[didascalia fornitore=”Ansa”]Ansa – Alcune delle 124 attrici italiane che hanno firmato la lettera manifesto ‘Dissenso Comune'[/didascalia]
Si intitola ‘Dissenso Comune’ la lettera manifesto redatta da 124 attrici italiane contro le molestie nel mondo del cinema. Attesa da diverso tempo una reazione ‘made in Italy’ al caso Weinstein e alle denunce di violenze e molestie subite da alcune donne da parte di uomini di potere dello showbiz, arriva la solidarietà delle attrici italiane nei confronti di chi ha avuto il coraggio di parlare.
Dalla A di Alessandra Acciai fino alla V di Alessandra Vanzi, sono più di 100 le attrici che hanno firmato ‘Dissenso Comune’ e che si sono unite in coro contro un sistema spesso governato da meccanismi misogini e troppo radicati per essere distrutti in un battito di ciglia. La lettera redatta dalle attrici italiane e pubblicata da Repubblica è solo l’inizio di un percorso volto a ribaltare le dinamiche sociali, e non solo quelle del mondo dello spettacolo: ‘Unite per una riscrittura degli spazi di lavoro e per una società che rifletta un nuovo equilibrio tra donne e uomini’.
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La redazione di una lettera come Dissenso Comune è da interpretarsi non solo come un ‘atto di solidarietà nei confronti di tutte le attrici che hanno avuto il coraggio di parlare in Italia e che per questo sono state attaccate, vessate, querelate’, ma anche come un ‘atto dovuto di testimonianza’.
Nella denuncia pubblicata da 124 attrici italiane, queste ultime confermano di essere state vittime – ognuna a proprio modo – di molestie, violenze e attenzioni particolari da parte di uomini di potere, che siano essi appartenenti al mondo del cinema, a quello delle università o della medicina.
Consapevoli che l’atteggiamento italiano tende a ‘circoscrivere il problema a un singolo molestatore che viene patologizzato e funge da capro espiatorio’, le redattrici della lettera Dissenso Comune sono consapevoli anche di quanto le vittime vengano, poi, messe in discussione.
‘[…] Il buonsenso comune inizia a interrogarsi sulla veridicità di quanto hanno detto le ‘molestate’ e inizia a farsi delle domande su chi siano, come si comportino, che interesse le abbia portate a parlare’ – si legge nella lettera – ‘Così facendo questa macchina della rimozione vorrebbe zittirci e farci pensare due volte prima di aprire bocca, specialmente se certe cose sono accadute in passato e quindi non valgono più’.
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Certe che un simile sistema di subordinazione tra uomo e donna esista in ogni aspetto della società, le 124 attrici italiane che hanno firmato Dissenso Comune spiegano come mai abbiano deciso di parlare facendosi loro portavoce di tutte le donne.
‘Questo atto di accusa parte dalle attrici perché loro hanno la forza di poter parlare, la loro visibilità è la nostra cassa di risonanza’ – si legge ancora – ‘Le attrici hanno il merito e il dovere di farsi portavoce di questa battaglia per tutte quelle donne che vivono la medesima condizione sui posti di lavoro la cui parola non ha la stessa voce o forza’.
La molestia, dunque, non è da considerarsi parte integrante di un sistema, ma una vera e propria patologia.
Dissenso Comune, dunque, si presenta come la prima vera risposta a quanto accaduto e denunciato negli ultimi tempi, la contestazione di un meccanismo malato perché ‘noi non siamo le vittime di questo sistema ma siamo quelle che adesso hanno la forza per smascherarlo e ribaltarlo’.
La lettera manifesto delle attrici italiane contro le molestie è stata contestata da Asia Argento che ha ritenuto questo un atto volto semplicemente a ‘ripulire le loro coscienze’.
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L’attrice, tra le prime a denunciare il produttore americano Harvey Weinstein, è una delle grandi firme assenti in Dissenso Comune e ne ha spiegato il motivo in un’intervista a Il fatto quotidiano.
La Argento, infatti, pare sia stata contattata dalle attrici del movimento solo dopo la sua creazione e, alla richiesta che venissero fatti i nomi e i cognomi dei molestatori, non ha mai ricevuto risposta.
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Dello stesso parere, anche Miriana Trevisan che su Twitter ha commentato: ‘Sarebbe più onesto dire: siamo costrette a non esporci perché il sistema è così radicato che perderemmo il lavoro’.
Così come Asia, dunque, anche la ex ragazza di Non è la Rai sostiene fermamente che Dissenso Comune non possa sortire gli stessi effetti che ha avuto il movimento americano: ‘Quindi non puntando il dito credete che il sistema venga smascherato? Negli USA non mi pare che sia andata così’.
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