La Corte Ue non esprime parere unanime per quanto riguarda il divieto del velo islamico sul luogo di lavoro. Due avvocati generali della Corte di giustizia sono giunti a conclusioni totalmente differenti su due casi differenti ma molto simili tra loro di due donne licenziate perché indossavano il velo.
Il recente caso preso in esame è quello di una donna musulmana assunta come ingegnere progettista da una società di consulenza informatica a cui, dopo le lamentele di un cliente è stato chiesto di togliere il velo, l’impiegata si è rifiutata ed è stata licenziata. L’avvocato generale della Corte di giustizia Ue Eleanor Sharpston ha dichiarato che quanto subito dalla donna è una vera e propria discriminazione diretta e illegittima, contraddicendo completamente il pensiero del suo collega Juliano Kokott che a maggio su un caso del tutto simile aveva dichiarato legittimo il licenziamento.
L’avvocato Kokott aveva sostenuto: “Non costituisce una discriminazione diretta fondata sulla religione il divieto posto ad una lavoratrice di fede musulmana di indossare un velo sul luogo di lavoro”.
la Corte di giustizia dell’Unione europea dunque si divide sulla legittimità, per le donne di fede islamica, di recarsi sul luogo di lavoro con il velo.