L’ex presidente U.S.A. Donald Trump esprime l’auspicio di poter rivedere come Presidente del Consiglio dei Ministri italiano Giuseppe Conte, del quale conserverebbe un ottimo ricordo.
Durante una serata di beneficenza in New Jersey il tycoon afferma di stare seguendo le evoluzioni della campagna elettorale italiana e di auspicare la vittoria della formazione di Giuseppe Conte, che definisce un amico.
Giunge sicuramente da una figura inaspettata l’ultimo endorsment al capo politico M5S Giuseppe Conte. Ad augurare la vittoria nelle urne all’ex premier nella prossima tornata elettorale è il precedente presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che ha condiviso parte del suo mandato proprio coi due presieduti da Conte in Italia.
Interrogato dalla stampa nostrana se si stia interessando alle elezioni politiche italiane, il magnate newyorkese risponde affermativamente chiedendo poi informazioni riguardo alla conduzione della campagna elettorale portata avanti da Giuseppe Conte.
Quest’ultimo avrebbe lasciato un ottimo ricordo in Trump, che lo descrive come una brava persona, con cui ha lavorato in sintonia e che per tale ragione spera possa rivedere a Palazzo Chigi, magari per tornare ad interfacciarvisi da riconfermato presidente U.S.A.
Resta laconico e non si esprime il tycoon riguardo agli altri leader in corsa per sostituire lo scranno su cui è ora posto Mario Draghi.
D’altronde questa non è la prima volta che Trump appoggia l’avvocato pugliese: già nel 2019 divenne famosa l’espressione “Giuseppi” che il tycoon usò, in un incerto italiano, per indicare proprio l’amico Conte, auspicando in quel caso una risoluzione della crisi di governo italiana che mantenesse al suo posto il leader pentastellato.
Era l’estate del 2019 e dopo la caduta dell’esecutivo giallo-verde guidato dal professore dell’Università di Firenze stava per concretizzarsi il Conte II, il nuovo governo nato dall’alleanza tra Partito Democratico e Movimento 5 Stelle.
In quel caso Trump aveva espresso il proprio apprezzamento tramite un tweet nel quale elogiava il talento di Conte, il suo amore per l’Italia, la encomiabile rappresentanza che offriva al proprio Paese sui tavoli internazionali nonché la sinergia da subito trovata con l’amministrazione a stelle e strisce.
Ora, se nel 2019 l’endorsment poteva anche apparire come un vantaggio politico spendibile dal capo 5S, oggi il sostegno trumpiano a Conte non sembrerebbe giocare a favore dell’ex premier grillino. A dispetto del Conte sovranista e populista del 2018/2019, il Conte del 2022 è l’esponente di punta di un partito che si dichiara progressista, ambientalista, decisamente più orientato verso politiche di sinistra.
Ottenere il consenso di una figura come quella del magnate del mattone, leader conservatore, reazionario per certi versi, nazionalista, anti-scientifico, fortemente ostile a qualunque lotta contro il cambiamento climatico, appare quasi come un disvalore, più che un motivo di orgoglio e riconoscimento internazionale.
Eppure è probabilmente il risultato non calcolato delle numerose giravolte ideologiche che Conte e Movimento 5 Stelle hanno avuto negli ultimi anni; un percorso travagliato e difficile da seguire specie per qualcuno che osserva da lontano, sporadicamente e con occhio allogeno la politica romana, come appunto Donald Trump.
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