Oggi si è svolta la prima conferenza stampa di Donald Trump, dalle elezioni dell’8 novembre 2016. Il neo-Presidente americano, dalla Trump Tower di New York, a 9 giorni dall’insediamento ufficiale del 20 gennaio 2017, per la prima volta ha affrontato direttamente i giornalisti, su diversi temi: l’informazione scorretta dei media, gli hacker russi, l’aumento delle tasse di confine, la costruzione del muro in Messico, l’Obama Care e molto altro ancora. Ecco tutti i dettagli.
Trump e i media
La prima conferenza stampa di Donal Trump si è aperta innanzitutto con i ringraziamenti a tutte le organizzazioni di stampa presenti. Poi il Presidente è passato subito all’attacco: ‘Sono state date tante informazioni scorrette, magari alcune anche fornite dai servizi di intelligence: voglio dire che sono infondate e non avrebbero mai dovuto essere scritte o diffuse, però voglio ringraziare comunque gli organismi di stampa’ e ha aggiunto: ‘Tante notizie non precise sono state diffuse, ma la verità dei fatti viene sempre ristabilita’. Le sue parole giungono dopo che alcuni media hanno parlato di alcuni dossier dei russi su Trump.
Trump, la Russia e gli attachi hacker
‘C’è stato tanto hackeraggio, ma noi abbiamo tra i più grandi geni dell’informatica. Metteremo quelle menti al lavoro e creeremo una difesa, un muro’, ha aggiunto il Presidente che ha poi sottolineato: ‘Il Democratic National Committee era aperto, la loro sicurezza era troppo debole, non c’era difesa. Se qualcuno vedesse quel che sta succedendo, ordinerebbe una grande politica di difesa cibernetica perché il Dnc non è stato in grado di difendersi. Dobbiamo farlo per il nostro Paese’.
Trump e la Fiat
Il neo-Presidente degli Stati Uniti ha parlato del mercato automobilistico in generale: ‘Nelle ultime due settimane sono stato particolarmente attivo dal punto di vista economico. Abbiamo visto le notizie diffuse da Fiat Chrysler e la Ford ha annunciato anche un piano per espandere la produzione in Michigan. Apprezzo moltissimo queste dichiarazioni’ e ha aggiunto riguardo a quello statunitense: ‘Spero che General Motors potrà seguire questa tendenza perché la nostra industria che ha avuto periodi difficilissimi in questi anni deve tornare a essere forte in questo Paese’.
Trump e il mondo del lavoro
Donald Trump si è addentrato anche nella delicata tematica del mondo del lavoro, azzardando una dichiarazione, che per certi versi suona a noi italiani, piuttosto familiare: ‘Sarò il maggiore produttore di posti di lavoro che Dio abbia mai creato’. E ha annunciato che nelle prossime settimane verranno rivelate ‘grandi notizie’ su alcune imprese che intendono espandere le proprie attività negli Usa. Ha poi concluso: ‘Credo che molte industrie torneranno’.
Trump e la dichiarazione dei redditi
La questione della dichiarazione dei redditi di Donald Trump non smette di fare rumore. A tal proposito, il neo Presidente ha risposto: ‘Non renderò pubblica la mia dichiarazione dei redditi, perché le uniche persone a cui interessa siete voi, i giornalisti’ e ha aggiunto: ‘Sapreste molto poco dalla dichiarazione dei redditi, le persone hanno imparato molto sulle mie compagnie’.
Trump e il Sistema Sanitario
Trump si è soffermato anche sulla spinosa questione della sanità pubblica e senza mezzi termini ha definito l‘Obama Care ‘un disastro’. Pertanto l’attuale sistema verrà ritirato e rimpiazzato con uno nuovo.
Trump e il muro in Messico
Una delle questioni più controverse del programma elettorale di Trump è stata il muro con il Messico. E oggi il neo-Presidente ha confermato la sua volontà di costruirlo: ‘Non voglio aspettare un anno e mezzo che si concludano le trattative con il Messico. E il Messico pagherà per costruirlo con tasse o pagamenti diretti’.
Trump e le tasse di confine
Trump ha anche annunciato il tanto temuto aumento sulle tasse di confine per tutte le aziende statunitensi e ha invitato le stesse a scegliere di investire e operare all’interno degli Stati Uniti.
Trump e le sue prima conclusioni
Trump ha concluso la prima conferenza stampa ufficiale sottolineando quanto la sua vittoria sia stata il frutto della volontà di cambiamento dei cittadini americani e non certo dell’intervento di Putin.