Lo scorso 10 giugno, dopo la morte di George Floyd e le conseguenti proteste portate avanti dal movimento “Black Lives Matter”, uno dei capolavori del cinema americano, “Via Col Vento”, è stato eliminato dalla piattaforma di streaming HBO Max perché rappresenta “l’America razzista”. Oggi, invece, a finire sotto la lente di ingrandimento sono alcuni dei grandi classici Disney, come “Peter Pan”, “Dumbo” e “Gli Aristogatti”.
Su Disney+, la piattaforma della multinazionale statunitense lanciata a fine marzo anche in Italia, verrà mostrato un avviso prima di alcuni vecchi film d’animazione con contenuti considerati razzisti. “Questo programma include rappresentazioni negative e/o offese di persone o culture”, si legge nella versione inglese del messaggio.
Non è la prima volta che Disney compie un’azione in questa direzione. Nel 2019 è stato introdotto un avviso, “rappresentazioni obsolete di culture”, in alcuni vecchi film, volto ad indicare agli utenti che il prodotto conteneva messaggi considerati oggi “non appropriati”. Tuttavia, il messaggio si poteva trovare solo nelle informazioni aggiuntive del film. Adesso, invece, Disney ha deciso di mostrarlo all’inizio del lungometraggio, per circa 10 secondi.
Black face, personaggi che parlano una lingua sconosciuta e alterazioni estremizzate della realtà. Sono solo alcuni dei contenuti per i quali apparirà, prima dei film, il messaggio di avviso. In “Dumbo”, del 1941, i personaggi dei corvi sono un rimando agli spettacoli in cui gli attori bianchi si dipingevano il volto di nero per interpretare gli schiavi neri.
Nel cartone animato “Gli Aristogatti”, che racconta la storia d’amore e le avventure di Romeo e Madame, è invece presente un personaggio di origini asiatiche rappresentato con occhi schiacciati e denti enormi. E ancora: in “Peter Pan”, del 1953, tratto dal romanzo di J.M. Barrie, è sotto i riflettori la scena dell’incontro con Giglio Tigrato. I personaggi rappresentati sono indigeni, che però parlano una lingua sconosciuta ai protagonisti. In questo caso, è messo “sotto accusa” anche l’utilizzo della parola pellerossa.
Fin dall’inizio, l’azienda ha inoltre scelto di non includere il musical “I racconti dello zio Tom” nel catalogo Disney+. Uscito nel 1946, il film è stato fin da subito accusato di raccontare in modo sbagliato lo stato di vita degli schiavi e i loro rapporti con i padroni delle piantagioni. Attualmente, “Song of the South”, questo il titolo originale, non è presente in nessun formato da più di tre decenni, e probabilmente sarà ancora così per molto tempo.
Disney è entrata così nel merito del dibattito che si è generato, soprattutto negli USA, sui contenuti culturali “sbagliati” in pellicole e serie televisive. L’azienda ha detto di aver deciso che alcuni prodotti, che contengono stereotipi razzisti o sessisti, meritano di essere ancora visti, ma con un avviso che aiuti gli utenti a comprendere e affrontare i loro aspetti problematici.
Con questo gesto inoltre l’azienda mostra la sua volontà di contribuire, in modo positivo, al dibattito culturale sulle produzioni video e di avere a cuore sia il suo pubblico che la sua piattaforma, sulla quale sta puntando molto sia in Italia che all’estero.
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