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Donald Trump, Corea del Nord nel mirino del presidente USA

Donald Trump minaccia la Corea del Nord e avvisa la Cina: se non faranno qualcosa per fermare Kim Jong-un, gli Stati Uniti interverranno, con i loro metodi, e unilateralmente. L’attacco di Donald Trump arriva nel corso dell’intervista rilasciata al Financial Times e a ridosso della prima visita del presidente cinese Xi Jinping negli USA. Il presidente USA è stato chiaro: “Se non ci aiuteranno e non aumenteranno le loro pressioni sul regime di Pyongyang, gli Stati Uniti agiranno da soli“, ha dichiarato, chiarendo che gli USA sono pronti a inasprire le sanzioni contro la Corea del Nord e a colpire anche gli alleati più stretti, anche se si chiamano Cina. L’intento del presidente USA appare chiaro: fermare la minaccia nucleare di Pyongyang a ogni costo, anche rischiando di destabilizzare l’area del Pacifico.

La visita del presidente cinese Xi Jingping negli Stati Uniti sarà il primo incontro faccia a faccia con il “nemico” dichiarato di Donald Trump che, fin dalla campagna elettorale, ha indicato la Cina come il pericolo numero uno per gli USA e l’economia americana.

La realtà è più complessa e oggi il vero nemico degli Stati Uniti è la Corea del Nord e la sua potenza nucleare: se si pensa che il dito sul bottone rosso è quello di Kim Jong-un, è chiara la portata del problema. Anche Barack Obama, nel passaggio di consegne alla Casa Bianca, avvisò Trump: Pyongyang è il nemico numero uno degli Stati Uniti ed è necessario agire contro la minaccia nucleare.

Il tempo della diplomazia è finito con l’arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca. “La Cina ha una grande influenza sulla Corea del Nord. Potrà decidere di aiutarci con la Corea del Nord oppure no. Se lo faranno sarà molto positivo per la Cina, e se non lo faranno non sarà un bene per nessuno“, ha dichiarato al FT. La leva su cui gli USA punteranno sarà di tipo economico: “Il commercio è l’incentivo. È tutta una questione di commercio” chiarisce. Fermare la Corea del Nord diventa ora il primo obiettivo dell’amministrazione Trump, pronta a usare ogni mezzo, anche ad agire da sola, pur di frenare Pyongyang.

Donald Trump contro la Corea del Nord

Donald Trump ha puntato il dito contro la Corea del Nord ed è pronto a tutto, anche a passare dalla Cina, suo “storico” nemico. La visita del presidente cinese Xi Jingping, in programma il 6 e il 7 aprile a Mar-a Lago, nella residenza privata del presidente USA in Florida, è il primo faccia a faccia tra i due “comandanti in capo” delle maggiori potenze internazionali, ma non è il primo incontro tra membri dell’amministrazione americana e i corrispettivi cinesi.

La visita di Xi Jingping è stata preceduta a marzo dal viaggio in Cina del Segretario di Stato Rex Tillerson in cui si è anche parlato di un’opzione militare USA contro la Corea del Nord. Un’azione di forza metterebbe a serio rischio la stabilità dell’aria asiatica nel Pacifico e tutto il panorama internazionale. Questo lo sa Donald Trump come lo sanno i membri del suo staff, anche i più guerrafondai, ma qualcosa va fatto per fermare Kim Jong-un e le armi nucleari nordcoreane. Da qui l’idea: colpire la Cina per colpire la Corea del Nord.

In questo modo Donald Trump coglierebbe due piccioni con una fava: metterebbe in atto il suo piano d’attacco contro Pechino e fermerebbe Pyongyang. Come? Stando alle dichiarazioni rilasciate al FT, tramite il commercio: come già detto a proposito dei dazi doganali contro i prodotti UE, Trump punterebbe a usare l’economia per mettere in ginocchio la Corea del Nord, portando dalla sua il primo partner commerciale, cioè la Cina.

Donald Trump, la Cina e la Corea del Nord: un intreccio di rapporti

I rapporti tra Donald Trump, la Cina e la Corea del Nord sono però piuttosto complessi.

La Cina è la vera forza economica della Corea del Nord. Pechino è il primo partner commerciale di Pyongyang e garantisce la sopravvivenza al regime di Kim Jong-un per diversi motivi: dietro l’apparenza della politica “comunista”, retaggio del passato, la Cina ha bisogno di mostrarsi come la vera e unica potenza dell’area del Pacifico, in particolare per mantenere posizioni di forza nelle complesse vicende legate al dominio nel Mar Cinese.

Pyongyang sta però diventando un alleato scomodo, visto che nulla, nemmeno le sanzioni più dure e il taglio agli aiuti umanitari, ha fermato la politica militare di Kim Jong-un. Negli ultimi tempi ci sono state alcune tensioni, in particolare quando sono state vietate le importazioni di carbone dalla Corea del Nord, fino alla fine del 2017, tagliando una delle principali fonti di reddito nordcoreano. Nonostante tutto, il governo cinese continua a dare sostegno a Kim Jong-un per evitare la fine del regime e la possibile riunificazione delle due Coree, il che porterebbe ad avere basi militari americane a un tiro di schioppo dal confine. Inoltre, la prospettiva di milioni di rifugiati nordcoreani che attraversano la frontiera non è molto allettante.

La Corea del Nord ha bisogno della Cina come l’ossigeno. In particolare ha bisogno dei mediatori delle banche cinesi, coloro cioè che fanno entrare i soldi e gli investimenti di Pechino, e del petrolio cinese che Pynogyang importa e senza il quale sarebbe in piena crisi energetica. In tutto questo, neanche lo stop al carbone ha fermato Kim Jong-un che anzi ha rilanciato, organizzando una parata militare nei giorni del vertice USA-Cina.

Anche gli Stati Uniti hanno bisogno della Cina e non solo per fermare la Corea del Nord. Donald Trump in particolare ne ha bisogno per far ripartire il suo piano economico, quello per cui è stato votato, e i soldi cinesi sarebbero la benzina nel motore del suo “America First“. Secondo gli analisti e gli esperti, la visita di Xi Jingping negli USA è il primo passo per una ripresa dei rapporti con la Cina, mantenutisi tiepidi dopo l’elezione di Donald Trump. Il presidente cinese sarebbe pronto ad aumentare gli investimenti cinesi negli Stati Uniti, indirizzandoli nella costruzione di ponti, strade e ferrovie volute da Trump per rilanciare l’occupazione operaia. Tutto questo però potrebbe non bastare, almeno stando alle ultime dichiarazioni.

Donald Trump, le opzioni contro la Corea del Nord

Donald Trump ha messo in chiaro che ora il nemico numero uno degli Stati Uniti è la Corea del Nord, spostando l’attenzione dai difficili rapporti con la Cina. In questo modo, il presidente USA ha anche dato respiro alle polemiche interne alla sua amministrazione, tra i fautori di una politica aggressiva contro il colosso asiatico e chi invece con la Cina ci fa grandi affari, a iniziare dalla figlia Ivanka Trump e il marito Jared Kushner.

Sul piatto ci sono diverse opzioni. Quelle più diplomatiche passano dall’inasprimento delle sanzioni contro il proliferare delle armi nucleari, ma non sono le uniche. L’opzione militare è quella che spaventa di più perché, per la prima volta, viene dichiarata alla luce del sole. Lo aveva già detto Tillerson e ora arrivano le parole di Donald Trump che suonano più che una minaccia, visto che è il presidente il capo delle Forze Armate: se la Cina non interviene, gli Stati Uniti lo faranno a modo loro, anche con l’uso della forza.

Un intervento militare USA in Corea del Nord non sarebbe neanche molto lontano. Fonti d’intelligence indicano da tempo che la Corea del Nord potrebbe arrivare a colpire il suolo statunitense con missili nucleari entro otto anni, forse anche prima. “Le stime tipiche sono che ci vorranno cinque anni o qualcosa del genere“, afferma Siegfried Hecker, ex direttore del Los Alamos National Laboratory negli Stati Uniti, esperto del programma nucleare nordcoreano. Da qui la necessità di usare anche la forza pur di fermare la minaccia nordcoreana.

Lorena Cacace

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