La Curia di Padova ha deciso di sospendere “a divinis” Luca Favarin dopo le polemiche con la Diocesi riguardanti le iniziative di accoglienza.
L’ex prete ormai si era detto spesso a favore delle coppie gay, dei diritti lgtbq ed era conosciuto per le sue dinamiche di accoglienza nel padovano, mai realmente apprezzate e sempre molto discusse dalla Diocesi del luogo. Adesso arriva per lui la sospensione.
A Padova aveva gestito ben 9 comunità, aiutando 140 persone arrivate in Italia dall’Africa. Dalla giornata di ieri, quando è arrivata la decisione arrivata da Padova, Don Luca Favarin non potrà celebrare messa e svolgere alcuna funzione con effetto immediato.
Il prete aveva avuto duri scontri in passato anche con il vescovo Claudio Cipolla, ufficialmente per motivi di accoglienza come detto, per i sistemi creati dal prete che aveva istituito bar, mense e ristoranti, insieme a un villaggio per minori di 18 anni senza genitori. Diverse realtà che si autogestivano, che generavano introiti e che spesso ha subito il favore e l’approvazione degli imprenditori del luogo.
Sarebbe il “metodo delle attività imprenditoriali” ad aver portato alla decisione da parte della Curia di sospendere il prete, scrive stamani Il Mattino di Padova, che riporta la decisone della diocesi sulla quale avrebbe pesato oltre alle gestioni non adeguate anche – con tutta probabilità – essere uscito spesso dai dettami imposti dalla Chiesa. Su temi molto sensibili e delicati, quali quelle delle coppie omosessuali, delle famiglie cosiddette arcobaleno e anche del suicidio assistito. Temi di attualità che all’interno della Chiesa hanno sempre creato dibattito e risultati spesso controversi.
Lo stesso sacerdote, alcuni giorni fa, aveva parlato di una volontà di lasciare la Chiesa dopo aver effettuato un colloquio a porte chiuse con il vescovo Claudio Cipolla.
La decisione della sua sospensione è arrivata addirittura con anticipo rispetto al periodo previsto, ossia quello natalizio. Favarin aveva espresso sui social la volontà di essere giudicato dopo Natale, da gennaio in poi.
Una decisione racconta l’ex prete che non gli è stata comunicata nemmeno da Cipolla, ma dal cancelliere, arrivata in pochissimi giorni, appena tre da quando sarebbe “iniziato tutto”. “Ho perso tutto” dice Favarin, che poi parla del suo comportamento e di comprendere come non sia stato apprezzato dalle istituzioni ma che allo stesso tempo però risponde alla propria coscienza.
“Le persone hanno diritto di amarsi, è necessaria una legge fine vita” dice Favarin, che non potrà più combattere le sue battaglia dall’interno delle istituzioni adesso.
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