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Categories: Politica

Direzione PD diretta live: subito il congresso, rischio scissione

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Subito il congresso, ma attorno al Partito Democratico continua ad aleggiare lo spettro della scissione: questo l’esito della direzione nazionale del Pd di lunedì pomeriggio. Potrebbero arrivare nel weekend le dimissioni di Matteo Renzi per aprire una fase di elezioni interne prima di andare al voto nazionale, ma l’ex premier chiede che «chi perde il congresso o le primarie rispetti l’esito». È quanto scrive il segretario in una lettera inviata agli iscritti in attesa della direzione del Partito Democratico, cominciata verso le 15, che seguiremo in diretta live. Si tratta di un appuntamento decisivo per le sorti del partito e del segretario: la corsa per la leadership è iniziata, con tutti gli sfidanti già in campo, da Enrico Rossi a Michele Emiliano, passando per Roberto Speranza. La minoranza dem, capeggiata da Massimo D’Alema, aveva paventato la possibilità di una scissione senza un appuntamento congressuale che rimettesse in discussione la sua segreteria. Stando allo statuto, solo le dimissioni del segretario, cioè di Renzi, può anticipare il congresso ed è proprio quello che avrebbe in mente l’ex premier.

Il momento è decisivo per il partito e per tutta la politica nazionale. Per questo, Renzi indica la strada da seguire per uscire dal pantano in cui è piombato il PD dopo la sconfitta al referendum. «Abbiamo bisogno di due cose: un grande coinvolgimento popolare e una leadership legittimata da un passaggio popolare. Ma abbiamo anche bisogno che chi perde un congresso o le primarie il giorno dopo rispetti l’esito del voto».

L’ex premier lancia dunque il guanto della sfida a chi vuol mettere in discussione la linea politica della sua segreteria, arrivando a tirare in ballo metodi da prima Repubblica, come scrive nella lettera. «Dobbiamo rilanciare, con energia e entusiasmo, l’idea del PD come motore del cambiamento, in Italia e in Europa».

Le voci di dimissioni si inseguono da giorni e lunedì potrebbe essere il giorno decisivo, anche se, nel pomeriggio di domenica, qualcuno ha frenato. Lo ha fatto il vice segretario Lorenzo Guerini che si è rivolto alla minoranza, chiedendo di non continuare nell’opera di «logoramento del segretario». Le dimissioni, dicono in molti, arriveranno il prima possibile, se non oggi in direzione, quasi di certo in Assemblea nazionale, come vuole il regolamento. Il piano di Renzi sembra ormai tracciato: congresso o primarie per la riconquista del partito e voto il prima possibile.

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20:12
Per nulla soddisfatto Bersani, che all’uscita dalla direzione ha commentato così: «La mozione non ci soddisfa, abbiamo votato contro. No a un congresso cotto e mangiato con una spada di Damocle sul nostro governo mentre dobbiamo fare la legge elettorale e mentre dobbiamo fare le elezioni amministrative. Non è il messaggio giusto da dare al Paese. Siamo il partito che governa, dobbiamo garantire che la legislatura abbia il suo compimento normale e che il governo governi correggendo qualcosa che abbiamo fatto e che il congresso si faccia nel suo tempo ordinario cioè da statuto parte a giugno e si conclude a ottobre, sarebbe questa la cosa più normale. Non ho sentito dire se vogliamo accompagnare il governo fino alla fine della legislatura». Sul rischio scissione: «Adesso vedremo».
Bersani: «Scissione? Adesso vedremo»

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19:39
La direzione del Pd ha approvato l’ordine del giorno per avviare subito, con un’assemblea che si svolgerà tra sabato e domenica, il congresso del partito. Il testo ha avuto 107 voti favorevoli e 12 contrari e 5 astensioni.
Approvato l’ordine del giorno: via al congresso subito

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19:25
Renzi alla fine ha replicato agli interventi dei colleghi (e avversari) di partito: «Si può fare un congresso con una legge elettorale in itinere? L’altra volta non solo c’era una legge elettorale pendente, ma c’era un giudizio della Consulta pendente e un deputato in sciopero della fame. La legge elettorale non è un elemento ostativo al congresso, né per lo statuto né al buon senso. L’assemblea del Pd si svolgerà sabato o domenica. Io ho fiducia nella nostra gente. Credo che a un certo punto un punto vada messo non io ma l’assemblea. È l’assemblea che ha la sovranità per decidere i tempi del congresso, lo prevede lo statuto. Se qualcuno ha paura del congresso lo dica. Avete chiesto il congresso? Venite, con il sorriso sulle labbra. Ulteriori rinvii non sarebbero capiti nemmeno dalla nostra gente».

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18:27
«Io sono tra quelli che ha favorito l’inizio dei tuoi mille giorni a palazzo Chigi. Io ho pensato a febbraio 2014 che di fronte a un fiume in piena la tua presenza a palazzo Chigi potesse rappresentare una diga più alta. Con la stessa franchezza io dico che dopo mille giorni di Governo quella diga lì non regge perché alcune scelte di fondo che abbiamo fatto non hanno convinto – lo ha detto Roberto Speranza – Sento parlare di scissione. A me non fa paura la scissione del futuro, ma quella che c’è già stata. E se serve un congresso, serve per provare a ricucire un popolo che è in una situazione di difficoltà nei rapporti con noi. C’è un pezzo dei gente che abbiamo perso per strada».

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18:06
Ha parlato quindi il ministro della Giustizia Andrea Orlando: «Ho deciso di intervenire perché ritengo che il Pd sia la conquista più importante della mia generazione. È un po’ come l’Europa: ci accorgiamo della sua importanza quando inizi a venir meno. È vero che è scomparso il futuro. La sconfitta del sì ha fatto venire meno la strategia del centrosinistra di fronte alla crisi della democrazia. Oggi non c’è una proposta in campo su questo tema. Mi sarei aspettato anche qualche autocritica da chi ha sostenuto il No. I caminetti sono iniziati perché manca una proposta politica forte in questo momento. Il clima, lo voglio dire a Bersani, è fatto anche dalle dichiarazioni quotidiane, di chi chiede dimissioni. Stop a una delegittimazione quotidiana, confronto sui contenuti, messa al bando della parola scissione».

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17:44
Emiliano: «Io non appartengo a nessuna corrente. Sono un singolo. Io sarò tra i candidati alla segreteria. È una cosa necessaria, che sento di fare. Ho sostenuto Renzi per il cambiamento ma in questi 1000 giorni io molte volte non ho capito dove voleva andare. Per questo a un certo punto il congresso è necessario, e non tanto per chi farà il segretario. Il mondo è cambiato e non sappiamo quale sarà la legge elettorale. Io escludo che nel tuo ragionamento si possa andare al congresso ad aprile, un congresso ad aprile senza conoscere la legge elettorale, è una di quelle cose che fa rischiare la scissione».
Emiliano: «Sarò tra i candidati alla segreteria, è una cosa necessaria»

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17:37
È il turno del presidente della Regione Puglia Michele Emiliano, molto atteso, uno dei più polemici verso Renzi e uno dei candidati a sostituirlo alla segreteria del Pd.

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17:37
«Deve essere un congresso vero, e non è una questione di tempistica. Non vorrei che il Congresso sia un modo per andarsi a contare e avere un pezzetto nelle prossime liste. Serve un congresso di merito – lo ha detto Debora Serracchiani – Quando si dice che arriva l’egemonia della destra, è perché la destra ha una voce unica, più forte e parla anche della paura della sinistra».

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17:20
«Il mercato di San Teodoro non può chiudere per manifesta incapacità dei Cinquestelle. Raggi proroghi subito il progetto della fondazione Campagna amica e salvi 300 posti di lavoro. Fare il sindaco significa salvaguardare le eccellenze e non distruggere l’economia della città – afferma Stefano Pedica del Pd – Raggi non pensi solo ai curricula degli assessori, prenda un impegno preciso e assicuri la continuità del mercato tanto apprezzato dai romani per la qualità e la genuinità dei prodotti. Sono vicino agli agricoltori della Coldiretti e agli operatori del mercato di San Teodoro e mi auguro che almeno in questo caso la giunta grillina sia rapida nel rimediare a un altro danno».

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17:09
Dopo Bersani è il turno del presidente del Pd Matteo Orfini: «Il congresso è stato minacciato e agitato. L’obiezione è ‘il congresso dura poco?’ A me sembra che il congresso non finisce mai, ci sono candidati che sono in campo da un anno quando il congresso non era nemmeno immaginato. Raccolta di firme, carte bollate, richiesta di dimissioni del segretario: finora è stato intavolato tutto tranne discussione. Le nostre regole trasformano il congresso in una conta di figurine? Non sono d’accordo. Abbiamo le regole che abbiamo scelto e mantenuto».

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16:53
Bersani controbatte a Renzi in merito alle elezioni: «Chi governa deve trasmettere sicurezza, linearità, non ansia. Prima di tutto il Paese. La prima cosa che noi dobbiamo dire è quando si vota. Non mi si dica, Matteo, che è una cosa da addetti ai lavori. Comandiamo noi. Possiamo lasciare un punto interrogativo sulle sorti del nostro Governo. Mettiamo l’Italia nei guai. Noi diciamo che garantiamo la conclusione normale della legislatura? Lasciare l’interrogativo o parlare come la sibilla non possiamo, dobbiamo dire qualcosa di preciso su questo e dobbiamo dirlo qui. Noi veniamo dopo il Paese”. Lo ha detto Pier Luigi Bersani, intervenendo in direzione Pd, dopo la relazione di Matteo Renzi».

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16:49
Pier Luigi Bersani: «Non è vero che ci mancano idee. Serve un luogo in cui discuterle. Se diciamo congresso stiamo dicendo questo? Non facciamo cose cotte e mangiate, che diventano cotte. Organizziamo una riflessione, un confronto, un dialogo. Noi non accoltelliamo alle spalle, avvertiamo che la destra arriva. Ce l’abbiamo già sotto i piedi se conosciamo l’Italia. Questa è una destra che se non togliamo noi i voucher li toglie lei. È una destra sovranista, protezionista. È un campo di idee che sta entrando anche in casa nostra. Sta sviluppando egemonia. Ecco perché serve un campo largo».

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16:35
«Il congresso non è una sfida, ma una necessità e un dovere. Abbiamo bisogno di riposizionarci. Necessità e dovere è fare rapidamente una legge elettorale. Non arrendiamoci a proporzionalizzare tutto. Ricominciamo dal Mattarellum per una democrazia governante. Io non mi rassegno a governare con Berlusconi, perché il giorno dopo partono i veti». Lo ha detto Graziano Delrio, prima di lasciare la parola a Pier Luigi Bersani.

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16:20
Cuperlo appare conciliante con Renzi, ma pone un interrogativo: «Matteo tu non sei il mio avversario, non sei mai stato il mio avversario. Lo sappiamo tutti che l’avversario è la destra. Il punto è se la tua politica sia quella giusta per sconfiggere la destra. Serve un congresso serio, aspro. Il Pd per come lo abbiamo fatto potrebbe finire e sarebbe una sconfitta, per che decidesse di andare e anche per chi decidesse di rimanere». Dopo il suo breve intervento, al microfono arriva il ministro delle infrastrutture Graziano Delrio.
Cuperlo: «Il nostro avversario non è Renzi, ma la destra»

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16:16
«Io nei prossimi mesi voglio andare in giro senza cerimoniali, andando a scovare i talenti migliori per questo partito e per le liste di domani, penso che si debba avere il coraggio di dire che in questo percorso di costruzione dal basso dovremo spalancare porte e finestre. Faccio un in bocca al lupo a Roberto Speranza, Enrico Rossi e Michele Emiliano. Se vinceranno loro sarò in prima fila per sostenerli. Dico solo che tutte le volte che si dice che ‘siamo il partito dei petrolieri o dei finanzieri’ un iscritto un volontario ha uno stranguglione». Conclude così l’intervento Renzi, lasciando la parola a Gianni Cuperlo.
Renzi: «In bocca al lupo a Speranza, Rossi ed Emiliano. Se vinceranno loro sarò in prima fila per sostenerli»

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16:10
Renzi tratta parla di referendum sul jobs act e voucher Inps: «Se evitiamo il referendum sui voucher male non fa, dal punto di vista politico. Poi spetta al governo e al parlamento decidere. Il jobs act non parla dei voucher. Quello che abbiamo fatto sui voucher è renderli tracciabili. Se vogliamo un confronto su tutto ciò che è precariato facciamolo».

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15:54
Renzi: «Mi piacerebbe avere una rivincita per il referendum, ma non è possibile, era una gara secca, senza possibilità di rivincita. La riforma era una partita a sé stante, le elezioni non sono la rivincita. Quel referendum è andato, è purtroppo perso, me ne sono preso la responsabilità, possiamo tornare a parlare di politica?»

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15:53
Renzi: «Il voto e il congresso sono due concetti totalmente divisi, e aggiungo che non sono più il presidente del Consiglio, non faccio parto del governo e del parlamento. La data delle elezioni non la decido io, la discussione sarà fatta da chi ha responsabilità istituzionale. Deve essere chiara la notizia che il congresso del Pd non si fa per decidere il giorno delle elezioni politiche».

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15:42
Renzi: «Oggi si parla di Europa a due velocità, io mi accontenterei di una Europa che ha una velocità. Perché è ferma, io la considero in folle. Eppure si muove. Oggi l’Europa ha un passaggio fantastico, la discussione sul fiscal compact. Dopo cinque anni avremmo dovuto ridiscutere quelle regole, per me bisogna farlo. Io non voglio violare le regole Ue, voglio discutere le regole Ue e cambiarle. Non è facile, ma è un dovere morale per chi in questi anni ha fatto una battaglia conto l’austeirity la politica tecnocratica».

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15:24
Renzi: «Se guardiamo fuori da noi, Sel sta per scindersi, Salvini e Berlusconi litigano, i Cinque stelle sono dilaniati al loro interno con una ferocia non immaginabile fino a poche settimane fa. Se vai su Google e digiti ‘Resa dei conti del Pd’ emerge un dato sconvolgente. Anche basta amici e compagni. Io non voglio la scissione, ma se scissione deve essere, io non voglio avere alibi. Il congresso Pd deve costituire alternativa al trumpismo e al grillismo. Voi della minoranza, non sarete mai i nostri avversari. I nostri avversari sono fuori da questa stanza».
Renzi: «Io non voglio la scissione»

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15:20
Matteo Renzi sta parlando alla platea del Pd, dopo aver dato il via alla direzione: «Vorrei parlare con molta franchezza e chiarezza. Dal giorno dopo del referendum la politica italiana ha messo le lancette indietro a riti e metodi dimenticati negli ultimi anni. Abbiamo iniziato con le discussioni interne dure, spesso autoreferenziali, sono tornati i caminetti. Invece di chiederci dove va l’Italia, tutto il dibattito è stato imperniato su quanto dura la legislatura, quando si fa il congresso». Con le polemiche «anche basta, diamoci una regolata: non è immaginabile che ancora una volta a fronte di una grande speranza suscitata negli italiani, tutto viene messo in discussione. Dopo l’invito a non personalizzare il referendum, evitiamo di personalizzare il post referendum».

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15:15
Sta per cominciare la direzione Pd. Al centro congressi di via Alibert sono arrivati tutti i big, da Massimo D’Alema al presidente del consiglio Paolo Gentiloni, seduto al tavolo accanto a Renzi e a Debora Serracchiani. Arrivati anche i ministri Graziano Delrio, Andrea Orlando e Dario Franceschini, senza rilasciare dichiarazioni. Anche il leader della minoranza Roberto Speranza non ha parlato ed è entrato nel centro congressi. Presente anche il ministro dell’Interno Marco Minniti. La riunione inizia con l’inno d’Italia.

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Lorena Cacace

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