[didascalia fornitore=”altro”]Foto Pixabay[/didascalia]
Reeta Saidha, 38enne britannica originaria di Grays, nella contea dell’Essex, ha perso la vita per una sepsi in fase avanzata, sopraggiunta in seguito a un aborto. La donna era giunta all’ospedale lamentando forti dolori al basso ventre associati e malessere generalizzato. Era stata ricoverata dapprima al pronto soccorso e poi nel reparto di ginecologia e ostetricia, dove è rimasta a lungo in attesa: nonostante fosse incinta i medici non hanno ritenuto fosse un caso urgente.
La donna dopo essere rimasta per lungo tempo sdraiata da sola nel suo letto, senza nessuna visita di controllo, si è aggravata ed è morta. Sul caso è stata aperta un’inchiesta penale per accertare i reali motivi del ritardo d’intervento sulla paziente.
[npleggi id=”https://www.nanopress.it/cronaca/2018/03/22/dimesso-dall-ospedale-due-volte-in-un-giorno-muore-di-polmonite/203880/” testo=”Dimesso dall’ospedale due volte in un giorno muore di polmonite”]
Secondo i familiari il ritardo nella gestione del caso di Reeta Saidha e la scarsa comunicazione tra il personale ospedaliero sono stati determinanti per il decesso. Secondo quanto emerso dall’inchiesta infatti, la donna non fu trattata come caso urgente, perché nel passaggio consegne, le informazioni trasmesse sono state insufficienti a fornire un’idea chiara e corretta del caso al medico ‘entrante’. Così dopo l’aborto, Reeta ha sviluppato una grave infezione, una sepsi che non è stata curata tempestivamente e che quindi l’ha condotta alla morte.
Saidha era entrata nell’ospedale di Basildon il 19 dicembre, le era stata diagnosticata una sepsi il 21 dicembre alle ore 13 ma fino alle 23 nessuno è più passato a visitarla.