Il recente Deepwater – Inferno sull’oceano rientra nella categoria del “film catastrofico”, ovvero del Disaster Film: un genere, o meglio un filone cinematografico, su cui Hollywood ha sempre investito molto. Metaforicamente e non solo.
Il Disaster Film è un film con una trama generalmente piuttosto semplice, che ruota attorno a una grave tragedia, realmente accaduta o inventata di sana pianta. Il “disastro” può avere cause naturali, umane o aliene, e coinvolge un gruppo di individui che lottano per sopravvivere: spesso non c’è un solo protagonista, ma una coralità di personaggi principali che intrecciano le loro vite durante la catastrofe.
I disastri possibili sono tantissimi, tanti quanti possono immaginarne gli sceneggiatori: meteoriti, maremoti, terremoti, tornado ed eruzioni vulcaniche… Incidenti nucleari, affondamenti, incidenti navali, incidenti aerei, crollo di palazzi, incendi, pandemie… Invasioni aliene, attacchi di animali, di mostri, di creature mitologiche… E quando la posta in gioco è la salvezza dell’intera razza umana, si entra nel magico mondo dei “film apocalittici”, in gergo Doomsday Film.
Hollywood sfrutta il genere fin dall’epoca del muto, anche se i primi film catastrofici di peso arrivano negli anni trenta, quando il genere non è ancora consolidato: Uragano, L’incendio di Chicago e San Francisco sul terremoto del 1906, ma anche il primo King Kong, con lo scimmione a piede libero per le vie di New York. Con la Guerra Fredda prende piede la paura atomica, e oltre ai film basati su minacce missilistiche, compare il primo Godzilla, emblema dei Disaster Film con protagonista un gigantesco mostro. Nello stesso periodo, arrivano i primi film importanti ispirati a invasioni aliene, come La guerra dei mondi, La Terra contro i dischi volanti e Assedio alla Terra.
Ma è con gli anni settanta che il genere esplode sul serio (in tutti i sensi). Airport, L’avventura del Poseidon e L’inferno di cristallo sono solo alcuni dei film più noti del periodo, che cominciano ad avere grandi cast, grandi budget e grande impiego di effetti visivi sempre più spettacolari: se negli anni cinquanta il disastro era appannaggio di film di serie B, è in questa decade che Hollywood inizia a scommettere pesatamente sulle catastrofi cinematografiche.
Il genere si spegne, poi si riaccende negli anni novanta grazie a due nomi: James Cameron, che incassa undici Oscar col suo Titanic, e Roland Emmerich, specialista del genere, che negli ultimi vent’anni ha sfoderato Independence Day, un nuovo Godzilla, The Day After Tomorrow, 2012, White House Down, un altro Independence Day… Hollywood spende sempre di più e sempre peggio: la qualità di fondo scende, ma aumentano i budget messi a disposizione dagli studios, quasi tutti indirizzati verso cast di richiamo e roboanti effetti speciali.
Intanto, però, è successo qualcosa. Gli Stati Uniti del “dopo 11 settembre” hanno un’immagine della catastrofe molto più vicina, molto più drammatica e molto più reale. I film catastrofici del nuovo millennio diventano meno fracassoni e meno spensierati, perché in ognuno di essi sembra rimbombare il disastro, quello vero, dell’attentato alle Torri Gemelle.
Hollywood ama le catastrofi. Negli ultimi anni, però, il pubblico le ama un po’ meno.