I distretti del made in Italy sono in crescita. In particolare si è visto che nei primi 9 mesi del 2014 l’export è cresciuto del 3,5% se operiamo un confronto con lo stesso periodo del 2013. Il fatturato è cresciuto dell’1% e questo dato potrebbe apparire in controtendenza rispetto alle linee generali che interessano l’industria italiana e che ci dicono che per essa è possibile ravvisare ancora un periodo di stagnazione. Secondo le previsioni, i dati che dovrebbero essere riferiti al 2015 dovrebbero essere migliori. Ce lo dice il rapporto annuale sui distretti industriali di Intesa Sanpaolo, che prevede un aumento del 3,1%.
Questi dati sono incoraggianti, perché da essi si evince come entro la fine di quest’anno molto probabilmente sarà possibile recuperare i livelli di fatturato del 2008. L’anno di svolta dovrebbe essere il 2016, perché proprio in questo periodo dovrebbe ripartire la crescita, che potrebbe essere favorita dal consolidamento fiscale e dal basso costo dell’energia.
L’indagine
Dall’indagine condotta è risultato che le imprese dei distretti industriali presi in esame effettuano investimenti diretti esteri e registrano più brevetti e marchi. Inoltre proprio quelle imprese che sono state considerate risultano essere più solide, visto che tra il 2008 e il 2013 il loro patrimonio netto è aumentato del 10,8%. Mediamente queste imprese sono anche più grandi ed è salito anche il peso che le imprese medio-grandi cominciano ad avere. E’ stato calcolato che nel 2014 questo dato ha registrato un incremento del 40,6%, che corrisponde a 4 punti percentuali in più rispetto alla media.
Le imprese collocate nei distretti esaminati risulterebbero, quindi, anche più appetibili per le multinazionali straniere. Nello specifico si è visto che la quota di investimenti maggiore è quella che riguarda il settore farmaceutico, anche se i campi toccati dalle aziende straniere sono anche altri. Ma c’è un altro dato che fa ben sperare, perché non si tratta soltanto di investimenti stranieri. Dai dati esaminati, si evince che c’è un più elevato rimpatrio di produzioni che in precedenza erano state trasferite all’estero.
I distretti dell’indagine sono collocati soprattutto nelle aree del centro nord, con l’unica eccezione rappresentata da questo punto di vista dalle calzature napoletane. I settori più rappresentativi del made in Italy risultano essere l’agroalimentare e la moda, ma buoni i risultati anche per il marmo di Carrara, le macchine per l’imballaggio di Bologna e il food machinary di Parma.
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