Con l’elezione di Donald Trump gli Stati Uniti chiudono la lunga parentesi democratica con la doppia presidenza di Barack Obama e aprono una nuova fase, basata sul programma del nuovo presidente. Il neo eletto ha un’occasione unica, con Congresso e Senato in mano saldamente ai repubblicani, almeno fino alle elezioni di midterm: fino ad allora, non ci saranno molti ostacoli per l’attuazione del suo programma, il che porterà a un deciso cambio di rotta per la politica americana. In fondo, è quello che hanno chiesto gli americani con il voto a Trump, dicendo basta alla politica paludata delle grandi famiglie e dando il benvenuto a quella più populista. Molti argomenti sono stati decisivi per la vittoria del tycoon che ha costruito un programma su misura per la middle class americana, quella più rabbiosa e delusa, ma qual è il programma del nuovo presidente?
Come avevamo già detto in diverse occasioni, il programma di Trump è diametralmente opposto a quello di Hillary Clinton che si era presentata come ideale continuazione di Obama. Nonostante si sia professato anti-sistema, il suo credo politico si inserisce nella tradizione del partito repubblicano che lo ha avversato perché non inserito a livello politico e non perché distanti a livello politico. Il suo programma non era neanche uno dei più estremi dei candidati alle primarie (Ted Cruz per esempio era molto più ‘falco’), ma è stato quello veicolato meglio grazie a una campagna elettorale e comunicativa impressionante.
AVVERTENZA: Quello che leggerete è il programma di Donald Trump così come ci è stato consegnato in campagna elettorale. I toni sono sempre stati duri, a volte durissimi, spesso offensivi, ma tutto faceva parte del personaggio Trump. Vinte le elezioni, il tycoon dall’insulto facile ha ammorbidito i toni, ha tolto il cappello rosso e ha indossato la divisa presidenziale con un cambiamento drastico. Lo abbiamo visto nel discorso della vittoria e probabilmente lo vedremo anche nell’attuazione del programma. Nonostante abbia la maggioranza in entrambe le Camere, molti punti saranno difficilissimi se non impossibili da realizzare e dovrà forse cedere su qualcosa.
ECONOMIA: Il primo dato che balza agli occhi è il programma economico che lo stesso Trump ha posto al centro della sua campagna con lo slogan “Make America Great Again” (rendere l’America ancora grande). È stato anche l’unico punto inserito nel discorso della vittoria, durante il quale ha ripetuto più volte la parola “ricostruzione” e non solo nel senso politico. Trump ha parlato della creazione di milioni di posti di lavoro tramite la costruzione di strade, punti e infrastrutture secondo un piano economico tipico di una certa visione liberista (in Italia abbiamo avuto la stessa promessa da parte di Silvio Berlusconi). D’altra parte, è la risposta perfetta di un costruttore edile che ha fatto la sua fortuna con il cemento e che spera di fare altrettanto da presidente.
Il programma economico di Trump si basa sul protezionismo, con la chiusura netta dei confini per chi vuole espatriare e chiudere le fabbriche in America: come ha ricordato in un celebre articolo Michael Moore (uno dei pochi ad aver predetto la sua vittoria in tempi non sospetti) in campagna elettorale si era scagliato contro il progetto della Ford di trasferire la produzione in Messico, assicurando che, da presidente, avrebbe tassato del 35 per cento il trasferimento delle auto per il mercato USA.
In tema tasse, Trump ha promesso un taglio netto, in particolare per i ceti più abbienti, e per le aziende, con l’istituzione di una flat tax del 12,5 per cento per le aziende che rientreranno con la produzione negli USA.
Resta da capire quali saranno i rapporti con la Cina che Trump ha additato come la causa di tutti i mali dell’economia americana per via della concorrenza al ribasso, parlando di boicottare i prodotti cinesi (ma non i finanziamenti). Cosa potrebbe succedere nel caso di uno scontro tra i due colossi non è dato sapere.
TEMI SOCIALI, L’IMMIGRAZIONE E SANITÁ: America First, prima l’America, è il motto con cui Trump ha costruito il suo successo e questo si riversa anche nell’immagine sociale che il neo presidente ha, o vorrebbe, avere, degli Stati Uniti. Uno degli argomenti che più ha fatto breccia sull’elettorato americano è stato quello dell’immigrazione e della sicurezza di cui il tycoon si è fatto paladino. Confini chiusi, muro lungo il Messico, deportazione degli immigrati irregolari già presenti nel paese, inasprimento delle regole e pugno duro contro i musulmani: sono queste le parole chiave del programma di Trump.
Una delle prime azioni di Trump presidente toccherà quasi certamente l’Obamacare, la riforma sanitaria del suo predecessore che ha dato copertura sanitaria a 13 milioni di persone tra le più povere. Il tycoon è sempre stato contrario, come tutti i repubblicani, e ora ha l’occasione per affossare una delle più grandi riforme di Barack Obama.
L’ABORTO: Una voce a parte merita la questione dell’aborto, di cui Trump è un oppositore. Per noi italiani può sembrare un punto strano in un programma politico, ma per gli americani è uno dei temi più sensibili perché tocca due argomenti cruciali: le donne e la religione. Nulla più dell’aborto tocca i nervi scoperti di una nazione che saprà anche essere progressista ma nell’anima è profondamente puritana. Una candidata donna, per di più femminista, a favore dell’aborto e che fu costretta a prendere il cognome del marito per non rovinargli la carriera, come la Clinton, poco poteva contro tutto ciò.
L’AMBIENTE E LE ARMI: Donald Trump non crede al cambiamento climatico e si è già schierato contro la politica ambientale di Obama, dichiarando che avrebbe allargato le maglie delle leggi federali in tema di inquinamento pur di far muovere l’economia. La potente lobby dei petrolieri tira un sospiro di sollievo e si strofina le mani, pensando a tutti i profitti che potrà incamerare, mentre la green economy potrebbe fare un enorme passo indietro: bisognerà capire cosa succederà all’accordo siglato con il presidente cinese per la riduzione dei gas serra e la ratifica dell’accordo di Parigi.
Più petrolio e più armi. Il neo presidente su questo punto è stato chiaro: nessuna limitazione per l’uso delle armi, difesa assoluta del Secondo Emendamento e anzi, più pistole per tutti.
LA POLITICA ESTERA: Il capitolo più ricco di chiaroscuri è quello della politica estera. Trump è un convinto militarista e un sostenitore dell’interventismo americano in nome degli interessi americani e ha più volte dichiarato di essere pronto a qualsiasi cosa in nome della sicurezza e della lotta al terrorismo. Da neo eletto presidente ha aperto agli stati musulmani, ma la sua opinione sull‘islam come religione del terrorismo non lo aiuterà, almeno nell’immediato.
L’avvicinamento alla Russia di Vladimir Putin potrebbe segnare da un lato una nuova fase di distensione, dopo il clima teso degli ultimi tempi, e un cambio netto nella strategia americana, specie in Medio Oriente. Il punto centrale è un altro: il tycoon ha posto al centro del programma politico gli interessi del paese, tutto il resto non conta, anche se si tratta di conflitti terribili come la Siria. Se converrà agli americani, presto sul suolo siriano potranno arrivare anche le armi made in USA.
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TEMI CALDI | LA POSIZIONE DI TRUMP
Diritto all’aborto | Contrario
Tutela delle donne e delle minoranze| Contrario
Matrimoni gay |Contrario
Ingerenza della religione in politica| Fortemente a favore
Meno vincoli ambientali | Fortemente a favore
Accesso al voto più facile| Favorevole
Pene più severe| Fortemente a favore
Diritto di possedere armi | Fortemente a favore
Più assistenza sanitaria ai poveri | Contrario
Agevolazioni per le scuole private | Fortemente a favore
Energia green | Fortemente contrario
Marijuana libera | Contrario
Politiche statali di sviluppo | Fortemente contrario
Più tasse ai ricchi | Favorevole
Cittadinanza agli immigrati clandestini | Fortemente contrario
Privatizzare le pensioni | Favorevole
Libero scambio | Contrario
Aumento della spesa militare | Fortemente a favore
USA leader del mondo | Favorevole
Interventi militari all’estero | Favorevole
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