Divieto di aborto in Polonia: il dramma di Izabela Sajbor scuote le coscienze sulla legge che vieta di abortire, anche nei casi più gravi. La battaglia per il diritto all’interruzione di gravidanza passa attraverso la tragedia che ha travolto la giovane mamma.
Secondo quanto denunciato dalla famiglia della donna, si sarebbe potuta salvare con un intervento tempestivo. Invece uno shock settico, quando era incinta di 22 settimane, avrebbe provocato la morte della 30enne, spentasi il 22 settembre 2021 dopo che i medici hanno rifiutato di farla abortire nonostante il feto avesse pochissime chance di sopravvivenza.
La decisione dei medici sarebbe arrivata sull’onda della legge restrittiva sull’interruzione di gravidanza in vigore nel Paese.
Nonostante il feto fosse malformato, con pochissimo margine di sopravvivenza nel grembo materno e altrettanto scarse aspettative di vivere oltre il primo anno dalla nascita, a Izabela Sajbor non è stato concesso l’aborto. Ed è morta lei stessa.
Secondo quanto ricostruito sulla gravidanza della giovane donna, già madre di una bimba di 9 anni, al feto sarebbe stata diagnostica la sindrome di Edwards.
Si tratta di una anomalia cromosomica, nel caso di Izabela Sajbor individuata alla 14esima settimana di gestazione, che comporta gravi conseguenze sullo sviluppo fetale ed evolve, in un’alta percentuale di casi, nella morte in utero.
In caso di sopravvivenza al parto, i neonati possono avere gravissime malformazioni e una ridottissima aspettativa di vita.
Dopo la morte della 30enne, sono emersi i suoi ultimi messaggi alla famiglia prima di morire.
“Non possono fare nulla fino a quando il bambino è vivo, per la legge anti-aborto”.
La diagnosi al feto che portava in grembo parlava chiaro: severo problema cardiaco, solo cartilagine al posto del naso e piedi malformati.
Nonostante questo, per via delle restrizioni sull’interruzione di gravidanza nessun medico ha aiutato Izabela Sajbor e le è stato negato l’accesso all’aborto.
Aveva una figlia di 9 anni e lavorava come parrucchiera nella città polacca di Pszczyna. Negli ultimi istanti nessuno dei suoi cari – prima di essere portata in sala operatoria senza più speranze e con il bimbo morto nel suo ventre – ha potuto starle accanto per via dei protocolli anti-Covid. Un dramma nel dramma.
La donna avrebbe tentato di abortire all’estero, ma la prematura rottura delle acque avrebbe portato la sua vita al terribile epilogo prima di riuscire a trovare una via per la salvezza.
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