Una donatrice di Pavia ha offerto uno dei suoi reni ad uno sconosciuto. Un gesto umanitario davvero molto importante, perché è servito per innescare una catena di prelievi e trapianti in 5 coppie di persone, che erano risultate idonee al trapianto, ma erano incompatibili tra di loro a livello immunologico o per gruppo sanguigno. Il rene donato è stato trapiantato nel corpo di una donna di Siena. L’altro componente di questa coppia ha donato un rene per il malato di una seconda coppia e così è avvenuto, da una all’altra, per altre 4 coppie.
La prima donatrice italiana si chiama in gergo tecnico “samaritana”, perché non ha relazioni di parentela con il ricevente e perché non è a conoscenza di chi ha ricevuto il suo rene. Tutti questi fenomeni a cascata di prelievi e trapianti sono stati coordinati dal Centro Nazionale Trapianti, diretto dal dottor Alessandro Nanni Costa.
In tutto sono stati coinvolti 4 ospedali, 11 squadre di personale sanitario, per un totale di 150 persone fra chirurghi, anestesisti, rianimatori, infermieri e perfino agenti della Polizia, che si sono occupati di trasportare gli organi in tutta Italia, prima da Pavia a Siena, poi a Milano, poi a Pisa e di nuovo a Milano, dove è avvenuto l’ultimo trapianto.
Secondo il dottor Giacomo Colussi, nefrologo al centro di Niguarda che è intervenuto nella catena dei trapianti incrociati, quello che è successo è straordinario “per il tipo di donazione e per la quantità di successivi incroci”. Il medico ha anche sottolineato: “Apre inoltre speranze nel meccanismo di scambio fra coppie incompatibili, permettendo l’utilizzo effettivo di ogni possibile donatore”.
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