La scuola non rallenta ma cerca di restare al passo con i tempi. Tante sono le novità in programma per il prossimo anno scolastico. Fra queste quella di una nuova figura, quella del “docente esperto”.
Apparentemente nulla di più diverso dal classico docente, ma in realtà non è così. Si tratta di una figura professionale leggermente diversa.
Una nuova figura sta per affacciarsi nel mondo della scuola. Di nome e di fatto è sempre un docente, ma avrà una qualità diversa da quella di chi sale ogni giorno dietro la cattedra. Una differenza la si vede già nello stipendio che percepirà, che sarà un tantino superiore rispetto quello dei suoi colleghi.
Stiamo parlando della figura del “Docente esperto”: un professore che arriverà a guadagnare fino a 5650 euro all’anno in più (rispetto allo stipendio di un docente classico che si aggira, al massimo, intorno ai 2000 euro, nei casi di quelli più anziani). Un guadagno che arriverà sotto forno di assegno “ad personam”, con una media di 400 euro al mese in più rispetto ai suoi colleghi.
Ma qual è l’importanza di questa figura? Di cosa si tratta nello specifico? Partiamo dal presupposto che, in tutta Italia, i docenti esperti non potranno essere più di 8mila in tutto e saranno già attivi a partire dall’anno scolastico 2023 – 2024.
Come saranno selezionati? Si tratta di docenti di ruolo che dovranno superare tre percorsi formativi consecutivi (con la specifica che non possono essere sovrapponibili l’uno all’altro), tutti e tre con valutazione positiva. Una volta superati, il nuovo docente esperto non vedrà, però, cambiare le sue mansioni rispetto al docente classico. Avrà il solo vincolo di restare nella stessa scuola per almeno tre anni.
Per i sindacati, è una novità che, nel pieno del pacchetto riforme previsto per il mondo della scuola, che sarà completamente attivo fra non meno di 10 anni, non serve a nulla. O meglio, la denuncia e il richiamo dei sindacati sta nel fatto che si trovino soldi per dare cariche in più ai docenti, ma non per il rinnovo del contratto nazionale.
La loro protesta è chiara: le risorse sono quelle che servono, più che i premi ai singoli. Se da un lato, è un dato palese che la media degli stipendi degli insegnanti italiani è una fra le più basse d’Europa, dall’altro per i sindacati, è come se la politica continuasse ad ignorare questo dato e facesse finta di nulla.
La scuola ha bisogno di una riforma radicale e completa, e anche di avere e garantire investimenti che possano renderla migliore rispetto a quella del passato, per dare ai bambini e ragazzi, sia di oggi che di domani, una scuola che possa pregiarsi di questo nome.
I sindacati del mondo della scuola hanno chiesto un confronto con la politica per il prossimo 8 settembre. Ma non si può attendere oltre: la scuola ha bisogno di risposte urgenti, ora e subito, in particolare per quel che riguarda il contratto nazionale, fermo da troppi anni.
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