Se il 2016 è stato un anno difficile, quello appena iniziato promette di esserlo anche di più, almeno secondo Politico.eu che ha tracciato la lista dei 12 personaggi che rovineranno il 2017. Il sito, costola europea della versione statunitense, ha elencato le personalità che potrebbero mettere a rischio la stabilità del Vecchio Continente e degli alleati, con un occhio particolare agli Stati Uniti, storici alleati dell’Unione Europea. Dalla lista sono stati esclusi i “villains” o i “potenziali distruttori di gioia”, per citare l’articolo, cioè le grandi personalità già protagoniste in negativo nel 2016 e che nel 2017 potranno fare solo peggio, come Vladimir Putin, Recep Tayyip Erdogan o Marine Le Pen. L’autore si è concentrato più sui personaggi “minori”, gli “outsider”, quelli che non occupano sempre le prime pagine dei media ma che si muovono dietro le quinte. Tra di loro c’è anche un italiano molto conosciuto che invece dalle nostre parti è spesso in prima pagina.
La “sporca dozzina” racchiude personaggi che, scrive il giornalista Tunku Varadarajan, “vi faranno venir voglia di stare a letto, con le coperte sulla testa, tutti tremanti”: vediamo chi sono.
I tabloid inglesi
La prima voce sulla lista di Politico.eu è un’intera categoria, quella dei tabloid inglesi. L’esperienza della Brexit ha segnato pesantemente il giudizio sui giornali popolari oltremanica. Il Daily Mail, The Sun e Daily Express hanno avuto un peso enorme nel formare l’opinione pubblica a favore del Leave con argomenti spesso gretti e scorretti e hanno celebrato la vittoria al referendum come “la cosa migliore accaduta alla Gran Bretagna da quando arrivarono i normanni nel 1066”. La gestione del post voto è stata anche peggio, secondo Politico. “La loro copertura sulla crisi europea dei migranti è stata isterica“, continua l’articolo che insiste sulle loro responsabilità anche nel dopo Brexit con la costruzione di un’immagine “perversa” dei funzionari europei. “Ogni loro pagina del fronte anti-europeo ha come effetto di indurire la volontà di Michel Barnier, negoziatore della Commissione europea per la Brexit, nell’essere il più inflessibile possibile contro la Gran Bretagna”, conclude Politico.
I boss della lega calcio cinese
Per Varadarajan, che per Politico ha scritto spesso di sport, “l’oscena spesa” che i boss della lega calcio cinese stanno continuando a fare in Europa e Sudamerica rischia di rovinare l’unica vera religione che accomuna il Vecchio Continente: il calcio. La scelta di portare in Estremo Oriente i grandi nomi del calcio nostrano, con cifre astronomiche (per citarne solo uno, Marcello Lippi ha un contratto da ct e consulente da 20 milioni di euro), rischia di impoverire i campionati europei anche perché è fortemente voluto dallo stesso leader cinese Xi Jinping.
Michael Flynn
Nella lista finisce anche l’ex generale in pensione Michael Flynn scelto da Donald Trump come consigliere alla sicurezza nazionale. Flynn incarna il “perfetto stereotipo europeo dell’americano buzzurro”, scrive Politico, “così politicamente scorretto da far sembrare il suo capo un boy scout“. La visione dell’America contro tutti, specie contro una coalizione formata da Corea del Nord, Cina, Siria, Cuba, Bolivia, Venezuela e Nicaragua, e soprattutto l’idea dell’islam come il male assoluto lo rendono un personaggio più che pericoloso. Politico cita il suo tweet sulla “paura razionale dell’islam” e si chiede cosa succederà se, al prossimo attentato in Europa, il più grande alleato soffierà sulla retorica della paura.
Beppe Grillo
Siamo all’italiano in lista, Beppe Grillo. Politico ricorda gli inizi del leader del M5S con i VaffaDay del 2007 che lo hanno reso un volto nuovo e “notevole” della politica nostrana soprattutto nel denunciare la corruzione. “Anche se è stato un po’ ripetitivo, i V-Day sono stati una trovata politica di grande effetto in una terra dalla corruzione endemica”, scrive il sito. Il cambiamento tanto sperato però si è arenato con “la solita tiritera urlata al massimo volume” e l’unica cosa che ha ottenuto, continua Politico, è l’elezione di due donne a sindaco, a Roma e Torino. “Finora si è presentato nel ruolo di Assoluto Oppositore al Potere, rivendicando per sé una certa purezza incontaminata”, ma le cose stanno per cambiare. “Le invettive alla Robespierre di Grillo sono sempre meno divertenti e suggeriscono che l’Europa dovrà avere motivo di temere la sua ascesa in una posizione di autorità”, conclude Politico. Nota a margine: sul blog di Grillo è stata data la notizia ma al contrario e l’ex comico è diventato uno “tra i più influenti del 2017”.
Qui sopra, il titolo originale dell’articolo
Jarosław Kaczyński
Il leader del partito polacco Diritto e Giustizia nonché deputato Jaroslaw Kaczyński è un altro da tenere d’occhio. Già definito da Politico nel 2015 “il re della Polonia”, Kaczyński viene indicato come “il più potente politico anti-UE in Europa“. Le sue battaglie contro le istituzioni UE, sintetizzate nella definizione di “orribile burocrazia”, sono particolarmente accese visto che si contrappone al connazionale Donald Tusk, presidente del Consiglio europeo. L’ex primo ministro, definito da Lech Walesa come “pericoloso e irresponsabile” sta “lacerando la Polonia”, scrive Politico, toccando in particolare la libertà di stampa e potrebbe mettere a rischio i rapporti con l’Unione di cui potrebbe diventare un vero caso.
Carles Puigdemont
Dopo Nigel Farange e la Brexit, il 2017 potrebbe essere l’anno di Carles Puigdemont e dell’indipendenza della Catalogna dalla Spagna. Il presidente del governo regionale catalano ha infatti confermato la volontà di indire un referendum per la separazione ufficiale da Madrid. Le autorità spagnole (governo e corte costituzionale) si sono opposte convinte dell’incostituzionalità del progetto, ma Politico ricorda come le questioni puramente tecniche non abbiano fermato (finora) le spinte populiste e autonomiste. Secondo il sito, la questione dell’autodeterminazione non potrà rimanere tra Barcellona e Madrid e “costringerà le istituzioni e gli altri governi europei a prendere posizione”.
Wilbur Ross
Su Wilbur Ross, miliardario industriale scelto da Trump come prossimo segretario al Commercio degli Stati Uniti, pesano molti dubbi e una politica commerciale in chiave anti-Cina che colpirà anche l’Europa. Ross, noto anche come “King of Bankruptcy“, viene dall’acciaio e ha già inquadrato la Cina come il problema dell’industria siderurgica. Infine, ponendo fine al TTIP, come sembra ormai assodato, toglierà molto peso contrattuale all’Europa in fase di negoziazione per la Brexit.
Gli hacker russi
Entrati nell’agenda politica nel 2016, gli hacker russi saranno ancora protagonisti (in negativo) nel 2017. A sostegno della tesi, Politico ricorda la facilità con cui hanno inquinato il clima pre elezioni USA, se non proprio le stesse elezioni, e mette in guardia per i prossimi mesi, quando l’Europa dovrà passare per due elezioni cruciali, in Francia e Germania. “Dopo l’elezione di Trump, è inevitabile che gli hacker russi potranno portare i loro metodi di battaglia mediatica nell’ambito elettorale europeo, per sovvertire la fiducia dei cittadini europei nella libertà di parola e la democrazia“, scrive Politico.
Nicolas Sarkozy
Se pensavamo che la sconfitta alle primarie francesi fosse l’addio definito alla politica, il sito è invece certo che il 2017 sarà l’anno di Nicolas Sarkozy. Sarà proprio l’essere fuori dai giochi la sua arma vincente. “Privo di scrupoli e irrefrenabile, è probabile che dopo le elezioni si prenderà spazio come il volto ‘rispettabile’ del sentimento anti-UE in Francia“, si legge nell’articolo. La scena politica transalpina esce a pezzi dalla penna di Varadarajan che definisce il leader del centrodestra e candidato all’Eliseo, Francois Fillon, “troppo noioso”, il centrosinistra del suo avversario Emmanuel Macron “troppo da ricchi e privilegiati”, la Le Pen “emarginata e intrappolata in lotte intestine” e “la sinistra politicamente morta”. Tutto porta a credere, conclude l’articolo, che “c’è un percorso post-elettorale verso il potere per Sarko”.
Martin Selmayr
Il tedesco Martin Selmayr, capo di gabinetto del presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker, è il classico esempio dell’uomo di potere che agisce dietro le quinte. Politico lo inserisce nella lista perché “antitesi del docile funzionario“, in grado di bloccare i rapporti “che non crede debbano andare avanti, anche se intere squadre di commissari non sono d’accordo”. Il problema, rileva il sito, è che il suo atteggiamento sta cominciando a infastidire commissari e funzionari, come dimostrerebbe il caso di Kristalina Georgieva, la vice presidente bulgara della Commissione europea, che ha lasciato nel mese di ottobre per andare alla Banca mondiale e che ha definito quella di Selmayr “un’influenza velenosa” sulla commissione. La beffa è che il nostro punta a rendere più forte l’UE in un’ottica federalista ma, così facendo, sta ottenendo l’effetto contrario.
Margrethe Vestager
La scelta della danese Margrethe Vestager, commissaria europea alla concorrenza ed esponente della sinistra radicale, può sembrare azzardata ma Politico teme che il suo approccio “troppo a sinistra” possa rappresentare un problema davanti a un tema delicato come la concorrenza in UE dei grandi colossi internazionali. L’attenzione va soprattutto alla controversia sulla fiscalità e le tasse di Google che potrebbe avere dalla sua l’amministrazione “del nuovo nazionalismo di Trump”, portando a un ulteriore scontro con gli USA. “Una decisione contro Google potrebbe essere accolta con balli per le strade di alcune città europee, ma per la Washington di “America First” potrebbe essere un problema”, scrive Politico.
Geert Wilders
Chiude la lista Geert Wilders, leader del Partito della Libertà della estrema destra olandese, definito da Politico come “l’altro intemperante politico maschio bianco con una bionda capigliatura”. La sua politica, a differenza degli altri leader nazionalisti, ha un obiettivo chiaro: l’islam. Per lui i musulmani sono il problema (di recente è stato condannato per aver insultato degli olandesi marocchini di fede islamica) e la xenofobia è il fulcro della sua visione futura dell’Olanda, “un paese tollerante liberale che di giorno in giorno cresce meno liberale e tollerante, grazie ai suoi sforzi instancabili”.