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‘Ho fatto una bischerata, speravo la trovassero viva come le altre. Sono un uomo finito, non mi salva nessuno‘. Sono le prime parole di Riccardo Viti, 55 anni, idraulico di Firenze, arrestato questa mattina con l’accusa di essere il serial killer delle prostitute, responsabile dell’omicidio di Andreea Cristina Zamfir, la donna di 26 anni uccisa e crocifissa a Ugnano, in provincia di Firenze. Interrogato in Questura, Viti ha confessato davanti al pm Paolo Canessa di essere l’assassino: avrebbe cominciato a uccidere nel 2006, quando fu trovata la prima prostituta violentata e abbandonata nuda. La prima confessione è arrivata al momento dell’arresto, quando l’anziana madre di 80 anni, sconvolta, gli ha chiesto se era lui il mostro di Ugnano. ‘Sì, sì, l’ho fatto io’. A confermare la sua versione arriva anche l’esame del suo Dna che coincide con quello trovato sul luogo del delitto.
I Carabinieri hanno perquisito la sua abitazione e la sua auto, un minivan bianco parcheggiato in strada, accanto alla caserma dei carabinieri in via Locchi. Nel garage sono stati ritrovati il nastro adesivo e due bastoni usati per le violenze. A portare gli inquirenti da lui il dettaglio del nastro adesivo con cui avrebbe legato le sue vittime, proveniente dall’ospedale di Careggi, proprio dove lavora la compagna dell’uomo come donna delle pulizie.
I riscontri sul Dna trovato sul nastro adesivo e uguale a quelli di altre tre casi simili, avevano confermato che si trattava di un assassino seriale. Gli investigatori hanno cercando un furgoncino chiaro grazie alle telecamere di sicurezza non solo nella zona ma nelle province di Firenze e Prato. La descrizione del veicolo arriva dalle testimonianze raccolte da altre donne che sarebbero state vittime del maniaco e stupratore seriale. L’uomo ha confessato anche altre violenze, compiute in otto anni, alcuni casi di cui le stesse autorità non erano informate.
Secondo le prime indagini sarebbero infatti tra le sette e le otto le vittime dell’uomo, tra la provincia di Prato e Firenze: le testimonianze raccolte dagli inquirenti concordano sulla descrizione della vettura e sull’identikit dell’uomo. L’omicidio della giovane Andreea ha molti elementi in comune con il caso, avvenuto un anno fa nella stessa località, quando una giovane donna venne trovata nuda e legata ma ancora viva. La giovane descrisse il suo aggressore come un uomo tra i 50 e i 60 anni, di corporatura tarchiata, italiano, con pochi capelli. A ricordarsi della foto segnaletica di Riccardo Viti, fermato in occasione di quella violenza, un poliziotto: ricostruendo l’identikit e i dettagli, come il lavoro della compagna nell’ospedale di Careggi, gli inquirenti sono arrivati a lui.
Grande soddisfazione per la cattura del serial killer da parte degli inquirenti: da Roma, tramite Twitter, sono arrivati anche i complimenti del ministro degli Interni Angelino Alfano.
Un ringraziamento alle donne e agli uomini della Polizia che proteggono i cittadini
— Angelino Alfano (@angealfa) 9 Maggio 2014
L’autopsia sul corpo della giovane rumena, effettuata dal medico legale, Antonio Cafaro, ha constatato che la donna è morta per emorragia interna. Il killer l’ha seviziata, probabilmente con un manico da scopa, provocando lesioni all’intestino. La donna sarebbe morta dopo un’agonia durata dai trenta minuti e un’ora: gli inquirenti sperano solo che possa essere svenuta ed entrata in coma in pochi minuti.
Il primo confronto del Dna è risultato positivo anche per altri casi: si tratta della stessa persona che violentò e legò con dello scotch tre donne, il 17 luglio 2011 a Calenzano, il 28 marzo 2013 a Ugnano e il 21 febbraio 2014 sempre a Calenzano. L’ipotesi che si tratti di un solo assassino seriale è ormai acclarata.
Intanto la famiglia di Andreea, la giovane vittima madre di due bimbi, ha chiesto che il corpo venga restituito a loro per essere sepolto a Montesarchio, nel beneventano, dove da anni vivono la madre e la sorella, Dorina e Elena Alina Draghiciu. Il comune di Drobeta, in Romania, si era infatti offerto di pagare il trasporto della salma nel paese in cui vive la suocera.
Le prime ipotesi sul serial killer
I primi dettagli sulla sua morte avevano fatto presagire l’opera di un serial killer: la donna è stata seviziata con un paletto, legata con i polsi a una sbarra con del nastro adesivo, lo stesso usato per le altre vittime. Il suo corpo è stato trovato in una stradina secondaria, sotto un cavalcavia, in una zona al confine tra Firenze e Scandicci: a identificarla gli agenti della polizia scientifica, arrivati subito sul posto dopo l’allarme lanciato da un abitante della zona, tramite le impronte digitali. Sono stati ritrovati anche i suoi effetti personali come il cellulare e i documenti, all’interno della borsa lasciata a circa un chilometro dal corpo, accanto agli abiti che indossava.
Confermata quindi anche l’ipotesi che la donna sia stata legata e in seguito seviziata per poi essere lasciata a morire, nuda e legata. A dimostrarlo i lividi trovati all’altezza dello scotch sulle braccia: la donna era ancora viva quando è stata lasciata dal suo assassino e ha cercato di liberarsi.
Il ritrovamento ha sconvolto gli abitanti della zona di Ugnano. Il cadavere è stato trovato legato a un palo, nudo, e teneva le braccia larghe, come se fosse crocifisso. Ad effettuare la macabra scoperta un testimone, che ha deciso subito di lanciare l’allarme. Proprio nelle vicinanze, un anno fa una prostituta fu legata e violentata e gli abitanti del luogo hanno riferito che negli ultimi 12 mesi ci sono state altre due aggressioni.
Il caso precedente
L’episodio precedente è avvenuto il 28 marzo 2013, proprio sotto lo stesso cavalcavia, nel quale è avvenuto l’ultimo ritrovamento. Circa un anno fa una prostituta italiana di 46 anni fu trovata in pessime condizioni. La donna era ancora viva, ma era legata con dei nastri ad una transenna ed era priva di vestiti. E’ stata la stessa donna a raccontare alle forze dell’ordine di essere stata violentata e rapinata da un cliente, che poi era scappato. Poi, nel corso degli ultimi 12 mesi, altri due fatti che fanno mantenere alta l’attenzione su quella zona. Prima l’episodio di una donna soccorsa dai vicini, poi la vicenda di un’altra ragazza legata ad una sbarra. Secondo ciò che raccontano gli abitanti del luogo, negli anni precedenti ci sarebbero state diverse altre aggressioni a prostitute.