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Sono passati 3 anni dal disastro di Fukushima. L’11 marzo 2011 la centrale nucleare è stata devastata dalla potenza di un terremoto e di un maremoto. Tutto ciò ha portato ad un vero e proprio incidente. A causa del danneggiamento dell’impianto si sono avute delle fughe di radioattività, per mezzo delle quali sono state contaminate le aree circostanti. Le conseguenze sono state tante sia dal punto di vista ambientale che da quello che riguarda la salute pubblica.
La vicenda
In seguito ad un forte terremoto che ha colpito il Giappone nel 2011, si è verificata un’esplosione alla centrale nucleare di Fukushima. Inizialmente si è polverizzata la gabbia di contenimento di uno dei reattori della centrale. Fin da subito si è capito che la situazione era più tragica di quanto si potesse pensare. Gli esperti, misurando le radiazioni subito dopo l’esplosione, hanno riscontrato che il loro livello corrispondeva alla quantità che in genere viene assorbita nel corso di un anno. Per questo motivo le autorità sono subito intervenute, disponendo l’evacuazione della zona intorno alla centrale, per un raggio di 20 chilometri. La popolazione è entrata nel panico e la situazione, per certi versi, ha assunto delle dimensioni gigantesche e a volte anche ingestibili. A destare le preoccupazioni è stato soprattutto il reattore numero 4, il più gravemente danneggiato. Nel tempo la contaminazione si è fatta più forte, con riversamenti di acque contaminate nel mare e il coinvolgimento delle coltivazioni. La Tepco, la società di gestione della centrale, ha spesso agito in maniera reticente ed è stata accusata di aver nascosto dei dati molto importanti per la tutela della salute pubblica.
Il disastro ambientale e per la salute
Dal punto di vista della tutela ambientale sicuramente il disastro di Fukushima ha rappresentato un colpo molto duro. I danni causati dall’esplosione sono stati ingenti anche in termini di ecosostenibilità. Non a caso proprio da quell’incidente è iniziato un dibattito a livello mondiale sull’opportunità o meno di fare ricorso all’energia nucleare. Molti Paesi si sono convinti anche a puntare su altre forme di energia, in particolare sulle rinnovabili. Non meno disastroso il bilancio per ciò che riguarda le condizioni di salute della popolazione. Nel corso dei 3 anni dall’incidente nucleare si è registrato un aumento dei tumori alla tiroide tra i bambini che vivono nella zona. Il numero dei piccoli interessati da un possibile cancro è salito, arrivando a 254.000 casi accertati, almeno fra quelli tenuti sotto osservazione dalla Fukushima Medical University. Molti esperti si sono chiesti se questi dati possano essere ritenuti attendibili oppure se la malattia è stata maggiormente riscontrata, perché si è proceduto ad una quantità più elevata di screening. Un dato, comunque, è certo: generalmente la neoplasia alla tiroide coinvolge un tasso molto minore, nell’età dai 10 ai 14 anni, rispetto a quello dei bambini e degli adolescenti che sono stati trovati ammalati a Fukushima.
La situazione oggi
Dopo 3 anni è possibile riscontrare un blocco stradale che impedisce l’ingresso nella zona altamente contaminata. In questa area si vedono ancora i resti degli oggetti scagliati dallo tsunami nella zona costiera. Sono zone desolate, in cui ogni tanto qualcuno si reca a visitare le tombe del cimitero. La gente ha dovuto lasciare le proprie abitazioni e i loro luoghi di lavoro: si riscontrano, infatti, varie fattorie abbandonate. Intere città sono state evacuate a pochi chilometri dalla centrale interessata dall’incidente. Il paesaggio è desolato: abitazioni evacuate e ferrovie abbandonate. Relitti di una terra completamente devastata. Vicino alle zone contaminate le autorità hanno organizzato dei posti di blocco, per tenere sotto controllo la situazione. Ancora si piangono le numerose vittime. Molte persone ancora vivono nei centri per gli sfollati e lo stesso Governo è stato accusato in vari casi di non aver fatto abbastanza per aiutare la popolazione colpita. La situazione viene resa ancora più complessa, perché ci sono continue perdite di acqua, che era stata immagazzinata nei grossi contenitori della centrale. Tutto ciò provoca anche dei danni per quanto riguarda la contaminazione del terreno e, quindi, si innesca un processo, che va a colpire prima di tutto anche la catena alimentare, con potenziali rischi per la salute. Nel frattempo varie centrali nucleari hanno richiesto di essere riattivate e molto verosimilmente il Governo nei prossimi mesi ha intenzione di muoversi proprio in questo senso.