Libero di morire per non dover sopportare più di essere in una “gabbia”, “bloccato a letto immerso in una notte senza fine”. L’appello di Fabiano Antoniani, 39 anni, in arte Dj Fabo, è di quelli che colpiscono al cuore: si è rivolto al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per chiedere l’eutanasia, per essere “libero di morire”. Un video, una petizione e una lettera scritta con la compagna di una vita Valeria, per riaprire il tema delicato dell’eutanasia, 10 anni dopo Piergiorgio Welby: Fabo si è rivolto all’associazione Luca Coscioni perché la sua voce arrivi fino alle massime sfere del potere politico, dandogli finalmente la pace che cerca.
Fabo si rivolge al Capo dello Stato, pur sapendo, come dice nel suo appello, che non spetta a lui decidere sulle leggi. La sua è una richiesta perché possa smuovere le cose. In Parlamento giace da tre anni un disegno di legge sull’eutanasia, proposto dall’Associazione Luca Coscioni, e il prossimo 30 gennaio la Camera discuterà della proposta sul testamento biologico.
La coppia ha deciso di far conoscere la loro storia perché qualcosa si muova. È lo stesso Fabo a raccontarsi, tramite la voce di Valeria, mentre scorrono le immagini di una vita felice, vissuta pienamente. “Sono sempre stato un ragazzo molto vivace”, racconta. “Un po’ ribelle, nella vita ho fatto di tutto: l’assicuratore, il geometra, il broker”, finché non trova la sua strada nella musica, diventando per tutti Dj Fabo.
Il trasferimento in India, dove “ho incontrato persone fantastiche e vissuto momenti indimenticabili”, la vita trascorsa accanto a una persona speciale, la sua Valeria: le immagini che scorrono lo ritraggono in momenti felici.
Tutto cambia il 13 giugno 2014 quando diventa cieco e tetraplegico a causa di un incidente in macchina. “Non ho perso subito la speranza però. In questi anni ho provato a curarmi, anche sperimentando nuove terapie. Purtroppo senza risultati”, racconta.
“Da allora, mi sento in gabbia. Non sono depresso. Ma non vedo più, e non mi muovo più. Da più 2 anni sono bloccato a letto immerso in una notte senza fine. Vorrei poter scegliere di morire, senza soffrire“.
La sua è una richiesta d’aiuto. In Italia non è possibile scegliere l’eutanasia, in nessun caso. Lo sa Fabo, come lo sanno tutti coloro che si trovano nelle stesse condizioni o chi ha visto un proprio caro attraversare la fase terminale di una malattia, totalmente impotente di fronte alla legge italiana.
Una proposta di legge di iniziativa popolare c’è già, a firma dell’Associazione Luca Coscioni che da anni si batte per il diritto all’eutanasia. “Sono passati più di 3 anni, e non è stato deciso ancora niente”, dice Fabo per tramite di Valeria. “Le chiediamo però di intervenire affinché una decisione sia presa. Per lasciare ciascuno libero di scegliere fino alla fine“, conclude l’appello.
#FaboLibero e #LiberiFinoAllaFine sono gli hastag lanciati a sostegno della sua richiesta dall’associazione, perché anche sui social si possa parlare di eutanasia, scuotendo in qualche modo le coscienze sul tema del fine vita.
“Siamo in un momento decisivo del tortuoso percorso per regolamentare il fine vita anche nel nostro Paese. Chiediamo il supporto dei cittadini per conquistare un diritto fondamentale per ogni individuo: la libertà di autodeterminazione. Non si può accettare che sia necessario l’intervento di un giudice per affermare questo diritto. È ora che il Parlamento si assuma la responsabilità di una decisione, prima della fine della legislatura.”, afferma Marco Cappato, tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni e promotore della campagna Eutanasia legale.
Il passaggio è decisivo: lo Stato deve dare risposte a chi soffre e non può far nulla per non dover più sopportare quel dolore. Non si può più girare la faccia dall’altra parte.
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