanno creduto nemmeno per un secondo al racconto del capo, e hanno quindi sporto denuncia, facendo partire le indagini.
La seguente perquisizione da parte della Guardia di Finanza ha portato quindi alla luce computer portatili e cellulari, questi ultimi usati a loro volta per riprendere le ignare colleghe, e del seguente tentativo dell’uomo di liberarsi delle immagini scottanti. Venerdì, durante l’interrogatorio di garanzia, potrà fornire la sua versione.
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